Poesie
O madre mia
Echeggia nella mente
incosciente,
il rumore dei suoi passetti svelti.
Una danza di ricordi,
riaffiorano lenti.
Attimi sfuggenti
come lame ardenti che
confliggono la mia anima,
dipingendola di nero.
Tutto tace,
Il tamburo del mio cuore ormai giace.
Aspetta di rivederla in sogno
colei che ha vinto le tenebre.
Ella, mi ha amata dalla mia venuta fino al suo morente respiro.
La vedo radiosa.
O madre mia gioiosa,
l’amor suo sopra ogni cosa!
Scivola addosso come seta, il desiderio di vederla ancor.
Mamma, sorgente di luce eterna
illumina l’ universo con tutto il tuo folgore e bontà e vedrai che
nei cuori più inquieti arriverà.
Ti conservi bene nella mia memoria.
O piccola,
madre vera,
ti rammento ancor preparar la cena!
Ogni giorno era una festa
seppur una tempesta
alle spalle si nascondeva,
tutto era più facile.
Montagne gelide sopra la nostra testa
ma era pur sempre una gran festa.
O’ cuore mio malato
non dimentichi il passato.
Nuovi propositi all’orizzonte ma
tanta nostalgia vien dalla fonte.
O’ vita assassina,
io sono ancora una bambina,
un po’ d’ anni son passati,
ma i dispiaceri non li ho scordati.
Nelle mani tue piccoline
il tesoro nascondevi,
ed io il rimpianto di averlo capito solo ora.
Questa è la mia storia.
Anima
Il mio corpo dormiente,
la testa libera e cosciente.
Vidi alzarsi in volo il mio doppio,
eppure non ero morto!
Non si può non ricordare,
era tutto così reale.
La paura si confondeva con un senso di libertà mai avvertito,
quell’instante contenente l’infinito.
Viaggio astrale
Mi ero addormentata distesa su di una coperta bianca, a farmi da cuscino erano le nuvole. Alzandomi mi
iniziai a muovere lentamente come se fossi ancora stordita dal sonno, mentre la mente era vigile. Davanti a
me il blu del cielo che, a poco a poco, si confondeva con il bianco e il grigio delle nubi. Una leggera foschia
disegnava l’orizzonte, appannando di tanto in tanto la mia vista, impedendomene di vederne la fine. Più
avanzavo e più la nebbia si allontanava davanti a me, era lei ad accompagnarmi in questo viaggio. Non
sapevo dove mi stesse portando, ma era evidente che, non voleva rovinarmi la sorpresa, mascherando lo
scenario successivo. Camminavo, senza avvertire la stanchezza, con i piedi sfioravo le nuvole senza toccarle,
ero abituata a muovermi in quella maniera. Se avessi voluto avrei spiccato il volo, ma preferivo continuare
con quella andatura, mi sentivo protetta e non avvertivo la necessità di andare di corsa. Sfere luminose di
color rosa si prendevano spazio nel cielo, potevo vedere meglio, la nebbia era sparita lasciandosi alle spalle
l’alba. Era stupendo poterla vedere così da vicino, era come se ne facessi in qualche modo parte anch’io di
quello spettacolo infinito. Mi fermai per godermi quel momento, sentivo un senso di beatitudine e d’amore
incondizionato; la felicità è il termine più adatto per descrivere quello che stavo provando in quell’istante
non quantificabile.