Nino Pischetola foto per sito gennaio 2016Sorprendentemente, ventenne in vacanza nella casa dei nonni meridionali, vince con “Il sacrificio di Maria” il concorso “Alloro e Penna – Arte e cultura per il Sud”, riscattando il gesto estremo e incompreso di una ragazzina che si ribella alle convenzioni di un assolato paesino di campagna. A 52 anni, giornalista professionista, sposato, tre figli milanesi, altrettanto inaspettatamente trova una nuova ispirazione che lo porta a ricominciare a scrivere poesie. Di getto ne compone una, “Morto di calcio”, per ricordare quei 13 giovani iracheni massacrati dall’Isis perché guardano una partita in tv: avrebbero violato la sharia. Sul tema “La morte non ha l’ultima parola”, si ripropone in “Ucciso per droga”: è la storia di Franco e della sorella Libera che non accetta come il tragico epilogo venga frettolosamente archiviato dai giornali. L’autore, evidentemente, cova qualcosa, paragonabile a un vulcano che borbotta prima di risvegliarsi. Alla fine esplode ricoprendoci di un magma salutare, intriso di sangue non versato inutilmente e talvolta striato di ironia, con: “Il decimo”, vittima innocente della “inutile strage”; “Non sia mai”, monologo di un tipo stressato; “L’asilo a -1” che protegge i bambini siriani; “Mare e morti”, Milano come Lampedusa crocevia di speranza.