Apnea

 

E quando ti ho guardato negli occhi, l’universo si è annullato,

da vastità che era, in polvere l’hai frantumato.

E quando mi hai guardato non so cos’hai pensato,

ma se sei tu a guardarmi poi non mi sento così sbagliato.

E non so cos’hai intravisto nei miei occhi,

ma questo fluire di ripide sensazioni stroncato fu da quattro rintocchi.

Non più quegli occhi vidi,

ma interrottamente nella notte ritornavano

e nell’ombra dei silenzi ancora si udivano i tuoi gridi.

E leggere le sue mani sentivo,

che accarezzavano meandri inesplorati di un corpo che adesso si sentiva vivo.

E le sue febbrili labbra ora sfioravo,

e come se fosse una chitarra, il suo esule dolce corpo suonavo.

E il mondo per un attimo smise di girare,

il sole di splendere e il gallo di cantare,

e quegli usignoli che, a lungo, alla finestra miravi hanno smesso di cinguettare

e mi è parso che quell’uomo incosciente la Luna aveva smesso di spostare.

E nei tuoi occhi son caduto,

nel tuo ventre stavo per annegare,

quando un colpo sulla spalla mi ha fatto ridestare.

Ma no, signori, lasciatemi sognare,

quelle curve, ancora per un po’, lasciatemi toccare

e quelle labbra, per dio, fatemi ancora baciare.

Non son pronto per dirle addio,

senza di lei non mi sento più io,

ma solo un corpo che impunemente continua a respirare

e tra le strade di una desolata città continua a camminare,

un morto che ha smesso di ragionare

e tra le pieghe di un freddo fiume ora si vuol far trasportare.


 Atlante

 

Grave è il peso che ti porti sulle spalle,

un Atlante forsennato che non trova mai pace.

Pesante è la chioma di pensieri

che il vento cerca di sfiorare.

Ululanti le grida

che riaffiorano alla mente lucida.

Scarlatto il sangue

che scivola sulle tue nocche.

Arido il deserto

che ti porti dentro.

Così sei tu,

una musica stonata,

un accordo mancato,

una melodia stridula,

un paesaggio arido,

un crepuscolo senza colori.

E cammini tra la strade trafficate

dei tuoi pensieri senza meta.

E vorresti la vita

ma senti solo il pianto.


 Assenza

 

Inganni il tempo,

distrai i dolori,

celi dubbi e incertezze,

domini il vento forte della rabbia.

E dentro di te gridi,

gridi con quanto fiato hai in gola,

gridi tutto ciò che celi e inganni.

E piangi,

piangi forte,

piangi rimorsi,

treni mancati,

valigie disfatte,

letti vuoti e dolori pieni.