ANGELI CONTRO DEMONI: LA VERA ESSENZA

Introduzione

Emily, una ragazza di appena 24 anni, vive un esistenza tranquilla, una sera riceve una telefonata che le cambierà la vita. Rose, la sua amica di Boston, è costretta a chiamarla per ingannarla con quello che poi si rivelerà essere un progetto studiato da potenti creature. Emily in soli nove mesi sarà  protagonista di grandi scoperte, scoprirà le sue vere origini, ma soprattutto scoprirà ciò che la renderà completa: la sorpresa finale.

CAPITOLO 1

AMARE SCOPERTE

“A volte, può succedere di sentir talmente tanto il gelo da entrarti nel  cuore”, questo era uno dei pensieri che scorrevano nella mente di Emily quella notte del 3 gennaio del 1982, ma per comprendere meglio, bisognerebbe tornare indietro di 8 mesi dove tutto è cominciato”.

Era il maggio del 1981, gli Yankees sotterravano le speranze degli avversari, in una fulgida annata dove i Mets ormai stanchi venivano distrutti moralmente al nono inning dai dominanti agguerriti e ormai destinati vincitori; Lawrence Dukey ed Emily, uniti fin dal liceo, quella sera non erano molto attenti alla partita. Emily ricordava perfettamente quella sera, il suo ventiquattresimo compleanno, una sera rilassante accompagnata da una cena a base di zuppa di farro, il piatto preferito da lei e da Lawre, le piaceva chiamarlo così. Distesi su un divano accomodante,  con la partita che coccolava la loro pigrizia, gustavano i piatti più buoni del West Coast di Miami, in genere amavano vedere i film mistici la sera, ma quella sera Lawre fu intransigente nella decisione di non vedere il film, qualcosa di strano tormentava Lawre, stette in silenzio tutta la sera.

“Lawre” disse Emily dolcemente provando a togliere il suo sguardo impietrito e dubbioso, aveva gli occhi bassi come se si vergognasse.

Lei si avvicinò cercando la sua mano ma lui la tirò via, Emily non fu sorpresa di notare il gesto, in fondo non era la prima volta che mostrava la sua stranezza; nell’ultima settimana si era già accorta del suo comportamento anomalo, addirittura una volta lo seguì con la macchina rimanendo sconvolta quando vide che invece di andare a lavoro, entrava in un locale, da quel momento cominciarono le domande, i dubbi, che inizialmente trovarono riparo nelle risposte sicure di Lawre, nel fine settimana però divenne intrattabile.

Uno squillo del telefono distrasse Emily dai suoi ricordi che si trascinò a rispondere:

“Emily ?” Era Rose, la sua amica d’infanzia.

“Emily mi dispiace ma si tratta di una questione importante, mia madre si è ammalata ed Eric, mio cugino, è arrivato dalla Svezia e mi serve una mano qui, sono tremendamente dispiaciuta per averti disturbato a quest’ora”.

Emily rimase gelata alla notizia su Jamyfly la madre di Rose, che si occupava di Emily fin da piccola, prendendo il posto della madre di Emily che tornava a casa ogni sera ubriaca, ricordi affioravano leggeri, ed ora all’idea che Jamyfly avrebbe sofferto, una lacrima le sfuggì e si versò sul suo volto impallidito, cercò di riprendersi subito.

“Come sta?” disse Emily, le parole quasi non riuscivano a sostenere il dolore che accusava.

 

Emily sentì rispondere Rose con un pianto disperato a quella domanda.

“Dimmi solo l’ora e domattina sarò a Boston” disse Emily decisa più che mai.

“Emily sei sicura, io non vorrei ….

Emily la bloccò con quello che cercava di essere un tono rassicurante “Rose, lo sai non devi darmi spiegazioni alle 11.00 domani mattina vienimi a prendere all’aeroporto di Boston, io sarò lì”.

Passarono solo dieci minuti ed Emily nella camera da letto, svuotava gli armadi dai vestiti gettandoli frettolosamente nelle valigie, preparando tutto per la settimana che sarebbe stata a Boston.

Quella sera Lawre distante e sfuggente, sembrava distrutto, egli fu chiaro nei gesti quando scostò l’ennesimo tentativo dolce di un bacio da parte di Emily,  e così ella capì che forse quella sera, una futura riappacificazione non sarebbe arrivata; dopo cena lei tra i pensieri si addormentò sul divano e la mattina dopo trovò una lettera sul tavolo, curiosa si avvicinò, di sfuggita lesse le iniziali,  capì subito era che era di Lawre, era inconfondibile la sua scrittura corsivo calcato, si buttò sulla sedia a peso morto spaventata di leggerla, rimase sbalordita dalle poche righe scritte.

“Non siamo fatti per stare insieme, sei sempre stata diversa da me io non sono una così brava persona come pensi. Ti ho amato con tutto me stesso, ora devo andare, cerca di non odiarmi”.

Rilesse tutto fino all’ultima parola sconvolta ancora da quella ventata di ghiaccio che gli arrivò dritta al cuore, dentro era un turbine.

La piccola Emily rifletteva, come era riuscito a nascondere tutto! Continuò a preparare le valigie tra le lacrime, decisa che l’indomani avrebbe preso l’aereo per Boston.

