MALAD

Io sono una che si lamenta spesso di non riuscire a trovare i propri spazi, eppure vivo tante solitudini.

Spesso anche in mezzo alla folla mi sento sola. Come se esistessi solo io, e nient’altro. È come se una barriera invisibile si alzasse tra me e il mondo: la percezione, di solito acuta, delle persone che ho vicino cala, e poi sparisce. non riesco a capire mai se in quei momenti esisto, al di fuori di me.

E sparisco. È gradevole come sensazione, anche se spesso la gente parla delle mie “estraneazioni” (così le chiamano loro) come fossero una malattia mentale. Ma ho perso il filo, sto divagando.

Io sono una cerca di ritagliarsi i suoi spazi, ma c’è sempre qualcuno in torno quando voglio restare sola, per questo mi “estraneo”. Anche in questo momento c’è Ian sulla porta che mi controlla. Detesto l’ansia con cui mi guarda. Mi fa sentire come se stessi male sul serio. Alzo il volume della musica, forse sparirà tutto. di solito mi aiuta ad “estranearmi”… una volta Ian e il dottore hanno portato via la radio, pensando che privarmi della musica avrebbe aiutato la guarigione del mio presunto disturbo. Ho soltanto fatto più difficoltà, ma sono riuscita ugualmente a stare sola. Mi piace la mia solitudine. Mi salva da questo schifo di affollatissimo posto che è il mondo. Gli altri mi trasmettono tolleranza, mai amore. E tanto rumore sconnesso, mai pace. Con la mia musica mi concentro sul mio rumore, quello buono. Il mio amore per quel rumore ritorna ad effetto specchio quando alzo il volume, e con esso le mie barriere. Mi sento diversa, e mi piace. Il calore sale dal petto e vedo l’ansia di Ian sparire insieme a lui in un modo di silenzio e quiete. Ecco che sto per smettere di sentire, di fare, di esistere.

Intravedo il dottore che entra…

Poso la penna…


 

SIGARETTE

Sono le 7:30. Accendo la prima sigaretta della giornata, un’ora dopo essermi ripromessa che non fumerò mai più. Mi sento come il personaggio di quel romanzo… “una sigaretta, un proposito. Un proposito, una sigaretta”. Spegnendola penso: questa sarà l’ultima. E una vocina risponde prontamente: sì, come no! Appena incontrerai un tabacchi entrerai e sarai punto e capo. Tento di ignorarla, ma è inutile. Ha ragione. E con rassegnazione mi rimetto alla realtà dei fatti. Non riuscirò a smettere. Entro nel tabacchi e compro il pacchetto tanto odiato da tutti. I miei daranno i numeri di nuovo. Il mio ragazzo mi piazzerà l’ennesima scenata. Il mio migliore amico… bah. Lui non so nemmeno più dove sia di casa, che ci penso a fare…

 

Sono le 11:00. il pacchetto è quasi vuoto. Ne sono rimaste tre. Ne accendo una. Quando sono a lavoro sembra ancora più difficile smettere. Ordini, divieti, commissioni, scadenze, rapporti falsi e falsamente cortesi… l’esigenza di sbagliare diventa pressante. Eh sì. Io lo so che è un errore, ma è un piacevole errore, in quanto mi permette di sottrarmi all’ordine caotico che mi circonda.

 

Ogni giorno di più ti guardi in torno e ti accorgi di assistere passivamente alla tua vita. Non elabori da un pezzo un’idea che sia davvero tua. È un anno che dormi. E tutto questo me lo grida una vocina, diversa da quella rassagnata che mi opprime quando si parla di fumo, ma decisamente più sottile. Spengo la sigaretta. Nel pacchetto me ne è rimasta una. Non penso che la fumerò. La mia compagna di sempre si fa avanti per minare il buon proposito, penso la potremmo chiamare “la mia dipendanza”. Ho smesso talmente tante cose e persone che mi pare assurdo dire che non ce la farò. Guardo quella stramaledetta sigaretta, e l’idea di dargliela vinta mi disgusta. Ho voglia di dirgli di no. E gli dirò di no. Sono stufa di soccombere, dannazione.

 

Chiudo il pacchetto a fine giornata. Dentro c’è ancora quella sigaretta. Lo guardo per un secondo, apro il pacchetto e fisso il mio nemico. I miei occhimi rispondono tristi e più vecchi di quanto vorrei dallo specchietto sulla scrivania. Mi scappa un sorriso amaro e accartoccio il pacchetto, con l’ultima sigaretta dentro.

 

Sono le 19:00, sono pronta per andare a casa. Il sole fuori è basso e getto la pallina nel primo cassonetto.


 

IO

Non sono bella.

Non sono dolce.

Non sono delicata.

Non sono divertente.

Nonostante tutto voglio restare me stessa.

Non voglio essere quello che tu vuoi,

devi volere quello che io sono.

Sono affascinante.

Sono aggressiva.

Sono forte.

Sono pragmatica.

Voglio essere quello che non cerchi,

per avere le certezza che se sceglierai di amarmi,

sarà per sempre.