Poesie
ULTIMA SCELTA
- Occhi che sanno guardare, senza pretese
- che sanno incantare, mentre impotente
- non trovo più candele accese
- dentro il mio cuore morente.
- Rabbia, sconforto, tutto ciò che mi resta
- come un albero d’inverno spoglio
- odio la mia natura maestra
- di dar sempre fuoco all’orgoglio.
- Come un artista distratto dai vizi
- mi lascio portare nel buio lontano
- senza catene, reti o corde precise
- solo con effimeri artifizi
- riesco a trovare parole decise
- per scavare nel mio puzzo, nel marcio
- e guardare quel groviglio di scelte
- che non lasciano scorcio
- ad immagini opache, distorte.
- Nudo, mi lascio entrare il quel mondo
- nessun senso di timore
- i piedi nelle vicine rive affondo
- e lascio disperdere il mio calore.
- Acque che sanno di morte, fiori secchi
- il cielo coperto come non voler vedere
- ma la speranza è dei vecchi
- che non comprendono questo cadere,
- ora tocca alla testa lasciarsi bagnare
- arca di memorie che non voglio lasciare.
- Ma io non sono più qui.
CARNE SPEZZATA
- Ritrovarsi in un momento lontano.
- Il senso delle cose spinge a scoprire,
- palpiti che rispondono ad un dolce richiamo
- e la mente si premura a sbiadire.
- Guizzi di luce adornano l’immagine
- che velina riporta la figura del caso
- quale valore s’accolla questa lunga vertigine
- petali riempiono i contorni del vaso.
- Soffocare per quel virgineo sapore
- di rosa selvatica in eterno fiorire.
- Strette le mani in un lungo calore,
- carne spezzata senza nulla ferire.
- Nature antiche in infiniti attimi,
- il mondo non guarda, è fuori distratto
- non bada a quei due, esseri infimi
- meraviglie di gesti dentro un ritratto.
- Vorticare di fiati che infuocano,
- pareti graffiate da carezze controverse
- comprenderne il senso sarebbe vano
- l’armonia sta tutta in logiche disperse.
- Marea che copre le vuote spiagge
- che travolge il faro dei porti sicuri,
- c’è più luce in queste strade selvagge
- più chiara è la ragione d’esser vivi.
- La Luna è piena, ha raggiunto il suo limite
- osserva distante e piange muta.
- Dama regala un bacio sottile,
- piccolo, l’uomo offre abbraccio gentile.
INVERNO
- Stringi la mano in eterna carezza,
- il tempo è nemico di tale bellezza.
- Ramo dell’albero che mi fece frutto,
- solleva il mento del tuo viso asciutto,
- e fiero come in stagione di Sole
- guardami fisso, ascolta le mie parole.
- Il seme che resta fiorirà dalla morte,
- ringrazierà col sorriso la sua malasorte,
- alto il fusto si farà tenace nell’ orto
- corteccia forte e scura difenderà questo torto.
- Foglie grandi raccoglieranno la pioggia
- per lavar dalla terra il veleno biscia,
- che lenta i cuori ha consumato
- e grida silenziose all’orecchio ha portato.
- Non curarti delle ninfe del lago,
- la mia ombra sarà il loro riparo,
- verranno a sedersi sulle giovani radici
- troveranno per le gesta dolci cornici.
- Lascia che la notte di entri nel petto,
- non badar a quest’infame sgambetto.
- Allenta la presa, sfiora il pensiero
- per la pianta l’inverno è puro sollievo.