Doberman

 

Nela cultura occidentale già quando il piccolo feto inizia a prendere forma e soprattutto sesso, i giovani neo-genitori e famiglie al seguito, inquadrano il futuro nascituro secondo quelli che sono i canoni sociali per i maschietti e per le femminucce. Quando nasce un maschietto abbiamo una cameretta tutta azzurra, i vestitini, le tutine, i bavaglini che prendono quelle tonalità dall’azzurro al celestino proprio per i più originali andiamo sul giallino o il verde sbiadito. Per non parlare dei giochi, ci saranno anni di lego, macchinine seguite da piste, poi quelle telecomandate, indiani, palloni, guantoni da pugile, e varie favole e cartoon pieni di calci pugni e tutti bambini duri che sanno sempre affrontare le situazioni con fermezza senza mai piangere! Questi piccoli cuccioli di uomo sono proiettati verso un mondo pieno di piccoli combattimenti fisici, dove il più forte è solo quello con più muscoli da mostrare. Le neo mamme preoccupate, sin da quando il pargoletto ha pochi giorni di vita alle future nuore, saranno sicuramente arpie che vorranno strappargli via il proprio bimbo, nei casi più estremi spereranno in una carriera clericale ma di alto lignaggio! Così che non dovranno mai separarsi dal loro pargolo!

Ma quando nasce una bambina la storia cambia: la cameretta è tutta rosa, così i vestitini, le tutine, i bavaglini e poi arrivano le favole, le fiabe, i giochini tutti centrati sulla piccola principessa con i riccioli biondi e i gradi occhioni azzurri, un animo grande pronto ad aiutare gli uccellini e il prossimo, ma appena adolescente incontrerà il principe azzurro sul cavallo bianco, anch’egli biondo, occhi azzurri, valoroso e coraggioso che salverà la sua bella quando la strega cattiva la porterà via! Solo allora riuscirà a coronare il suo sogno e diventare la regina del reame accanto al suo sposo e vissero tutti felici e contenti! Sin da piccine le bambine occidentali si immaginano le avventure della piccola principessa e del suo reame e l’arrivo strabiliante di questo famoso principe azzurro, che sicuramente riconosceranno perché è biondo, gli occhi azzurri e cavalca il cavallo bianco e poi diciamocelo è un principe anche lui, mah si! può andare anche il valoroso cavaliere, di lignaggio inferiore ma pur sempre bello e valoroso!

Così la nostra piccola Princy cresce, i cartoni disney e le fiabe lasciano il posto alla letteratura romantica, i giochi e le bambole lasciano spazio alle fantasie e ai sogni condivise con altre giovani principesse e damine. Arriva la preadolescenza, quella fase critica in cui il giovane essere umano è costretto a vivere nel gruppo dei pari presentandosi in una forma che è al limite tra lo scherzo della natura e l’esperimento del dr. Frankstein mal riuscito: il corpo che non ha la forma di un bambino ma neanche di un adulto, testa piccola e corpo grande, testa gigante e corpicino, volto inondato di brufoli, peluria che esplode, sopracciglia unite, vocine infantile in corpi giganti, la fauna di questa fetta di umanità è variegata nelle sue mostruosità. E poi i vari sussulti che oscillano tra ormoni che dirigono i loro istinti più terreni verso gesti carnali e sospiri che digrignano un cuore troppo giovane per soffrire tanti desideri amorosi.

In questa fase nessuna piccola principessa o damina sfugge al confronto con una giovane principessa già formosa, senza alcuna mostruosità, già pronta ad essere salvata dal prode, e quindi desiderata da tutti gli aspiranti principi azzurri e cavalieri. La nostra Princy inizia a guardarsi allo specchio, frugando tra gli armadi della regina madre inizia a indossare quelli che un giorno saranno abiti da grande cerimonia, deliziose scarpe che non sulle quali non riesce proprio a camminare, ma oggi non è ancora arrivato quel giorno. Già quel giorno in cui nella sua maestosa armonia di giovane donna, su quel corpo sinuoso dove scendono lunghe sete che avvolgono le delicate membra incontrerà il suo amato che delicatamente prenderà la sua soffice mano per trascorrere i nuovi giorni di una nuova vita segnata da strade d’amore e felicità.

