«Con le mie opere, intendo rimandare alla fenomenologia di un mondo aereo, per lo più privo di impalcature spWP_20180803_09_51_06_Selfieaziali e di forza gravitazionale. In esse, tutto è mutevole, in attesa di qualcosa che dovrà necessariamente cambiare circostanze e situazioni. Non si tratta, tuttavia, di un mondo lontano, ma, piuttosto, di un luogo dell’anima che assiste all’ininterrotto passaggio delle cose, alla fugacità e all’indifferente leggerezza con cui gli eventi si susseguono. L’espressione pittorica non è, dunque, che lo specchio dell’enigma che lega la nostra individualità allo spazio universale».

 

Lontano dalla luce in creste d’onda
si schiude un ineffabile splendore
di spazio immaginario. Incerti lampi
per grumi di paure transitorie
si dissolvono, illogici riflessi,
su vasti specchi opachi alle pareti
quantistiche del nulla. Immoto pende
l’occidente inabissato, l’oriente
si schiude a un ineffabile splendore
di spazio immaginario in creste d’onda.
L’ultimo segno si confonde fioco
lungo i margini estesi dell’estrema
frontiera del silenzio. Omessi i sensi,
lontano dalla luce oscillo esperta
e nuovi occhi per estranee sfere
si accendono al terribile splendore
di questo ardito gioco immaginario.

 

«Per me parole e colori sono un unicum con cui il pensiero si esprime. I miei dipinti sono stati spesso fonte di ispirazione per Daniele Ventre, straordinario traduttore dei classici latini e greci e sensibilissimo poeta».