Poesie
Baby-squillo
Giovani carni violate
in camere chiuse ,celate.
Non più vergini promesse
ma capri espiatori …‘ste piccole donne concesse.
Sogni di gloria per bimbe illuse
di essere amate ,cercate ,volute e invece recluse.
Occhi finti ciechi attorno a loro
creano baratri d’anime in costoro.
Piangono ora dai falsi sogni svegliate
perché baby-squillo son state chiamate.
Uno strappo nell’anima
Passeggi agli occhi altrui spensierata
Invece ad una strappo nell’anima fosti destinata
e, anche se non vuoi ricordare,
prepotente il dolore ti spinge a lottare.
Sembra che acidi, botte e violenza
siano vittoriosi con prepotenza.
Bene lo sa il tuo corpo
puro,delicato e atrocemente sconvolto.
Eppure una vita hai passato nel silenzio
forse perché da sempre ti è mancato l’assenso.
Da allora sei andata avanti tra rabbia e recitati sorrisi
di fronte alle genti di falsi sentimenti intrisi.
Una rabbia che ha generato un’altra donna
più forte ,più grande e mai più con la gonna;
né sottomessa alla vita né agli schemi
dei piccoli,inutili decreti scemi.
Oggi sei tu che hai rubato alla vita
la sua innocenza ormai svanita.
Vivi vittoriosa dei tuoi successi
sperando che quello strappo nell’anima prima o poi cessi.
E se fossi un gatto?
-Aaaah!Che bella dormita!-disse Giada stiracchiandosi mentre sbadigliava.Era ancora così rilassata che non aveva la forza di aprire gli occhi e rimase qualche istante a crogiolarsi in quel momento di pigrizia.Poi aprì lentamente un occhio,sentiva ancora le palpebre appesantite dal sonno, ma quello che vide le fece spalancare immediatamente anche l’altro.
-Che sta succedendo?-si domandò rizzandosi in piedi-Perchè è tutto così gigantesco?- Faceva fatica a capire ciò che vedeva.Le sembrava che tutti i suoi sensi si fossero acuiti:sentiva in modo diverso,vedeva in modo diverso,odorava in modo così…intenso.Si voltò verso la parete alla sua sinistra ,dove le era sembrato di scorgere un movimento ma c’era solo un’ombra,quella di un gatto.
-Un gatto?Ma io non ho un gatto!-pensò mentre guardava freneticamente attorno a sè come per cercarlo…Si sentì mancare le forze e avrebbe voluto sedersi ma la sedia della sua scrivania era diventata così alta!Guardò di nuovo quell’ombra che si muoveva accanto a lei come per seguirla.Si fermò e pure l’ombra.Fece qualche passo avanti e pure l’ombra.Si accucciò e pure l’ombra! E pure l’ombra?
-Oh mio Dio!E se fossi io?Se fossi un gatto?-si chiese spaventata e confusa-Non è possibile!Come può essere successo?Sto sognando.Sì sto sognando!Adesso mi dò un pizzico e mi sveglio…Dove sono le mie dita?-urlò Giada o meglio cercò di urlare perchè le sue parole si tradussero in un miagolio disperato.
-No,no!Sto impazzendo.Sì,sono impazzita e ho le allucinazioni!Uno specchio,ho bisogno di uno specchio-pensava cercando nella sua stanza-Ah,già!Non ce l’ho lo specchio in camara.Devo andare nella stanza di mamma e papà.Ma come faccio ad aprire la porta?La maniglia è troppo in alto!-pensò passeggiando avanti e indietro cercando di trovare una soluzione-Provo a saltare!Se sono un gatto so saltare,giusto?-e cominciò a fare dei gran salti davanti alla porta cercando di tirare giù,con la zampetta bianca e pelosa,la maniglia dorata.
-Ehi,però!?Come so saltare in alto!Ed è pure divertente.Uffa,non ci arrivo!-Si fermò.
