“La storia di un ragazza nel suo mondo infinito”

Lei era così, le veniva meglio prendere una penna e cominciare a scrivere. Non importa se si trattasse di un libro, un racconto, una poesia, una lettera, ma scrivere era tutto quello che amava fare quando le parole le venivano meno. A volte le pareva quasi essere così piccola in un mondo così grande, quasi come se le venisse chiesta  sempre una forza in più per risalire e ritrovare la luce. Lo faceva sempre, eppure quello che lei sentiva dentro nessuno mai avrebbe potuto capirlo. Preferiva il silenzio, era così bello per lei sedersi nel mezzo del suo giardino di notte, perché lei amava stare da sola, in quegli attimi le piaceva guardare verso un punto nel vuoto e pensare, poi dopo un po’ di tempo  rialzarsi e andare via. La stanchezza non le pesava, non le pesava dare il suo affetto a chi ne aveva bisogno, donare un sorriso a chi non ne aveva la forza, lei non lo faceva con un scopo, ma semplicemente fare ciò la rendeva felice, perché voleva il bene altrui. Poi capitava raramente, però c’erano quei momenti in cui sorrideva tra le lacrime, forse erano i momenti più belli, quelli che nessuno riusciva a spiegare, erano quei momenti in cui lei avrebbe desiderato un abbraccio, ma non uno a caso, l’abbraccio di chi in silenzio riusciva a capirla. Eppure quella ragazza continuava a correre lungo la strada della vita, come se nessuno potesse fermarla o forse come se lei stessa non volesse fermarsi. E la vedevano sorridere e ridere, come se la vita fosse una partita a briscola, come se i pensieri fossero l’ultimo passo della giornata, come se le gioie fossero il pane quotidiano, ma la verità è che nonostante tutto, nonostante tutti, lei alla vita non si sarebbe mai arresa. Il suo sorriso era tutto quello che di più forte potesse avere  e lo avrebbe custodito con estrema cura per tutta la sua vita, anche nei momenti più difficili, quando avrebbe voluto piangere e gridare senza che nessuno potesse sentirla.


 

“Noi e gli altri”

Bisogna imparare ad ascoltarla la gente, ma non ascoltarne le parole, di queste le persone ne diranno sempre tante, e talvolta ti nasconderanno il vero, per celare la loro stessa natura, i loro pensieri, il loro modo di essere e di vivere. Troppe volte le persone ignorano che tu sai ciò che loro non sanno tu sai. Ecco perché penso che mi piace di più chiedere poco, ma ascoltare tanto. Guardare negli occhi, piuttosto che soffermarmi su particolari futili. Dare alle persone la possibilità di raccontarsi in tutta libertà, senza che queste si sentano vincolate da pregiudizi che non ho. Preferisco conoscere gli altri e conoscere me stessa allo stesso tempo. La conoscenza di se stessi e la conoscenza degli altri è un percorso infinito. Le parole passano sulla pelle, come le lacrime sui nostri occhi. Ma non sono né le parole né le lacrime a se stanti a fare la differenza, ma piuttosto quello che queste sono capaci di trasmettere.


“Il senso dei nostri giorni”

Se a tutto potessimo dare e da tutto potessimo avere una risposta, il mondo non avrebbe un senso reale, ma risulterebbe essere mera monotonia di un qualcosa di estenuante più e più volte ripetuto. Sin da quando siamo piccoli, cresciamo e diventiamo grandi con la solita domanda: “Perché?”. Cerchiamo spiegazioni al mondo che ci circoscrive, alle persone che ci circondano, agli eventi che ci capitano. A volte riusciamo a dare una spiegazione logica, altre volte lasciamo che sia la vita a risponderci in un qualche modo, prima o dopo. Ma tutto il mondo evolve, perché non c’è mai nulla di finito, non può esserci, perché se ci fosse, il mondo finirebbe, finirebbe quella voglia di scoprire, il desiderio di arrivare sempre un passo dopo a chi è venuto prima di noi, finirebbe l’ambizione che ci porta ad inseguire il sapere. Finirebbe tutto, perché c’è vita solo dove c’è movimento, nella mente come nel corpo. Si dice che il tempo sia la cura di tutti i mali e che la calma sia la virtù dei forti. E’ vero, se si riesce a comprendere che la vita è fatta di cose belle quanto di cose brutte, se si riesce ad accettare la vittoria quanto la sconfitta, l’amore quanto la delusione. Ma soprattutto se nonostante tutto, nonostante tutti, si continua a rimanere se stessi e ad andare avanti. L’umiltà e la semplicità sono le due vere sorgenti della bellezza, la vera bellezza, quella che il tempo, le stagioni, non possono svanire: la bellezza interiore, la bellezza intellettuale. Quasi come a vedere uno specchio che riflette nell’acqua la sua immagine, pulita, trasparente, luminosa. Una bellezza rara, ma per fortuna esiste ancora da qualche parte in questo mondo.