La mattina dopo si svegliò come se un uragano di pensieri negativi l’avesse travolta, le 6.00 di mattina evidenziavano le occhiaie scure sul suo volto, quando si recò in cucina, aprii lo sportello e si rifugiò in un po’ di marmellata alle visciole; diede uno sguardo al salotto dove  Lawre in genere si assopiva sul divano, con la televisione accesa. Ora  aveva una miriade di domande dal sapore amaro in mente, come era palese si stavo perdendo nelle ombre.

Dopo la doccia si infilò nei vestiti, non poteva lasciare in balia dell’oblio Rose,  la persona con cui aveva condiviso le gioie e i dolori di una vita…  Salì in macchina e si  diresse verso l’aeroporto, forse ignara di quella che sarebbe stata la più giusta delle sue decisioni. Il volo si rivelò esser lungo, socchiuse gli occhi, il sonno le invadeva la mente, i pensieri divagavano nella sua testa, quindi decise di lasciarsi andare a quel sonno che poteva portare solo riposo…

Protagonista di un sogno folle, Emily stava distesa su di un letto, accanto a lei a vegliare ed a prendersene cura un ragazzo che sembrava conoscere alla perfezione, i loro corpi, legati le menti affine, tracciavano una trama calda…

A svegliarla fu l’hostess annunciandole che a breve sarebbero atterrati. Rose la venne a prendere puntuale alle 8.00, quando Emily la vide trovò Rose a piangere abbracciata alle ginocchia poggiate sul volante nell’auto parcheggiata ad un angolo della strada.

Rose parlò della madre per tutto il viaggio, della sofferenza che da un po’ di tempo invadeva la casa; Emily la trovò stranita, come se c’era qualcosa che non avrebbe voluto raccontare.

Arrivati al vecchio cancelletto che traversava il giardino, Emily fu inebriata dal profumo dei vasi di gardenie che circondavano lo steccato, entrata in casa, notò subito il color celeste chiaro che delicatamente sfumava in un azzurro nei bordi alti del soffitto, il resto era quasi tutto in legno; mentre era assorta nei suoi pensieri qualcosa scosse il suo mondo…

“Ciao, quindi è lei la famosa Emily di cui si sente molto parlare in casa?”

Disse un ragazzo che era sbucato dal salotto avvicinandosi alle ragazze  con un sorriso lucente stampato sul viso, aveva la pelle incredibilmente lucida, lo notai subito, la sua bellezza sembrava invadere il mio cuore in due battiti improvvisi che si susseguirono veloci;

“Lui è Eric mio cugino e mi ha preceduto direi”,  disse Rose

Emily sorrise di risposta a quel ragazzo che in un attimo aveva dipinto il mio animo di un blu tenue, i suoi occhi verdi ricordavano le distese irlandesi e la sua bocca carnosa incorniciata da un viso di una carnagione molto chiara gli toglieva il respiro.

Più tardi Rose mostrò la casa alla nuova ospite, la stanza da letto, aveva un color celeste che si faceva più scuro negli angoli delle finestre e più chiaro verso il centro della stanza, Emily provò subito il letto morbido, mentre Rose, la guardava con un aria affranta rimanendo sulla porta.

 

Era lì sull’uscio della porta, con un aria cupa, Emily notò i suoi occhi lucidi,

“Preparo la cena, tu cerca di riposare che hai passato una notte sveglia per venire qui” disse Rose sfuggente.

Emily si adagiò sul letto prima di cena, protetta da una coperta, ferma a fissare la finestra, la luce della strada che sembrava invadere la staccionata di un colore giallo spento, che ricordava le pellicole di una volta girate di sera; ella decise di alzarsi, non riuscendo a prender sonno, sentì un rumore al piano di sotto seguito da lamenti, e decise in quell’istante di trasgredire una regola che forse non gli era mai appartenuta, cercò la stanza di Jamyfly ,decisa che avrebbe alleggerito le sue sofferenze scese al piano di sotto, e la vide seduta sul letto aveva lo sguardo diretto su di lei come se l’aspettasse,  si avvicinò lentamente ed entrò nella sua camera.

C’era un odore familiare nella stanza di Jamyfly, sul soffitto c’era un grande lampadario che illuminava molto la camera con la sua luce intensa. Sedette sul letto chiedendosi se l’avrebbe riconosciuta.

“Emy” sorridendo, sussurrò il nome di come amava chiamarla da piccola

“Emy” ripetè “Avvicinati”

Emily notò la debolezza portata dalla sofferenza, parlarono per ore ricordando i momenti passati insieme, poi con tono debole Jamyfly tirò a se Emily

“Sta attenta cara, sta attenta ai pericoli, arriverà una luce nello scorrere del tuo tempo e sarai felice ma sta attenta. “A volte le persone che sembrano starti vicino possono essere costrette a comportarsi in modo sbagliato, a volte invece le persone sono davvero infime ,sta a te distinguerli” disse strizzando l’occhio.

Emily si accorse che JamyFly non aveva perso il suo senso del gioco, rimase sbalordita dalle sue parole, chiedendosi se la sua sofferenza la portava spesso a delirare.

