Quando tu vorrai spingere lo sguardo…

Quando tu vorrai spingere lo sguardo
Tuo, nel nero abisso del mio inconscio
Sappi che il mio nome è mare;
e come quello, a me più conviene
celare l’occhio di tempesta nel profondo
e porgerti uno specchio più tranquillo.

L’onda che da lontano si gorgoglia
E spinge sullo scafo a poppavia
Sarà l’eco d’un pensiero che tormenta,
E il grido convulso del gabbiano
Vestigio della sua malinconia.


Il mio amore (le cose che vorrei dirti)

Il mio amore è fatto della materia dei sogni.
Perché puoi descriverlo, ma non comprenderlo
E per ogni palpito di cuore ed ogni fiato
Il mare e il cielo sono poveri al confronto.

Il mio amore è fatto della materia del vulcano.
Perché puoi frenarlo, ma non puoi domarlo
Esplose un giorno, inaspettato e improvviso
E brucia ancora, e non conosce quiete.

Il mio amore è fatto della materia del porfido.
Perché puoi scalfirlo, ma non puoi spezzarlo
Fuggi pure, per quattro ventine di lune
Resisterà, aspettando il ritorno.

Il mio amore è fatto della materia del vento.
Perché puoi sentirlo, ma non puoi ingabbiarlo
Esso sfugge la prigione, il cielo chiama casa
E il grido del falco è la sua voce ambrata

Il mio amore è fatto della materia del sangue.
Perché puoi resistergli, ma non puoi spegnerlo.
Nella passione che vibra nel corpo si svela
E nell’unione di due desideri ritrova la strada.

E il mio amore è fatto della materia dell’amore.
Perché puoi condividerlo, ma non puoi rubarmelo
Esso non viene da me, ma attraverso di me
Come un raggio di sole, che ha in te il suo prisma
Di diamante.


Periferia

Ferma è l’aria – forte l’afa.
Odora di sale intorno, e non si vede
Il blu, celato dal gomitolo di vie.

Forti di promesse più che eterne
Han scritto propositi gli innamorati
Sul ferro delle vecchie lamiere;
Li ha richiamati il tempo alla realtà:
Sferzate di acqua salmastra, infine
Piegano lo sguardo le porte del fabbro,
e in difformi inchini la ruggine s’affanna
nell’eterna missione del tarlo.

Non è fallimento, non squallore
Né debolezza ad ispirare le cose
E il grigio inaridito del meriggio
Non è simbolo di sonno, non di morte.

Vive il pescatore tra le viuzze
La palma, contro il vento, non è stanca;
Tesa tra due angoli di cielo
Alta si leva, la corda del bucato:
Flettersi ad ogni alito di vento
Paga assai, se ciò che guardi è il mare.