L’ULTIMO GIORNO DI SALVO

 

Il giorno in cui morì travolto dalla corriera, Salvo aprì gli occhi alle 6:40.

La sveglia era puntata alle 7, come al solito, ma una strana agitazione lo

pervadeva, quel mattino. Eppure tutto era a posto: i suoi calzoni sulla

sedia con la solita impeccabile piega; la camicia pendeva inamidata, anche

se gettava una strana ombra sul pavimento

Le abitudini ti mettono sicurezza: ti dicono che nonostante tutto la vita

procede che nonostante tutto sei là, con le tue beghe, le tue seghe mentali

affondato nei tuoi casini che pero domani sarà meglio, che oggi, sarà

meglio!

Il rasoio elettrico, ieri, cercasti di pulirlo, di togliere quei peli che le rotelle

fan fatica a girare e quando rallenta ché te n’ han preso uno lungo te

lo strappa facendoti tirare tante di quelle Madonne che casca Cristo dalla

croce, là, come al solito, sul tuo letto.

Non dimentichiamo, ragazzi, che la libertà di ognuno di noi finisce là dove

inizia quella degli altri! Gli era sempre piaciuta questa frase, però doveva

trovare un contesto dove poterla infilare, quel giorno.

Aveva sempre anelato al ruolo di capo. Era finalmente giunta l’ ora per

innalzare la propria persona al ruolo di manager, ed oggi terrà la prima

riunione ai ragazzi, che il piu giovane gli potrebbe esser padre perché tra

quella masnada di delinquenti il più a modino ha iniziato a trombarsi le

zoccolette di strada a 14 anni.

-Si sentirà dall’alito che mi sono calato un brandy?

Dovevi farti coraggio, la moka era già pronta sul fornelletto. Dopo averlo

bevuto non si sentirà nulla, vedrai: e da tre tazzine, poi, al solito, il quarto

caffé te lo fai al bar sotto casa, te ne puoi ciucciare tranquillamente un

altro.

Quante volte rivedro ancora il mare?

M’ ero fatto i coglioni quanto due cocomeri della risacca, del rumore delle

onde che carezzano la battigia, dei fulmini che all’alba sfracellavano il

cielo, dei fulmini che nella mia paranoia identificavo con le urla rosso

fuoco di mio padre che sbranava la mamma cerulea e quieta e paziente.

Ed ora i miei ricordi s’illudono di squarciare il grigiore dell’ aria che

respiro, mentre scivolo su di una patina di brina congelata e galleggio in

un inverno peloso e stupido come un sasso piatto tirato a rimbalzare sulla

tavola liquida che mi cola in quell’angolo, qui, nel cervello.

Le mani in tasca finivano solo di sfondarmi i buchi.

Quanti mozziconi ho raccolto da terra?

Le braccia mi dolevano, non avevo piu vene! Non c’era luce, neanche a

casa, no: non tagliata, non riuscivo a raggranellare per una lampadina!

Soltanto per quello: per ammazzarmi lento, per acquistare un posto nel

buio.

Quanto tempo è passato: da dove sbuca quel foglietto?

Pensavi che tutto il materiale legato agli anni atroci fosse finito al

macero da chissà quanto, invece a volte ritorna a bussare al cervello; il

dolore passa, i postumi rimangono di vedetta nel profondo pronti a fare

capolino ad ogni associazione mentale.

-Io ne sono uscito lasciando infognata quella là a nuotare nella nostra

merda.

Se mi va bene tiro fuori anche lei.

Meglio spegnersi in un istante che bruciare lentamente, rimugini sotto la

doccia, cercando di ricordare di chi è: qualcuno che scimmiottavi, sicuro,

mentre sono le 7.40.

-Quella filippina meriterebbe un aumento. Pensi mentre chiudi la cerniera e

ti chini per imbracare i calzini.

Arrancasti col fiatone su per le scale: – le chiavi, cazzo!

Angie c’ha la copia di quelle di casa, se le telefono forse viene, le mie son

legate insieme a quelle dell’auto, là dentro.

Mentre la corriera si udiva arrivare; quindi uscisti di corsa dal portone per

fermarla e salir su ch’ era tardi.

(Salvo De Rosa)


 

STAGIONI.

Anime perdute

come coriandoli neri

inseguono sogni nascosti tra le pieghe di paurosi dolori.

Occhi ciechi urlano nella tormenta di un giorno senza alba

e tranquilla passeggia tra le foglie rosse di un autunno che regala ricordi

l’ultimo briciolo di una vita che zoppica tra i venti freschi

di un’estate finita.

(Salvo De Rosa)

 


 

 

QUATTRO PASSI ALL’ OMBRA.

 

Avevo in mano il mondo.

Mi verrebbe da dire che l’ho perso

seguendo quattro fighe marce ma

sarebbe una bugia.

Ho visto il nocciolo dell’anima

dentro ogni donna in cui ho nuotato.

Adesso che sono solo

conosco dove andare

a cercare ciò che arde.

Adesso la vita ha meno segreti,

mentre l’alba ti folgora appena schiudi i tuoi sensi al mondo

e i tramonti sono tristi.

SA