Alessia a cavallo

Sera fiorevole al maneggio

Alessia: la palizzata la salta

il bianco del cavallo amico.

Poi nel costeggiare il

Mediterraneo azzurro intenso

linea dell’orizzonte

conca di tramonto d’arancia

per Alessia al galoppo

nelle cose di sempre.

Arriva Giovanni e l’amore

a farlo nel fieno afrodisiaco,

negli occhi lo guarda Alessia

(comprende: non mi lascia).


 

Alessia ad Assisi

Viene trasportata dalla luce fino alla

stazione a spargere la fragola tra i

passanti. Assisi nel fascino incredibile

nominata dall’amica Veronica

e sta infinitamente Alessia il cielo

a detergerle gli occhi nel tendere

nelle fibre all’albergo San Giacomo.

Nella camera con Giovanni nerovestito

ritrovato, a fare l’amore.

Sentieri battuti dalla pioggia

restano nella stanza di mattina

dopo i sogni nell’ossigeno azzurro.

E’ il 1984 scivola l’auto per le

salite di Assisi, il tempo tiene

si apre il varco nella porta

della camera, esami superati

nell’aria: viene la rondine

sul davanzale a portare un filo

di gioia.


 

Alessia a Salisburgo

Poi in quel treno veloce

nelle cose dell’Austria,

con sinfonia di Mozart

nell’anima e nel corpo

(l’ha sentita con le cuffiette

al bar della stazione),

in quell’immedesimarsi stellante

con la pagina delle Affinità

elettive, nel chiedersi il seguito

e se sia uguale a Giovanni,

in quel vento fino al Teatro

delle Marionette o alla

Grande Sala del Festival

di Pasqua ad ascoltare un mito

vivente (Herbert von Karajan)

al concerto per la

vita, fino ai Giochi d’Acqua

della gita o escursione

nel tornare al primo

innamoramento dell’adolescenza

contro un tetto di cielo

da sfondare con mano affilate

e con il violino e l’archetto

che restano intatti,

melodie nelle vene di un amore

con Giovanni nella fine pensione:

m’ama, non m’ama

m’ama ad interanimarsi

con fondale oceanico delle cose

e della vita musicale

 

tesse nel chiaroscuro lunare

un filo di luce a farsi alba

nel silenzio gioia.