Il volto impresso

 

Fruscio di colpi scolpiscono

Sensazioni che annullano la vanesia

E mi ricordano

Si, Mi ricordano

I peccati visti da altri uomini

Mentre io ancora non so

Cosa celi la matita

Dietro all’atto di sentire il mezzodì

Come la prima delle ore passate

Attenti, miserabili

L’arte di chi gioca col fuoco

Scatena forze a cui non rinuncio

No, non posso

Il perduto amore mio

Che all’alba mi abbandona

Mi rende figlio di chi non lo capisce


 

Rojo, Donna Dura

 

Ecco il tuo sorriso strano

Mi è parso il sogno in una mano

Trattenuta da  un lieve respiro

Ecco a te il poeta che ha nascosto il suo sospiro

Ti disse, Donna son reietto

Ecco a te qualcosa che non ho mai detto

Mai a nessuno ho detto t’amo

E ad un certo punto stanco

Langue il cuore, contro il banco

Oste versa in un bicchiere

Il mio gioco, muovo l’alfiere

Ma compro ancora più speranze

Di quelle traboccan le mie  stanze


 

Inchino all’altro mondo

 

La piazza ti genera, uomo

E’ un alimento, meglio del pane

Anche se falsa, volpe, ti vorrà sempre bene

Restaci

Ci trovi il buio che non crea terrore

Perché vecchio

Tutto è a caro prezzo

Ma non ricordi di disprezzo

Tutto è in tempo, niente scappa

Il peggior male è la rabbia

Provala!

I bambini son figli suoi, che credi

Cantano e bevono fino al mattino

E in quel buio stanno bene

Pulisce loro pure il sedere

Per loro niente croci, uomo

Se non quella domenicale

Quando la piazza urla

Gode pazza, di dolore

I vecchi le corrono dietro

Rose in mano faccio retro

La bellezza non ti sfugge

Non può fare più spallucce

E il bambino che li guarda

Ride tanto, già ti basta!