La Princy si guarda ancora allo specchio sperando che rispetto al giorno prima qualcosa sia migliorato e invece… nulla, altro che principessa di fantastiche avventure è solo un brutto anatroccolo. Tutte quelle favole, tutte quelle speranze, la sua mamma le ha mentito non è bella, non è la principessa, è stata ed è solo una bambina! Così questi pochi anni di transizione diventano lunghi giorni, mesi bui, anni da cancellare. Nei giorni di pioggia si confondono le amare lacrime di Princy, che sconsolata ascolta musica e continua a sognare l’arrivo del giovane principe azzurro sul cavallo bianco, sapendo in cuor suo che un giorno qualcuno vedrà la sua bellezza interiore, già perché lei è i brutto anatroccolo. Ma quel principe lei lo conosce già, è quel giovane che vede tutte le mattine, quel giovane principe che pensa al pallone e ai giochini sciocchi con i suoi compagni, ma che guarda solo lei, quella bella principessa che a pensarci bene sembra più una streghetta che una principessa, sempre lei, bella, formosa, bionda, occhi azzurri, simpatica.. così dicono! Lui ha incrociato il suo sguardo diverse volte tra i banchi di scuola, ma voleva veramente guardare lei o è stato un caso? Probabilmente mentre Princy è nella sua stanzetta ancora rosa, anche lui nella sua cameretta azzurra si strugge per lei. Si sicuramente è così, e un bel giorno si dichiarerà a lei! Così un bel giorno inondato dal sole giunge a scuola e così un gran vociferare, come in un grande regno dove tutti non fanno che bisbigliare, guardare, ridacchiare, ed ecco la grande notizia! Il principe azzurro è ufficialmente legato alla streghetta!!!! Proprio così, anche questo sogno nato da mere illusioni è andato in frantumi tanto velocemente quanto velocemente una goccia di cristallo ha impiegato a nascere dalle viscere salire sino alla sacca oculare e scendere velocemente giù per solcare le rosee gote.

Non sarebbe stata più la stessa Princy, non avrebbe più creduto nelle favole, lei non era una di quelle principesse! Ma avrebbe continuato ad aspettare il principe, magari non proprio azzurro sul cavallo bianco, però pronto a rapirne il cuore e a renderla la più bella tra le principesse!

Princy cresceva, nel frattempo, intorno a lei il suo mondo cresceva, le situazioni si complicavano e venivano complicate dalle vicessitudini amorose tipiche dell’era adolescenziale che ogni principessa attraversava.

Così iniziarono a nascere i primi amori, le prime palpitazioni del cuore, i primi sospiri, le mani sudate, gli occhi sognanti, i bisbiglii tra giovani fanciulle al passaggio di un aspirante cavaliere! Oh ma quante emozioni!!! Princy però non sapeva ancora quale fosse il suo dono, senza averne coscienza però, l utilizzava: la sintesi. Per sintesi non intendo in senso prettamente letterario, ma per comprenderne il vero significato sarà necessario ampliarne il senso: uno spiccato senso dell’osservazione, un attenzione globale, una memoria sincretica, l’unione di tutti questi elementi permettevano la giovane Princy a creare sincreticamente dei nessi logici aderenti alla realtà che le permettevano di capire non solo ciò che accadeva intorno ma anche ad anticipare il decorso delle vicende seguendo ragionamenti basati sull’esperienza osservata e un intuizione prontamente sviluppata.

Così Princy osservando il contesto intorno, iniziò a capire come frivola ed effimera potesse essere l’esperienza dell’innamoramento: “eh bene? Tutto qui? Tutto lo scombussolamento iniziale di emozioni e poi? Bugie, incomprensioni, discussioni, malesseri e si passa ad un altro/a di cui innamorarsi?”. Questo era il pensiero che le attraversava la mente, non riusciva a non porsi ogni volta la stessa domanda “Tutto qui? Tutto qui? Tutto qui?”

Ben presto tutti questi pensieri, dubbi, illusioni infrante passarono sullo sfondo della vita che conduceva, senza passioni ma semplicemente osservando ciò che accadeva a se e agli altri, custode delle confidenze di molti riusciva a vedere tutte le sfaccettature che la sua realtà le poneva. Ma si sentiva tanto sola e incompresa, ovunque volgesse il suo sguardo solo principesse e principi degni delle prime, nessuno con cui condividere i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi nessi sincretici, solitudine questa era lo sfondo delle sue vicende.