JamyFly  aprì poi il cassetto del comodino e ne tirò fuori una scatoletta che porse ad Emily, dicendole che l’avrebbe protetta.

Con molti dubbi riguardo gli avvertimenti e i presagi di Jamyflay tornai nella mia stanza e caddi  a peso morto sul letto .

Delle luci incorniciavano un paesaggio che ricordava un ambiente accogliente, un ragazzo le venne incontro, sembravano conoscersi  da una vita, lui l’abbracciò, dopo poco il paesaggio cambiò, davanti a me,il posto accogliente si era trasformato in un posto tetro, il tempo sembrava scorrere veloce, all’improvviso lui la guardò fisso e dai suoi occhi uscirono lacrime dorate sembravano scorrere a fiumi…

Emily si svegliò di soprassalto da quei sogni che diventavano sempre più cupi; un raggio di sole entrava con forza nella stanza, sentì bussare alla porta:

”Signorina Emily la colazione”,la cameriera entrò di fretta e con un gesto sgarbato tirò le tende;

poco dopo la cameriera uscì e lo sguardo di Emily si poggiò sull’oggetto donatogli da Jamyflay, notò sul fondo della scatola un decoro di un leone inciso , aprì la scatola , le sue labbra si schiusero in un espressione sorpresa, poggiato su un tessuto dorato due ali argentee, rimasi a fissarle estasiata da tanta bellezza,carezzando l’oggetto al suo tocco questo si illumino improvvisamente di una gran luce  ed Emily quasi persi l’equilibrio dallo spavento.

Passarono i  giorni,  Rose badava sempre alla madre, che dolorante si lamentava, c’era una gelida aria di sofferenza in casa.

Emily ascoltando una sera i lamenti strinse d’impulso le preziose ali, sentì una strana sensazione di sollievo come se qualcosa la tenesse a galla sostenendola da quelle sofferenti lacrime.

Una mattina all’alba Emily svegliata da un incubo si alzò uscendo dalla camera, dopo aver percorso il lungo corridoio, arrivò in cucina dove dalla finestra, scorse nel giardino un ragazzo seduto e dolorante

“Eric”, esclamai,

Sulla camicia all’altezza del petto aveva del sangue che gli scendeva lungo il fianco destro. Mi sembrò di vedere una specie di figura ossuta fuggire dentro la foresta che segnava la fine della dimora di Rose,cercano di non far caso alla svista di prima Emily prese Eric lo accompagnò dentro casa per fasciargli la ferita, soffrì molto quella notte ma riuscì a guarirla.

Il mattino seguente quando si svegliò, gli portò da mangiare per farlo rimettere in sesto,

“Ben risvegliato, ti vado a prendere dell’acqua per le ferite”

Improvvisamente con forza la tirò verso di lui ,ora erano vicini, troppo vicini,l’espressione di  imbarazzo non riusciva a nascondersi , lui sorrise si avvicinò ancora alle labbra di lei; sembravano  conoscersi da una vita, ricordava la sua pelle come se l’aveva già toccata, felice  le sue braccia che mi avvolgevano erano come ali che mi avrebbero protetto;

“Scusa”

e pronunciando questa parola si allontanò, non capendo il gesto Emily  ancora un po’ irrigidita si allontanò.

La mattina dopo Rose entrò nella stanza decisa chiedendo a Emily se voleva andare ad un congresso con lei, gli rivelò che per lei era importante e che non avrebbe potuto rifiutare; Emily decise di andare, nel salire in macchina trovò insieme a Rose, un uomo alto, distinto, con un aria severa, che non aveva mai visto, ed accanto a lei, con sorpresa, Eric  che, con  aria stanca e dubbiosa nel vederla si illuminò in un sorriso.

Dopo quattro ore di lungo viaggio, l’auto rallentò vicino ad una strana villa, all’entrata un grande cancello nero, macabro che mostrava all’entrata statue di mostri orrendi, sembrava di stare in un’altra epoca, una targa con su scritto War of Firengard.

Anche Eric sembrò sorpreso ma aveva un aria meno ingenua della mia, tremava dalla rabbia,

“Rose perché Firengard?” Chiese Eric con aria gelida, fissava Rose , che di rimando rispose

“Sono stata costretta, scendete” disse non la voce tremante quasi stesse per piangere.

“Chi ti ha costretta Rose? Chi? Dimmi il nome?

Sai di chi si tratta, hai sempre combattuto contro la creatura che sei, ma sei ciò di cui sono fatte le altre creature disse un uomo traversando il cancello e avvicinandosi a Eric

Altri due uomini vestiti eleganti come l’uomo che sedeva ancora accanto a  Rose uscirono dalla villa, diretti verso di noi .

Il mio sguardo incrociò quello di Eric che con aria impaurita apri lo sportello uscì  e tirò fuori un coltello

“Scappa Emily” urlò

Spaventata Emily scese dall’auto cercando di scappare, ma un uomo la prese per un braccio

“Calma , e quindi tu saresti il famoso <Essere>,disse l’uomo,

“il padrone sarà contento di vederti” continuò

“Lasciala” Urlò Eric rosso di rabbia ai due uomini che, dopo averlo disarmato lo tenevano per le braccia.

