Poesie
IL FOLLE
Un giorno giunse in valle un folle
quel tale si volle scontrar con le folle
Con le mani sudicie e la pancia piena
appena apparve il giudice a lui diede una pena
Quel folle, quel tale, che si volle scontrare
che pena pesante dovrà scontare.
Ei non sa più su chi contare,
ogni compare adesso scompare
sarà determinato ma non può campare
perchè gli han vietato un dì di cantare
Una marcia arruola chi giudicò il malcapitato
che gridava a squarciagola ed ora va decapitato
è il giudice ad uccidere chi è schiavo e chi da uccidere
dirige come un criminale una tribù nel tribunale
Senza scuse senza grazie il tal dovrà affrontare
una sfilza di disgrazie prima di affondare
Le sue ultime parole io non me le scordo
“La prego non ho prole, ma due chitarre e qualche accordo,
non le lasci sole in silenzio al sole”
Quel folle, quel tale, era pure povero,
sfortuna fu incontare quel pazzo da ricovero
il giudice non ha mai avuto un buon proposito
pensa solamente ai soldi nel deposito
detesta chi contesta
non ci mette molto a tagliar ‘na testa
Quel folle, intanto, esattamente quel tale
che volle soltanto, semplicemente cantare
perse la capa un tragico dì.
diciamogli addio, ringraziando Dio,
che lo porta in salvo lontano da quì.
LA MATITA
E’ l’ agonia del lago, componi le tessere,
cerca di udire il suo richiamo
Ecco che l’ago si anima e tesse,
non ha a dire fa solo un ricamo
Una matita bella appuntita apprende la tecnica e prende vita
si fa una gita in città in cui incita e cita
è in cinta di un’ idea
si direbbe sia una dea da come crea
Dovrà superare i ricordi dell’ ozio
per recuperare il tempo perso in negozio
ha una gomma per cappuccio
un temperino nell’ astuccio
non osa riposare non si arresta
anzi si appresta a continuare
silenziosa posa fra le righe rosa
s’ insinua sinuosa sinché la prosa è finita
è chiamata la mattata dell’ impavida matita.
Il malocchio non si ferma,
uno scarabocchio forma la sua firma,
conferma un’ informazione gratuita gradita
Questa è la storia,
l’ esistenza provvisora di un’ impavida matita.
IL GATTO SELVATICO
Un gatto selvatico vaga senza meta
nei pressi di Villatico muso diviso a metà
quei repressi fanali gialli già li vedi da lontano
da questi due cipressi a quell’ ontano là
Avanza adagio sentendosi a suo agio
ha il muso randagio diviso a metà
metà color sabbia metà marrone quercia
non c’è preda che non abbia reso la sua bocca lercia
è un felino furbo con l’ astuzia di una volpe
quel che tiene in serbo non si sgama mai
pare sia convinto di non aver colpe
fa tanto il finto tonto ma è un combinaguai
è in pellegrinaggio dal paese all’ alpe
ribelle personaggio per cibarsi caccia talpe
diperso un dì in un viaggio
inciampò in un ingranaggio
vicino a un pò di formaggio avariato
da quel giorno la sua dieta ha variato
quando corse e dopo, fra i sassi,
scorse un topo assassinato
assassinato ma in modo indiretto
indi per cui si prese il diritto
di non farsi un pasto di ratto
Quel dì pioveva a dirotto, i corvi facevan concerto
e lui capì con sconcerto un certo brutto concetto
l’ uomo è corrotto conciato e scorretto
Il gatto perciò non ha retto
e con classe, con tatto, ha rotto con tutto
ha perso il contatto coi suoi padroni
è un senza tetto ma non è senza la sua vera essenza
cervello contorto però non ha torto
ora può giocare con le tortore
non si è fatto intortare
ha un intenso intero disinteresse per le resse
non si mette in tiro ad infastidire il toro
gatto accorto mai a corto di idee
sempre in agguato mai l’ hanno agguantato
però, spesso per un filo
ma alla fine fila liscia finché fila via felino
prima che l’ uomo lasci l’ascia e lanci la lancia
se sente due spari sparisce ai ripari
impara alla svelta
ha un istinto distinto che lo salva a ogni svolta
è un gatto selvatico, non c’è nulla che tema
si rivolta ogni volta al nostro triste sistema.