Perduto il controllo:

 

Ripiegata su se stessa, i pensieri sfuggivano, intangibili, in una successione logorante.
Soltanto nel buio dell’angolo che la cabina armadio compone protraendosi verso la parete,

è apparsa ironica la mente.

Trasandata, i lineamenti anziani consumati dal tempo,
rivolgeva lo sguardo verso quel corpo estraneo, fuggiasco.
Non gli apparteneva, non ne aveva il controllo, non lo riconosceva.

Per sessantaquattro anni ne era stata la direttrice, istruendolo nel presente e proiettandolo nel futuro,

ma adesso il comando era dei suoi conati di vomito, del suo logorio,
dei dolori che le impedivano di pensare, perdendosi nei suoi tarli.

Aveva affrontato il previsto cambiamento:

tanto valeva chiudere i rapporti con quel Fabrizio dai lunghi capelli bianchi,

introverso, determinato, che adorava vestirsi di nero.

Prima della terapia aveva dato spazio alla nascita del nuovo Fabrizio, già senza capelli,

combattente, senza più niente da perdere.
Adorava riempire l’armadio di berretti diversi e colorati.
Quella realtà logorata l’aveva resa irreale.

Mai però la mente aveva preso in considerazione l’egemonia del corpo prima della chemioterapia.


 

Scelta:

 

“Aumenteresti le ore per passare più tempo insieme?”
“Ogni volta davanti alla scelta andare-fermarsi non ho di cui dubitare.

Restare è troppo meglio.

Ogni lunedì finisco allora per salire sul treno con il fiato sospeso,
dopo una rincorsa iniziata dall’ultimo spegnimento della sveglia, dieci minuti prima.

Complici la stanchezza o il sonno interrotto,

ogni lunedì mi porto ancora la vivida sensazione dei nostri abbracci,
l’eco dei nostri sussurri, il tuo odore e la mia felicità di stare insieme.

Allora sono d’accordo con te: allunghiamo le giornate ma continuiamo a fare tardi la sera.


 

Paura:

 

Il mio mondo è un fumetto di costruzioni distanti.
Perché nascondi la tua paura?
Ti vedo,

porti fuori il bottino con il primo sole,
esci per andare a lavoro quando la luce può darti sicurezza,

torni prima che il buio possa ferirti.

Ti vedo,

chiudi ogni spiffero che possa entrare in questa casa,
dormi sul divano quando esco la sera,
hai sempre un cane a riempire quel cuore delicato.

Ti vedo,

mi guardi mentre tratteniamo il pianto,
consapevoli di essere sole insieme.
Dimmelo che hai paura, ho paura anche io.