A MIO FRATELLO GINO

Non avremmo mai voluto che arrivasse caro Gino,
ma il momento del saluto è arrivato
in questo freddo giorno d’inverno,
dove le parole non riescono più a raccontare
i pensieri che corrono al ricordo di te.
Della tua leggerezza d’animo che ti ha sempre contraddistinto,
fino al giorno in cui sei caduto,
come un angelo dall’ala spezzata e non ti sei più rialzato.
Da quel giorno il tuo calvario è iniziato.
Non sai quanto abbiamo pregato affinché ti sia stato lieve
cercando di sollevarti ad ogni tua caduta.
Fino a quando i tuoi occhi sono diventati
un grido silenzioso e ci hai lasciato.
Il ricordo della gioia che sapevi trasmettere si confonde
con il dolore quasi a volerlo cancellare
con l’immagine del tuo sorriso.
Ricordi che ti riportano a noi con la tua eterna fanciullezza
e la tua semplice umanità, ma anche per la tua arguzia
quando ci chiamavi con il nostro nomignolo,
che pronunciavi scherzosamente,
regalandoci poi un abbraccio affettuoso e sincero.
Ci donavi in quei momenti la semplicità dei tuoi slanci spontanei
con cui amavi salutarci e salutare chiunque
ha avuto la fortuna di conoscerti.
Così ti ricorderemo e ti salutiamo con la stessa tua semplicità.


UNA DOMANDA

A te madre che partoristi infinite volte,
chiedo cos’è l’amore.
A voi figli che da quel grembo usciste
dopo averne tratto nutrimento.
È forse quel sentimento che unisce
Medea alla vita che sta spezzando.
O quello che attrae il giovane Re Edipo
a chi gliela diede.
Dimmi cos’è l’amore.
Forse quell’istintivo slancio che fa balzare il cuore in gola
e svanire le forze, quanto un addio o un abbraccio ci avvolge.
O forse è ciò che nonostante tutto ci lega alla vita
quando più niente ci solleverà dal dolore.
O ancora, ciò che ci riempie di felicità
quando una carezza ci ha riscaldato l’anima.
Oscuro sentimento capace di far splendere
o offuscare l’orizzonte davanti ai nostri occhi.
Di far alzare la nostra mano per dare
o spezzare una speranza.
E mi chiedo se mai abbia amato davvero.


A TE SORELLA

Come ci si sente nel limbo dell’indifferenza
adesso lo sai anche tu sorella
partita per la libertà
perché il peso della nostra condizione
non poteva annullare la nostra prospettiva
perché un’altra possibilità deve essere data.
Lunga è stata la tua strada quasi una vita intera
se ti giri a guardarla non vedi più
i suoi lunghi tornanti.
Le scelte fatte con coraggio la lealtà degli amici
l’amore di chi ti è stato affianco
la paura di cadere e le cadute rovinose
la forza di rialzarsi e lo sguardo sempre avanti.
Mai fermarsi a ricordare il passato
dove affondano le radici delle nostre angosce.
I progetti sempre nuovi e la volontà di vincere
le vittorie assaporate in solitudine
tutto è stato e sarà come abbiamo voluto.
Ma l’indifferenza di chi avresti voluto affianco
in questo lungo cammino la ritrovi al tuo ritorno
è lì, è stata sempre lì, e continua ad essere lì
non illuderti che sia cambiata.
Sappi essere la camaleonte di sempre.
Sappi essere padre e madre figlia e compagna
perché è solo questo quello che ci rimane.