Emily incrociò lo sguardo di Rose che scoppiò a piangere, si rimise in auto e partì.

Uno degli uomini che tenevano Eric , domandò disprezzante

“Che ne facciamo della creatura”

Lo porteremo dentro la stanza come vuole il padrone

Entrati dentro la villa, tutto sembrava senza vita, traversando la porta ad arco della villa, Emily sentì una ventata di gelo come se il lento scorrere della vita era ormai scomparso,non esisteva tempo, dovettero salire in cima alla villa, chiusero i due prigionieri in una stanza illuminata solo da una luce debole, l’uomo elegante e distinto che teneva legato Eric fino a quel momento lo spinse a terra in modo brusco, l’altra guardia che teneva stretti i polsi di Emily quasi fermandogli il sangue la strattonò, un dolore intenso e lancinante alle mani la pervase, i polsi che ormai sanguinavano,

“Lasciala”  Eric urlò con le ultime forze che sembravano rimanergli e fece per alzarsi, ma la guardia puntò alla gola del prigioniero una spada; ordinando di restar fermo; una terza guardia che aveva visto la scena corse verso l’uomo che strattonava ancora i polsi di Emily

Fermo, non trattare in quel modo l’essere non sei autorizzato o riferirò al padrone l’accaduto” mi libero le mani ormai bianche e sofferenti dalla stretta corda,

“Non le farò del male <Essere>, così che lei non potrà farne a me” disse l’uomo che l’aveva liberata .

La guardia fece per andarsene, sorrise con un ghigno e uscì, sbattendo la pesante porta.

“Tutto bene” ,Eric si avvicino per guardarle le ferite, sembrava voler prendersi cura di lei

Tirò fuori dalla tasca una benda e con questa, fasciò i punti doloranti della mano.

Poi si avvicinò alla porta cercando un modo di fuggire sembrava arrabbiato più che spaventato, ma fu inutile si accasciò sul muro vicino la porta, non sapevano come erano finiti in quella stanza, come uscirne ma soprattutto non sapevano cosa gli sarebbe successo, quella sera i una ventata di gelo insopportabile invase Emily non era un freddo naturale, il gelo celava qualcosa di oscuro; “A volte può succedere di sentir talmente tanto il gelo da entrarti nel  cuore”.

Capitolo 2

L’essere

La notte sembrava non voler continuare, Emily cominciò a tremare per  il dolore al petto, Eric si avvicinò e vedendola dolorante, l’abbracciò , il dolore si affievolì sempre più.

“Cosa intendeva la guardia quando ti ha chiamato creatura?”chiesi

“Non sono ciò che tu credi,forse non merito neanche di starti vicino”

“Perché cosa sono io ?

Ma un tonfo li interruppe, una guardia si stava avvicinando, poco dopo la cella si aprì

“Il padrone vuole vederla” disse rivolgendosi a Emily, Eric si alzo scagliandosi contro la guardia, quest’ultima tirò fuori il manganello atterrando vigliaccamente Eric

“Fermo” gridò Emily con fermezza, sicura di lei come non lo era mai stata, dal ciondolo raffigurante le ali che portava sempre al collo uscì una gran luce argentea

La guardia sembrava impietrita, spaventata

Proprio in quel momento, un uomo che sembrava aver visto la scena, salì le scale e si avvicinò alla cella applaudendo con un ghigno

Dunque è questa la potenza del mio <Essere>, anche se so, che puoi fare di più, ora vieni con me si avvicinò prese Emily per un braccio, al suo tocco la attraversò un dolore al petto, il suo cuore sembrava spengersi, Eric fece per alzarsi ma l’uomo, senza nessun arma, con la forza del pensiero, lanciò il corpo di Eric sulle sbarre della grata facendolo poi scivolare sul muro.

“Eric”gridò Emily a mezza voce

Ma l’uomo sprezzante la stava già portando con se, traversarono le stanze più oscure del castello, la prigioniera aveva uno sguardo spento,non fece domande, arrivando ad una piccola porta che mostrava una stanzetta illuminata,piena di strumenti sperimentali, attaccate a delle macchine i corpi senza vita invadevano la stanza, la scena era straziante, c’era anche una biblioteca in fondo alla stanza da dove uscì un uomo anziano

“Eccola, la nostra salvezza”, sorrise

“Si sieda” mi disse con un tono che sembrava essere imperativo
“Molte sono le domande che ho da farle” continuò

“Chi siete?Perché mi avete portato qui?” domandò Emily con aria spaventata

La guardò con aria curiosa, ambigua,

“Per studiarvi” rispose lui

“Cos’è che vi interessa di me? Sono una semplice donna”

“Errato” disse l’uomo anziano

Emily lo guardò con aria dubbiosa

“Sapete penso che qualcuno troverà me ed Eric,  ci tirerà fuori da questo inferno e quanto a voi sarete punito”

“Vi sbagliate di nuovo,quanto al vostro amico dovrebbe conoscerlo già bene l’inferno”

“Che intendete dire”

“Basta con le domande, sono io che procederò nello studio,

Alfghang va a preparare lo strumento!”

