Il sogno di Alaya

Alaya era in una sala bianca, completamente bianca, e dalla forma poteva sembrare un anfiteatro. All’inizio, questo spazio, le appariva distante, come se lo guardasse dall’alto, come se fosse sospesa e stesse osservando se stessa di fronte a questa parete. Ad un certo punto, si ritrovò improvvisamente vicino alla parete, questa volta aveva preso possesso del suo corpo.
Il muro, inizialmente bianco ed illuminato da una luce accecante, si ravvivò con delle scritte intermittenti.
Cosa sono queste scritte? Pensò Alaya; nonostante si sforzasse però, non era in grado di stabilire se fossero incisioni. L’unica cosa certa fu che non erano nella sua lingua, era una scrittura antica che appariva e scompariva. Sembravano segni spigolosi e simboli, quasi disegni stilizzati. Poi, apparve sempre dal nulla una forma, sembrava una figura femminile di argilla, molto grande e tozza, non ben definita.
Alaya sapeva che quella figura non era qualcosa di normale, ma non capiva chi o cosa fosse e quindi come interpretarla. Dentro di sé, però, sentiva crescere un sentimento molto profondo, la paura.
Con le mani decise di toccare quella strana statua nel tentativo di definire meglio le sue forme, ma questa, appena toccata prese vita ed iniziò ad uscire dal muro e a camminare.
Improvvisamente questa strinse Alaya tra le braccia, la stringeva sempre più forte … le faceva male.
L’argilla iniziò a spaccarsi e sotto c’era lui.
Lui abitava spesso nei sogni di Alaya che ormai, lo conosceva bene; un essere dagli occhi gialli e rossi, dal muso allungato e con due protuberanze che partivano dalla fronte e continuavano lungo il retro della testa.
Alaya lo pregò di lasciarla andare, ma non venne ascoltata. Lui stringeva sempre più forte e la guardava. Non poteva muoversi, non poteva parlare.
Ad un certo punto, rendendosi conto del pericolo che stava correndo, la ragazza prese coscienza di sé e del suo enorme potenziale, il bagliore delle stelle abitava in lei. Come se si fosse svegliata da un lungo sonno, sentì una scarica provenire dal suo sé più profondo; si accorse di essere capace di emettere luce. La stessa luce che ti salva dagli incubi notturni o al buio più profondo.
La creatura si accorse di questo bagliore enorme e si arrabbiò con la giovane, ma non sopportando quel fulgore fu costretto a lasciarla andare. Alaya iniziò a cadere, la stanza trasformò in una voragine e cadde fino a quando non finì in acqua.
Come è stato possibile? Da dove veniva quell’acqua? Pensò Alaya, ma non ebbe tempo di fermarsi a riflettere. Tutto era nero, non poteva vedere al di là del suo stesso corpo.
Era una grotta? Oppure era la stessa stanza di prima, ma senza più illuminazione?
La creatura era ancora lì, nascosta dall’oscurità di quel luogo, Alaya non poteva vederla, ma poteva sentirla.
Dove devo andare? Cosa devo fare? Come posso uscire? Si domandò la ragazza. Iniziò a camminare nell’acqua senza trovare, però, una via d’uscita.
All’improvviso, ripensando a quanto accaduto poco prima, Alaya capì che il solo modo di uscire era fidarsi di quella luce, quella che il suo stesso corpo emetteva. Era il bagliore delle stelle, lo stesso che le avrebbe permesso di trovare la via.