BRIVIDO

Correva in quel corridoio con l’ansia di chi cerca qualcosa che sa di aver perduto per sempre. In penombra

correva. Una sottoveste bianca di senta in penombra. Porta dopo porta non guardava, scorreva ansimando,

con fiato greve, come se qualcuno la stesse strozzando. Sentiva una belva che le urlava dentro, una bocca

piena di zanne e bave che sbraita di dolore. Sentiva il fuoco, la sabbia, i sassi affilati e taglienti che le

giravano dentro allo stomaco, dilaniandolo. Correva senza pace. Nel cuore emozioni talmente forti da farle

venire i conati. Sofferenza mistica. Insoddisfazione. Non potevano appartenerle gli affari del mondo

odierno, non poteva trovare quello che aveva lasciato. Un’anima così vecchia e nobile non poteva fermarsi

davanti a porticcioli di legno moderno. Vedeva i titani nella sua mente, comunicava con essi strappando

mazzi di fiori nei campi elisi, parlava di sapori dolci e di radiazioni nocive. Tutto le sembrava riconducibile ad

un aspetto irriverente della sua anima, ma quel tutto aveva le stesse note del niente. Correva e picchiava i

pugni contro le sue gambe, correva e si strappava i capelli in un grido sordo continuamente strozzato dal

dolore di un pianto senza lacrime. Correva. Ma non sapeva dove andava. Correva, senza immaginare che

cosa l’aspettava.


BATTICUORE

Balli da sempre

Al ritmo delle farfalle

Che svolazzano nel tuo ventre,

ti accosti a ricordi

che immobili, magnetici

e glaciali come fiordi

ti attirano e ti respingono

in una danza

che non ha più ritmo

né sostanza

e tutto ciò che vorresti

è che un battito di ciglia

allontani, di lui,

ogni odore ed ogni voglia.

Ma tu sei ciò che sei

E non potrai mai

Stare lontana dall’amore

E dai suoi guai.


NEVE

Di bianco ti vesti

Sulle case e tra gli alberi

E abbarbicata sulle colline

Respiri e resti

Aureo azzurro

È il tuo riflesso

Inatteso candore

Della vita che muore

In un brivido precoce

Lungo la schiena

Nelle mie mani

Un respiro fresco e pulito

In attesa del domani.