La guardia si allontanò , rimanemmo soli nella stanza, io e quell’anziano spregevole

“Voi avete dei poteri che non immaginate minimamente, siete il miglior essere in circolazione della razza, è il destino che vi ha portato qui,dovrete servirmi per compiere l’Airus”

Di quale razza parlate?  “Le ho detto che c’è stato un equivoco io sono Emily Fairon figlia di Ralf e Jenn Fairon”

“Quella era la vostra famiglia adottiva, vi ha adottato quando avevate cinque anni, la vostra razza, sono stati loro a spingervi a legarvi agli umani

Quegli stupidi della vostra razza!”

“Di cosa parlate”, disse Emily ormai con le lacrime che le scendevano sul viso

“Non avete ancora capito!” disse il vecchio

In quell’istante tornò la guardia con una macchina legata a due lunghi fili argentei

“La macchina è pronta padrone” disse

“Fa accomodare <l’Essere> e cominciamo”

Emily si dimenò cercando di liberarsi ma fu inutile la guardia con forza la trascino, appena lei si sedette la macchina si illuminò;

“Ora capirete disse l’uomo anziano,datemi solo un attimo”

Il vecchio girò la leva posta sul retro della macchina, Emily cominciò  a tremare terribilmente, perdendo sempre più i sensi, l’ultima scena che vide fu l’uomo anziano  che rivolgeva alla guardia un ghigno,

“Aziono per iniziare L’Airus”? domandò la guardia

“No, facciamogli conoscere un po’ del suo passato” rispose il vecchio

La stanza improvvisamente si fece sempre più piccola, quei due uomini, sempre più distanti, Emily si ritrovo ad un parco, non era un semplice parco, dagli alberi cadeva frutta a non finire, tutt’intorno a me un color argenteo, in lontananza vide una bambina che giocava con altri bambini ,la bimba cadde, ma sembrava non accusare la caduta, quando si rialzò di gran sorpresa aprì due grandi ali alzandosi in volo,

Emily guardando la scena rimase stupita, cominciò a chiedersi se fosse morta, ricordò i due uomini che l’avevano imprigionata, cominciò a correre dallo spavento, ma nessuno sembrava accorgersi di lei, si avvicinò ai bambini notando al collo della bimba oscillare il suo stesso ciondolo, poi sentì chiamare il suo nome, pensò che allora qualcuno poteva sentirla, poteva salvarla, un uomo e una donna si avvicinarono alla bimba

Emily

A quella scena Emily impallidì stavano chiamando la bambina con il suo nome, la loro voce sembrava perfetta, ricordi e immagini affioravano nella mente di Emily lei non era ciò che aveva sempre creduto ormai era chiaro lei era l’Essere e la razza di cui parlava il vecchio era …

Era l’ordine degli Angeli

 

Perse i sensi e a risvegliarla fu Eric

“Emily”

“Emily” ripetè

Emily si svegliò frastornata, dopo poco cominciò a ricordare, doveva essere svenuta durante l’esperimento che stava facendo su di lei il vecchio signore

“Tutto bene?” domando Eric

“Sei pallida” continuò

“Eric mi hanno fatto degli esperimenti e poi ho visto”

Emily tentennò, pensando che Eric non le avrebbe creduto

“Emily so cosa sei” disse con voce pacata Eric

“Ho visto mia madre, mio padre e l’Ordine” continuò Emily

“L’Ordine degli Angeli” disse lui interrompendomi

Spaventata cercò di rialzarsi,

“Calma, o le tue ali si affaticheranno” disse lui con tono dolce

Tu sei un Angelo , hai forza superiore agli Angeli di rango argenteo sei l’Angelo dell’Ordine, <L’Essere>

“Come fai a sapere tutto ciò?” chiese Emily

“Sapevo già che saresti arrivata, sapevo chi eri, non pensavo però che Rose ci avrebbe teso una trappola, pian piano scoprirai tutto ora ti prego riposa” disse Eric quasi volesse prendersi cura di lei.

CAPITOLO 3

L’ORDINE DEGLI ANGELI

 

Passarono i giorni e Rose quasi pentita di ciò che aveva fatto cercò più volte Ronald, quell’uomo quel giorno costrinse lei a trarre in inganno Emily ed Eric,Rose lo ricercò ma di lui più nessuna traccia. Decise di andare alla villa avrebbe liberato i due prigionieri, sperando che l’avrebbero perdonata per l’orribile gesto, ma in fondo, era stata costretta da Ronald, quest’ultimo teneva in ostaggio sua madre malata,e per liberarla lei avrebbe dovuto consegnargli Emily ed Eric, inoltre Rose era incerta se dire a Emily che l’uomo con cui aveva condiviso gioie e dolori, Lawre Dukey, parte complice della trappola, egli in cambio di una grossa ricompensa era d’accordo con Rantilon a partecipare al progetto ; ripensando a ciò Rose salì in macchina e piangendo, spinse sull’acceleratore e partì, non sapeva come avrebbe fatto di tutto per salvarli.

 

Intanto nella villa, Emily guardava dietro le grate di ferro della finestra, mentre Eric se ne stava in un angolo distrutto

“Eric dimmi da quanto sapevi di me?”

