Poesie
ALI SPEZZATE
O povero uccellino con ali spezzate
tristamente ti vedo come me,
ferito oltre la guarigione,
conosco il dolore incessante,
perciò incapace di volare ancora
altamente nel cielo limpido,
le strade ai posti incantevoli
non esistono più.
O povero uccellino tremante sui
tronchi dei salici piangenti e cipressi,
tu chiami la tua compagna che non ritorna,
allora io mi domando, come me,
sarai capace di volare ancora?
Canterai di nuovo canzoni melodiche?
Piccolo uccellino nessuna medicina potrà curare
le ferite o conforto compensare la perdita.
O povero uccellino i tuoi lamenti tristi
echeggiano come i miei attraverso le vallate,
la tua canzone d’amore è dolce e sincera ma
la tua compagna come il mio amato,
è persa nella nebbia che acceca la via,
quindi distrutto e stanco,
i tuoi ali spezzate e cuore infranto
lentamente muoiano sui rami freddi dell’inverno.
LA FORZA DELL’AMORE
Ti seguirò intorno al mondo,
sarò con te in ogni situazione,
sia se buona o cattiva
perché la forza dell’amore è suprema.
Rinuncerò a tutti i lussi della vita,
preferendo soltanto semplici necessità,
le cose materialistiche non contano infatti
perché la forza dell’amore è suprema.
Sacrificò qualunque cosa necessaria
per garantire il nostro futuro felice insieme,
sarò al tuo fianco fino alla morte,
perché la forza dell’amore è suprema.
Sarò la tua ombra ed angelo custode,
proteggendoti dai fonti aliene e negative,
una vera e devota compagna per sempre
perché la forza dell’amore è suprema.
SARDEGNA
Ah Sardegna sei come mal d’Africa,
un’isola mistica con orizzonti di infinito spazio
che armonizza profondamente l’anima,
le tue strane conformazioni di rocce granitiche
sono come sculture che ispirarono Henry Moore,
per i nostri occhi sono un capo lavoro.
I tuoi alberi spavaldamente pendono sulla destra
dalla forza del potente vento maestrale e
campi ricordano canne di zucchero che De Ledda adorava,
poi in primavera le tue belle piante esplodano in fiore,
come i girasole di Van Gogh dipinto su tela
la tua natura è dolce e divina.
La mia testa gira con gioia per i tuoi profumi
della macchia mediterranea che inebria
languidamente l’aria con mirto, rosmarino ed erica,
sparso gloriosamente qua e là, ed
in mezzo alle colline rustiche magnifica fauna viva,
la felicità dei cacciatore nell’inverno.
Ah Sardegna, le tue tombe dei giganti, dolmen e nuraghi
evocano la storia del popolo antico,
i resti che ancora si ergono grandiosamente,
accanto al tuo mare cristallino e soffice sabbia bianca,
è un tesoro impossibile contare
quindi la tua malattia ha catturato il mio cuore.
CONCERTO ALL’ALBA
Autore: Nola Ramsey
All’alba le galline cantavano a squarcia gola,
in risposta un gruppo di cani abbaiavano forte,
adagio il vento fischiava mentre i rami degli
alberi in giardino frusciavano e scricchiolavano,
moderatamente portando con un tono allegro
un unione dei voci della fauna e natura in concerto.
DESOLATO INVERNO
Autore: Nola Ramsey
Desolati sembrano questi mesi invernali
quando anime solitari camminano pallidi,
sembrano fantasmi barricati nei bar mezzo vuoti e
timidamente si guardano faccia a faccia ghiacciati.
Desolati sembrano le vie della campagna,
nessuna persona in giro per il vento gelido,
nessun fiore fiorito ma foglie appassite
posano senza colore sulla terra scivolosa.
Desolati sembrano le ore lunghe della sera,
quando la noia conta il ticchettio dell’orologio
e ripetutamente lunghi sospiri stanchi,
tormentano ferocemente cuori tediosi.
I GECHI
Autore: Nola Ramsey
Quanti notti caldi d’estate ho visto un
geco sui muri all’esterno di casa mia,
appeso in alto solo, oppure in compagnia,
sono rettili curiosi, possano essere trasparenti,
di colore grigio, beige oppure maculati,
sembrano fatti di gomma ed aderiscono
ad ogni tipo di superficie immaginario.
Rimanendo immobili i gechi fissano con pazienza
le loro prede in trappola e con abile sapienza,
al momento giusto vanno all’attacco rapido,
la loro velocità è senz’altro superiore,
così ci tolgono il fastidio di essere pizzicati,
si i gechi sono piccoli rettili curiosi ma
per fortuna si rendano proprio utili.
L’INCUBO NELLA TRINCEA – IL LAMENTO DI UN SOLDATO
(Pensando alla Grande Guerra 1914-1918).
Autore: Nola Ramsey
I poster di Kitchener dicevano “Il tuo paese ha bisogna di te”,
Ah maledetto guerra, che cosa stiamo facendo qui?
Che utilità c’è per noi uomini a sedere in una trincea
infestato dai pidocchi in mezzo al fango puzzolente come una latrina?
Che cosa stiamo aspettando? La morte oppure la prigionia in un campo?
Combattiamo insieme in mezzo a questo pesante fango fino ai
nostri ginocchi, sogniamo un bel bagno caldo per lavarci,
la fede ci da forza a supportare ore di faticose battaglie mentre
alcuni compagni diventano pazzi dalla paura oppure ciechi con la
caduta del gas e gli urli terribile delle bombe e granate del nemico.
L’odore nauseante dei corpi morti, nostri fratelli in arme,
riempie l’aria dimenticando le fragranze della natura,
la pioggia cade dal cielo incessantemente per giorni
ahimè, costringendoci ad indossare uniformi bagnati, così
l’umidità fredda della notte ci fa rabbrividire e tossire desiderando
una bella tazza di tè caldo oppure un bicchiere di whisky per
riscaldarci ed incuorarci, invece abbiamo brividi fredde che vanno
in fondo all’anima facendoci avere paura di dormire ed i nostri
corpi tremano cucciati in buche come ratti sotto terra ed il
tintinnanti suono delle mitragliatrici attraverso le palude
tormentano i nostri orecchi con striduli inumani.
Preghiamo sotto voce, vogliamo tornare a casa, vogliamo
riprendere le nostre vite, vogliamo l’amore e calore delle
nostre famiglie ma per la patria siamo venuti qui,
alcuni compagni sono solo ragazzini, hanno paura, hanno
sguardi stralunati, piangono chiamando la “mamma”,
anche i nostri cavalli sono pronti per galoppare in mezzo
alle linea di combattimenti rischiando di saltare in aria con
le mine nascosti dal nemico, siamo stati mandati dai generali
al macello, bersagli facili mentre loro si salvano le pelli,
“O mio Dio” urla un soldato, “Mi hanno colpito, che inferno”.
“E proprio l’incubo nella trincea sta notte”.
VECCHIE LETTERE
Autore: Nola Ramsey
Vecchie lettere mi tengono compagnia,
gli leggo e poi gli rileggo,
non sembrano di sbiadire,
non sembrano di invecchiare.