Quasi Haiku

Azzurro, verde.
Ondeggiano al vento
Fronde ed occhi.

In pace non è
nell’inverno di vita
l’anima stanca

Sola, desidera
la stella della notte
manti di ghiaccio

Muovono mani
pigre sui tasti neri.
Suona la nebbia.

Pietre bagnate,
in un soffio lontano
l’acqua trasforma.

Schiaffeggia l’onda
gli scogli immobili.
Un temporale.


Due poesie ad una donna vivente mai nata (dedicate a chi soffre la disforia di genere)

Lei che non sarà mai in questa vita!

Ti ho accarezzata fin da piccolo, sentendoti nelle pieghe delle mani, cercandoti nelle linee del mio viso, nell’umido dei miei occhi. Ho sentito i sussurri della tua voce nella mia gola che cresceva e intonava suoni scuri. Il viso liscio, tondo e roseo e le guance che atteggiavano un sorriso nascosto dalla vergogna di una bocca rozza. Ti ho sentita fremere per armonie di archi, sensuale tra le note che le mie dita dipingevano sulla tastiera, pelle della mia pelle, sangue del mio sangue. Sei tu che ispiri le mie parole ma non hai lingua, tu che spingi i miei abbracci ma non hai membra, tu che muovi le mie lacrime ma non hai palpebre, tu che hai dato vita ai miei figli ma non hai grembo. A me toccano il coraggio e la forza per essere degno di te poiché sei tu che amano, dietro le mie spoglie, e tu nascosta arrossisci. Non hai potuto ridere, non hai potuto piangere, né amare se non con me, che sono corpo sgraziato e che il peso di tanta delicatezza ha curvato. Cerco pezzi di te in altri visi di donna, nel profumo dell’oriente e nelle coste flagellate dal vento di isole nordiche. Il tuo grido esplode nelle mie orecchie e la tua figura fatica a farsi strada in un corpo d’uomo in declino. Rompo dentro specchi che rimandano un’immagine distorta. Vorrei essere ciò che sento e non ciò che vedo! Ma non posso, non posso e non sarai mai me né io mai te finché avrò vita, fino all’ultimo istante dove il mio respiro diventerà finalmente il tuo.

A Lei

A Lei..che non si conosce, che non si immagina. A Lei che guarda con il naso schiacciato sui vetri di una gelida finestra, a Lei che osserva il mondo scorrere tra un arancio di alba e uno di tramonto. A Lei che parla con voce di altri, che cinge con lunghe braccia e piccole mani. A Lei sempre presente in punta di piedi, nelle vene e nelle pieghe della pelle, sotto sguardi attenti o distratti e nel rumore del mondo che non si ferma. A Lei che urla in silenzio……