“Da sempre”

“Chi sei tu”

“Non sono chi pensi che io sia,non sono un umano!”

“Fai parte dell’ordine degli Angeli?”

“No, vorrei, ma no”

“Mi chiamano creatura, perché sono uno spregevole essere”

“Mi fido di te, dimmi, rivelami”

“tu sei un angelo, sei  tutto ciò che si potesse desiderare ed io

sono la creatura che tu più potresti odiare,una creatura fredda senz’anima”

“Cosa stai dicendo?

Io non ti odio” continuò Emily

“Emily”

Eric prese la mano di Emily

“Sono un demone” ,il suo sguardo sembrava nascondersi nel buio, abbassò gli occhi dalla vergogna .

Una ventata di gelo la invase, il cuore di Emily piangeva sangue, i suoi occhi sembravano spenti, non riusciva a pensare ad Eric come a un demone. Rimanerono lì in silenzio per ore, nessuno si pronunciò, Emily se ne stava ad un angolo rannicchiata su se stessa, avrebbe voluto dormire ma era troppo agitata per prender sonno; improvvisamente vide entrare dalla finestra una gran luce, il suo ciondolo ad ali brillò come mai aveva fatto.

Eric si allontanò dalla finestra impaurito quasi sapesse cosa stesse per succedere

Emily si affacciò alla finestra e vide delle forme alte e argentee, protagonisti di infinita bellezza, camminavano come umani si dirigevano con un passo lento quasi avessero il controllo della situazione verso la prigione attraversando la villa; uno di loro punto un bastone argenteo verso la prigione, Emily spaventandosi cadde a terra, si vide un lampo poi un gran tonfo, la prigione era stata aperta

Eric tremava ad un angolo, Emily sotto le macerie fu tirata fuori da una figura alta con viso paffuto

“Emily”, la chiamò quest’ultimo

“Emily stai bene ripeté preoccupandosi quasi come la conoscesse”

“Si, chi siete voi?” Disse Emily ancora frastornata

L’ordine degli Angeli cara disse ancora l’uomo paffuto, il mio nome è Joy sei al sicuro ora, l’ordine dei demoni non le farà ancora del male.

Rivolse uno sguardo torvo a Eric

“Tu!”

“Tu fai parte della trappola!Tu sapevi!”

Puntandogli contro il bastone argenteo che si stava illuminando di una luce bianca

“No” urlò Emily parandosi davanti

“Lui non sapeva che ci avrebbero portati, qui ha cercato di difendermi”

“Emily è un demone” cercò di spiegare Joy “si serve di te per ottenere l’Airus con il tuo sacrificio”

“No” lo bloccò ancora una volta Emily

“Mi fido di lui, vi prego, non gli fate del male”

A queste parole l’Angelo si fermò, lentamente abbassò il bastone;

“Ebbene così sia”

“Porteremo il demone con noi nel palazzo dell’Ordine”

“Vedremo se vuole convertirsi o mente ed è un vero demone”

“Ma non potete ,disse un altro angelo, è contro la legge”

“Vuoi forse contraddire Emily, sai quanto è ampio il suo potere?”

L’altro angelo non rispose

Si misero in cammino per raggiungere l’Ordine

Un angelo prese in braccio Emily, aprì le sue ali, Eric invece venne preso dai fianchi, per la poca fiducia che avevano in lui

Presero il volo si diressero verso l’Irlanda ma del lungo viaggio quasi non se ne accorsero .Il panorama era stupendo, tutto scorreva veloce perfino il tempo cambiava la sua maestria.

“Che fine faranno il vecchio e le guardie sotto il suo comando” chiese Emily all’angelo che la portava in volo.

“Alle guardie verranno impartiti ordini di non entrare più a contatto con Angeli, verranno puniti severamente, quanto al vecchio lui fa parte dell’ordine dei demoni, è un vero demone il suo vero nome è Rantilon e il suo scopo è l’Airus che può avere sacrificando te, non permetteremo che ciò accada, Rantilon sarà dissolto sarà rimandato dal luogo in cui è venuto”.

“Eccoci”  disse l’angelo che portava Eric

da lontano Emily vide un grande castello con grandi ali argentee sulla torre più alta, l’atterraggio fu lieve, con leggerezza si avvicinarono a due grandi archi, gli angeli poggiarono a terra i due ospiti, il paesaggio risplendeva proprio come nei sogni di Emily”

Emily vide una donna che correva verso di lei, aveva la stessa voce del sogno fatto durante la tortura ,lunghi capelli neri e ricci, un volto chiaro e uno sguardo dolce, la riconobbe subito, i bei ricordi che le erano rimasti di lei, affiorarono nella sua mente in quel momento

Era sua madre , seguita da un corteo di angeli

Non disse nulla Emily, in fondo, si ricordava di lei ma era come se non l’avesse mai conosciuta

“Ti accompagno dentro cara” disse la madre spezzando il silenzio

Keny Aron è arrivata? Chiese alla madre un altro angelo, che Emily ricordò essere il padre

Appena fu dentro il palazzo Emily si accorse della differenza con la villa di Firengard  , il palazzo al contrario di questo era acceso di mille luci ed esprimeva vita e speranza, dopo avermi mostrato le stanze del castello la madre di Emily sembrava turbata

