EGOCENTRICO DELIRIO

Che stupido,

spregevole, meschino.

Capriccioso come un bambino.

Ma che avrò nella testa,

che mi spinge a tanto?

Cosa vorrò mai dimostrare,

di poter stare in alto?

Di poter predicare,

da questo altare che,

parola dopo parola

sto costruendo.

Se dessi retta a te,

a questo sarei incline.

Ad un delirio senza fine,

di quesiti, di rimpianti.

 

Prete non sono,

il mio non è un’ altare.

Ma un grosso masso sacrificale

Dove pubblicamente ,

m’ adorno fiero della gogna.

Occhi che non mi guardano,

e pensieri che li giustificano.

-Provo vergogna per lui !- Pensi

No amico di me non ti vergognare.

Lascia per un istante il gruppo

Non gli dar retta, non l’ascoltare

intendimi, invece !

E d’ intersecare il mio sguardo,

non avere timore!

Calore è ciò che voglio dare.

 

Ma poi al fine,

che m’ importa,

tanto  nulla avrò potuto.

Una volta che me ne sarò andato.

Ricordato forse,

sì, da chi mi ha amato.

Ma anche da chi mi ha odiato !

E da chi, di me s’è vergognato.

Ah, che pazzia !

La mia.

A nessuno voglio esser indifferente

Sarà che non m’è concesso.

Sarà che così sta scritto.

Come un martirio,

d’egocentrico delirio.


Bacio d’inverno

Il fresco comincia,

dalle mie estremità si sente.

E piano avanza.

Tu, non sei più scalza,

e ti ripari come puoi.

Sorridi,

mentre col scialle,

le spalle copri.

Piccole godurie termiche

Che fanno piacere,

quanto un intimo godere.

Il gelo,

non è ancora presente

sovente, non da preavviso.

Tamiso per il debole,

per il vecchio e l’infante.

Lama sottile,

tremor di setaccio,

devastante!

Ora non v’è sorriso

Sul tuo volto pallido.

A coprirti,

non è più lo scialle.

Ma qualcosa di più spesso,

adesso,

la tua bocca non sorride.

Un fremito invece condivide,

con la mia bocca,

col cuore mio

un bacio, addio.


Il ricordo di un abbraccio

Il ricordo di un abbraccio

mentre dall’alto castello

guardavamo giù.

Senza aver nulla di preciso

da scorgere,

attenti invece

a ciò che dicevamo.

Ignorante io, ed incosciente

non capivo!

In te, la grinta del guerriero

la disperazione del soldato,

sradicato da ciò che era suo di diritto.

Immersa com’eri

nel tuo personal conflitto.

Nonostante il tuo soffrire

del tuo gioire

non ci hai saputo privare!

Ti tengo nel cuore,

ridente e viva!

Solare, rigogliosa, espressiva.

Porto con me il ricordo,

sicuro di quel cielo

come di quel animo balordo,

che a quel tempo feci mio.

Mio Dio, mio Dio

te ne sei andata!

Lasciandoci il ricordo

della tua vita colorata,

che in faccia sbattevi alle altre vite!

Hai saputo stringere,

le personalità più distanti, più condite.

Porta con te la tua allegria,

a noi ne lasciasti a sufficienza

il sole mi dirà di te.