Riprese a camminare pensierosamente su e giù per la stanza finchè le parve di aver avuto una buona idea.Guardò la sedia, che non era poi così lontana dalla porta-Un paio di metri-pensò Giada-sempre se riesco a valutare bene le distanze nella mia condizione!-Decise che lo avrebbe fatto.Sarebbe salita sulla sedia e da lì avrebbe fatto un balzo verso la maniglia a cui si sarebbe appesa con entrambe le zampe così il peso del corpo l’ avrebbe fatta abbassare e,finalmente,avrebbe aperto la porta.
-Sì,farò proprio così!Daltronde sono un gatto.Diamine!-Saltò con un balzo sulla sedia senza troppe dfficoltà e, guardando giù,si fece i complimenti per il previsto successo.Adesso non doveva far altro che ritirare tutto il corpo indietro come una molla e spiccare il volo-Volaaaa…Sììììì!Che bell..Ahi!Ahi!Che testata-pensò Giada scuotendo la testa dopo una gran botta contro la porta e ritrovandosi sul pavimento stordita ma ferma sulle zampe com’è tipico dei gatti.
-E certo!-si rimproverò-Sono un gatto mica un uccello!-La sedia era troppo lontana e dopo vari tentativi si rassegnò poichè pensava che non sarebbe mai riuscita a spingerla più avanti.Come fare?Doveva chiedere aiuto.Attirare l’attenzione in qualche modo.Ma come,come se non poteva parlare?-Ma so miagolare!-e con tutto il fiato di cui fu capace miagolò,miagolò e miagolò finchè…
-Giada!E’ da qui che viene questo miagolio snervante?-Chiese sua madre con tono infastidito e Giada,da gatta,si ritrovò a strusciarsi contro le sue gambe facendo le fusa dalla felicità di rivederla.-E questo gatto?Che carino però…Giada sei in casa?-urlò la mamma girando indietro la testa verso il corridoio-Fabrizio,hai visto Giada?-chiese al marito che si avvicinava a lei
-No.Ma non ricordi?Oggi andava un paio di giorni in campagna con Laura,perchè?-
-Tu ne sai qualcosa di questo gatto?-disse lei.
-No.Che ci fa qui?Se l’ha portato Giada la strozzo!Lo sa che non voglio animali in casa!-La gatta nel frattempo passò a strusciarsi voluttuosa tra le gambe del papà-Però! E’ proprio carino vero Anna?-
-Credo che sia femmina e sì, è davvero carina!Però poteva pure avvisarci tua figlia di questa novità…Avrà fame poverina!…Vieni piccola che ti dò un pò di latte-fece Anna prendendola in braccio teneramente.
Da quando era piccola Giada non sentiva le braccia di sua madre così dolcemente protettive attorno al suo corpo e si lasciò andare ai ricordi caldi della sua infanzia.
-Ecco qui,gattina,il tuo latte-disse il padre accarezzandole la testa ed effettivamente aveva una gran sete Giada.
-Ma guarda come mi tocca bere…-pensava
-Come si chiamerà?-chiese Anna
-Sai cosa si merita tua figlia per questa sorpresa?Che la chiamiamo come lei.Giada!-
-Ahahahaha!-rise la mamma-Divertente!Pensa che faccia farà quando glielo diremo.Sì,sono d’accordo…Ti piace il tuo nuovo nome gattina?-
-Miaooo-rispose Giada occupata a leccare dentro la scodella del latte.
Tutto il pomeriggio passò tra le coccole di mamma e papà e, arrivata sera, Giada aveva già una grande cesta vicino al camino con una morbida, calda coperta tutta per lei,aveva mangiato a sazietà lo spezzatino fatto dalla mamma e si stava addormentando sul suo grembo mentre papà l’accarezzava rilassato guardando la tv.Proprio come quando era piccola.
Giada non sapeva se tutto questo fosse vero o se,addormentandosi,si sarebbe risvegliata come se nulla fosse successo.Ma non le importava più.Pensava che, dopo tutto, non sarebbe stato così male rimanere Giada la gattina perchè ormai non avrebbe scambiato con nulla al mondo quella ritrovata intimità con mamma e papà.
Ivana Russo