Mi spiace per ciò che è accaduto cara, mi spiace di averti lasciato da bambina, piansi molto quando io e tuo padre decidemmo di mandarti sulla Terra,  puoi odiarmi se vuoi,mi spiace di averti affidato a dei genitori ingrati e mondani, noi speravamo che vivendo con i mondani saresti potuta restare nascosta e protetta. Ma i tuoi stessi genitori adottivi furono corrotti dai demoni ,non sapevo ti avrebbero presa, loro ti avrebbero voluto sacrificare, decidemmo allora di avvertirti attraverso una nostra fidata amica che ora non c’è più, il suo nome è Jamy Flay, promise di avvertirti appena ti avrebbe visto, le affidammo anche un oggetto prezioso che ti regalammo quando eri ancora una bambina”.

Jamy Flay è morta? Emily sentì un forte dolore al petto

“L’ha uccisa un demone, creature spregevoli i demoni” disse la madre

Presa dallo sconforto, Emily cercò l’unica persona che in quel momento l’avrebbe fatta stare bene

“Dov’e Eric chiese”

“Parli della creatura, sta bene lo abbiamo messo nella stanza dei quadri” disse la madre con disprezzo

Capitolo 4

GUERRA SIA

Emily entrò di corsa nella stanza, Eric se ne stava su un letto bianco e freddo come al solito sembrava però sconvolto dall’accaduto e dal luogo dove si trovava. Emily si avvicino dolcemente le prese la mano

Come stai?  Gli chiese

“Vattene” urlò Eric

“Vattene, stupido angelo non capisci mi sei soltanto d’intralcio”. Emily si alzò e lentamente se ne andò, umiliata,

come aveva potuto rispondere così? Anche lui la voleva ingannare forse aveva ragione l’ordine,

forse pensò, era davvero un demone.

Emily si chiuse nella stanza pianse per ore, poi qualcosa la fece saltare, si sentì un gran frastuono fuori gli archi, Emily corse alla finestra e fu sbalordita in ciò che i suo occhi notarono, gruppi di demoni fuori i cancelli del castello cercavano di distruggere gli archi, sentì delle voci fuori la porta

“Sono qui fuori Keny Aron, i demoni sono qui fuori”  disse un angelo

“Dobbiamo prepararci rispose la madre di Emily”

“Metti di pattuglia due angeli dell’ordine davanti la stanza di Emily e chiama all’ordine tutti gli angeli rango argenteo, dovranno combattere i demoni,  svolgi questi precisi comandi” ordinò Keny Aron

 

“Che ne faccio del demone nella stanza dei quadri?” chiese l’angelo

“Non mi importa di lui, lascialo al suo destino, va ora, va! La guerra è cominciata”, disse infine la madre

Naturalmente Emily non volle restar li a guardare, cercò in tutti i modi un piano per scappare dalla stanza per andare a combattere, il suo desiderio era quello, era di lottare al fianco di chi la proteggesse.

Riuscì a scappare attraverso una botola che portava nei sotterranei del castello, camminò in un tubo sudicio che sembrava finire, risalì in una stanza fortunatamente vuota, sentì però delle voci due angeli di rango argenteo che si preparavano alla battaglia

Joy, cosa ne faremo del demone prigioniero nella stanza dei quadri chiese uno degli angeli

Non ne ho idea, Keny Aron ha detto di lasciarlo stare, io comunque ho cercato di farlo stare il più possibile lontano dall’ Essere potrebbe utilizzarla per i suoi malvagi scopi, l’ho costretto ad allontanarla minacciandolo che lo avrei rimandato da dove era venuto rispose l’altro

Emily riconobbe la voce, apparteneva all’angelo che l’aveva salvata, non credeva a ciò che aveva appena ascoltato; corse fuori dalla stanza risalendo per cercare Eric, ora capiva la reazione di Eric, l’angelo per proteggerla l’ha fatto mentire, Emily senza sosta correva per le stanze per cercare il prigioniero.

Dopo essere risalita in cima al castello ,in fondo vide una porta, sicura e determinata l’aprì, davanti a se si parò una creatura mostruosa mai vista, aveva un espressione indescrivibile denti aguzzi circondavano la bocca, era la vera natura di un demone, quest’ultimo si accorse di lei, la prese per il collo, la bava colò sulla giacca di Emily, era finita stava per morire, lei non sarebbe stata in grado di salvarsi stavolta.

“L’Essere!” urlò il demone, la sua voce malefica aleggiava per la stanza

una lama dorata conficcò la schiena del demone, un arma che Emily non aveva mai visto prima d’ora

Il demone cadde a terra, e dietro al demone con una spada insanguinata, Eric impietrito, aveva trasgredito l’Ordine dei Demoni, sarebbe stato dissolto per questo

“Emily dobbiamo scappare svelta” disse Eric

indicando un gruppo di demoni che gli venivano incontro

La guerra vicino gli archi continuava gli Angeli trionfavano contro i Demoni, Eric e Emily scesero dove si trovavano a lottare altri angeli;

Keny Aron impallidì quando vide la figlia

Chi l’ha portata qui gridò il padre disperato.

