Senza parole.

Vorrei che le parole
fossero chiavi per aprire
tutte le porte dei sogni.
Per tutte le parole gridate,
anche sotto voce,
raccoglierei le lacrime
del tempo e dello spazio.
Vorrei tradurre ogni sguardo,
scoprire il fumo delle ansie,
capire il giorno e la notte
in ogni gesto delle mani.
Ma sopratutto voglio il sole,
mentre vivo tra le onde,
con le mie vele spiegate
e le mie vene turbate.
Saró immune dal buio,
mentre le stelle cadono,
non so dove andró
e nemmeno dove sono.
Regalami un domani,
regalami un momento,
ti daró la luna piena
che ho nel pozzo.
Vorrei che le parole,
siano come rose rosse,
spesso non so cosa dire
parla il silenzio
e chiudo gli occhi.


Le estenuanze.

Vorrei pensare senza farmi male
per poi vivere irresponsabilmente,
vorrei capire tutte le dinamiche
che porta all’inutile parlare della gente.
Tutto il sistema dell’equivocare
e poi dell’infallibile discriminare,
inopportuno sentimento strano
come papaveri rossi nel grano.
Indispensabilmente il silenzio
si fa scena di un teatro che di vita,
di significati assurdi e labirinti
senza via di scampo regna.
Potrei mimare tutti i verbi all’ infinito,
potrei fermare il tempo con un dito,
scie di veleno vermiglio porpora
e la clessidra girerà il suo calice.
Vorrei tanto rimanere al buio,
aspettando ancora un nuovo circo
per piangere sorridendo,
mentre mi guarderai dal tuo domani.


Allo specchio.

Mea culpa se ti voglio bene,
così strazianti e laceranti
lame e graffi sulla pelle,
nessuno puó sapere, né te.
Sguardi ignari e disonesti,
fulmini e saette ma intriganti
eppure fremo e tremo ancora
per sentirmi schiavo.
Non puó essere solo amore,
scegli il mio nome ed il mio ruolo,
scaglia la tua prima pietra
e perdona ogni mio gesto sano.
Mea culpa se sono incoerente,
sordo e cieco involontariamente,
quello che provo é una minaccia
per tutto il tempo che ci unisce.
Non sogno i tuoi sogni,
non ammazzo nessuno,
maltrattami anche tu se ti serve,
si soffre per una felicità presunta.
Mea culpa e lo specchio si infrange.