Capitolo 5

UN LEGAME INDISSOLUBILE

 

Gli angeli riuscirono a sconfiggere tutti i demoni, la guerra era vinta, sfiniti alcuni angeli si accasciarono ai piedi del castello

“Tu hai portato qui mia figlia dove il pericolo è più incombente” disse Keny Aron, avvicinandosi minacciosamente a Eric,

Emily era rimasta indietro, dietro di lei qualcosa le teneva un braccio, Rantilon  padrone dell’ordine dei demoni si rialzava, trasformandosi  in una creatura ancor più potente

Eric con una velocità addirittura superiore agli Angeli,  e con l’arma dorata si scaglio contro il mostro che di colpo lasciò il braccio dolorante di Emily

Rantilon bloccò il colpo scagliando in aria il corpo di Eric

“Tu sei il traditore” disse con strana calma Rantilon

“Sento l’odore della nostra specie, tu disonori i demoni, combatti per difendere un Angelo”

Traditore ! ripetè stavolta urlando, colpendo ancora una volta Eric, che cadde, senza ormai nessuna difesa , inerme, si sentiva già morto per una buona causa.

Gli sguardi di Eric ed Emily si incrociarono, la creatura era diventata ormai di una potenza che nessun angelo poteva sconfiggere.

“Sarai punito per ciò che hai fatto, sarai dissolto direttamente da me”

“Riuscirò a compiere l’Airus”

Improvvisamente da lontano si sentì un colpo di pistola,  Rose uscì dalla macchina, premendo il grilletto contro la creatura, ignara che questa non le sarebbe stata utile.

Il demone infilzo con l’ascia il corpo di Rose, prima che premette per la terza volta il grilletto e lei cadde a terra senza vita.

“Rose” gridò Emily

“Rooose” il grido disperato di Emily si fece sempre più potente, Rose aveva tentato di salvarla e ora era morta; con quelle che credeva essere le ultime forze Emily si avvicinò al corpo senza vita dell’amica

Nella mano un biglietto, avrebbe voluto consegnarglielo di persona,  aprì il biglietto con su scritto poche parole : Mi dispiace per tutto, ti voglio bene. Erano anche elencate le persone da cui stare lontano che avevano partecipato alla trappola tra cui Emily lesse il nome di Lawre e dei genitori adottivi. In un attimo l’animo di Emily cadde nel baratro, non poteva credere, che i suoi genitori adottivi le avevano potuto compiere un torto così grave.

In quel momento tutti sembrarono come trattenere il respiro, era la fine, Emily si domandava come era finita sin la, perché avevano contribuito a farle questo le persone a cui teneva,poi la telefonata che cambiò totalmente la sua esistenza, per un attimo persa nei ricordi di un ultimo istante riaprì gli occhi

Il demone che intanto combatteva con Eric che si parava davanti Emily colpì quest’ultimo con l’ascia, afferrò Emily e la gettò violentemente a terra era pronto per chiamare l’ Airus. Tutto sembrava morto ora attorno ad Emily suo padre e sua madre che urlavano, Eric in fin di vita,  uscì una lacrima dagli occhi di Emily, era il pianto liberatorio, era il pianto della trasformazione, stava diventando ciò per cui era stata creata, stava per aprire le sue ali ferite che illuminandosi si mostrarono in tutta la sua potenza, finalmente aprì gli occhi, aveva uno sguardo sicuro, il suo ciondolo si trasformò nella spada argentea, che da sempre la proteggeva, la conficcò nelle membra del mostro dividendo la creatura a metà. Emily sfinita cadde ai piedi del palazzo, perdendo i sensi, le sue ali non reggevano più un simile sforzo.

Riaprì gli occhi solo dopo tre giorni e dopo le cure degli esperti dottori dell’ Ordine  degli Angeli, riprese conoscenza

Al suo risveglio Eric le stava accanto, lo trovo piegato sulle ginocchia a pregare non poteva credere ai suoi occhi

“Che stai facendo?” Disse Emily rinvenendo dal lungo mancamento

Eric felice alzò di colpo la testa e sorrise

“Sapevo che saresti tornata”

“Se proprio lo vuoi sapere prego perché mi sono convertito, sono un Angelo anche io ora, la trasformazione è stata dura ma ce l’ho fatta, Keny Aron ha riconosciuto la mia bontà anche se quella non era bontà”

“E cos’era”, rispose Emily incuriosita

“Amore” rispose Eric

Al suono di quella parola la stanza si illuminò, la forza dei sentimenti che provavamo l’un l’altro sembrava illuminare tutt’intorno

Allo sguardo impaurito,  Eric continuò

“E’ questo che succede quando un angelo e un demone si amano a tal punto da sacrificare loro stessi, trasformano l’amore in vera “Essenza”

“Dunque eri tu il protagonista dei miei sogni” sussurrò Emily

“Non erano sogni erano l’avvenire” rispose Eric dolcemente

I loro corpi caldi erano vicini, riuscivano a sentirsi, riuscivano a essere l’una parte dell’altro, i loro corpi poi si unirono, in un amore che si consumava, con un gusto che sapeva di sorpresa, e di paura, Emily finalmente completa assaporava il  gusto della sua metà dolce-amara.