 

Princy e l’incontro con Dama

Nel suo percorso incontrò finalmente un’altra principessa, non come le altre, anche lei oramai non era più nella schiera delle principesse in attesa del principe azzurro sul cavallo bianco. Lei era Dama, una giovane donna, anch’essa viveva il mondo secondo una sincresi molto simile a quella di Princy, dove la razionalità vinceva su quelle emozioni bugiarde e illusorie. Fu a prima vista! Uno sguardo, una sincresi inconsapevole, si scelsero senza apparente motivo, alcuna somiglianza solo lo sguardo: Princy era giovinetta, mora, di statura media, emanava femminilità in ogni gesto in ogni indumento indossato, se pur la durezza che mostrava restava lì evidente scudo dall’esterno. Dama era bionda, snella, la sua durezza traspariva da uno stile maschile, prevalentemente sportivo e comodo, il suo scudo più grande più evidente la nascondeva dagli attacchi esterni, eppure fu notata subito da Princy, e così che si annusarono, si odorarono, fino a scrutarsi nell’animo, la scoperta fu graduale, lenta, ma ogni tassello che veniva scoperto era fonte di stupore e gioia allo stesso tempo: erano più simili di quanto avessero potuto immaginare!

Dama era una bambina molto bella, corrispondeva a quei canoni della piccola principessa, però secondogenita, questo elemento di disturbo all’interno del suo mondo principesco, era sempre la seconda, ma non per il re padre, lui che l’amava più di ogni altra cosa la mondo! Dama crebbe nella sua stanzetta rosa, immersa nelle fiabe, crescendo non diventava principesca come avrebbe voluto, non si piaceva più come piaceva al re padre. Ma incontrò il suo bel principe azzurro, poi un altro, poi un altro e anche lei dovette rinunciare alla sua favola a lieto fine, i principi diventavano tutti ranocchi, non come nelle favole che erano i ranocchi a diventare affascinanti principi. Così Dama, capace di sintesi, con uno spirito di osservazione spiccato, una razionalizzazione efficiente, un ascolto empatico, tutto questo portandola ad una lettura efficace della realtà, abbandonò l’idea della favola “e tutti vissero felici e contenti”, catapultandola addirittura ad un profondo astio verso tutte le principesse.

Dama vedeva tutte le principesse come inconsistenti e senza capacità di pensiero autonomo, tutte omologate, uniche conversazioni: capelli, vestiti, scarpe, unghie, tutto per arrivare all’argomento Principi!!!! Già tutte pronte a sgomitare pur di accaparrarsi il nuovo principe in voga, e l’amore? I sentimenti? Tutte disposte ad annullarsi pur di avere il proprio principe, disposte a rinunciare a se stesse, ad accettare compromessi, tutte dipendenti da questi legami ricattatori, pur di aderire alle aspettative sociali. No, lei non era così, lei voleva essere indipendente, lei voleva realizzarsi, lei sentiva di non poter rinunciare a questa parte di se che la faceva sentire viva, i compromessi non sapeva propri accettarli. Dama sentiva di dover ancora fare tanta strada per sentirsi realizzata, e non aveva alcuna intenzione di perdere tempo con frivoli argomenti come I PRINCIPI. Dama, però aveva trovato nel suo percorso compagni di viaggio che potevano accompagnarla nelle sue vicende, ma con il trascorrere del tempo anche quelli che erano i suoi compagni si fermarono a diverse fermate aderendo alle aspettative sociali dei loro regni, e così ben presto il sentimento che la pervase fu la solitudine e l’esclusione.

Dama evitava grandemente le principesse, se non in situazioni formali, quando il suo regale sguardo si posava su una o più di queste si intravedeva qualcosa di molto simile alla pena, lo schifo e la repulsione e proprio in uno di questi momenti che alzò lo sguardo regale per incrociare quello di Princy, si riconobbero immediatamente, mai due sguardi tanto regali quanto infastiditi si incrociarono come in quell’istante. Di regale mantenevano il portamento, mantenevano i valori ma le sembianze erano poco principesche, non aderivano ai canoni sociali delle principesse! Eh no loro proprio no! Il primo giorno iniziarono a parlare con sospettosità, cosa che andando avanti nella conversazione iniziava a scemare, l’una concludeva le frasi dell’altra la quale dava verbo ai pensieri della precedente.

Come dicevamo, dopo il primo incontro ne seguirono tanti altri, ma nessuno delle due si buttò a capofitto nella relazione con entusiasmo passionale, ma entrambe con estrema razionalità e pazienza meticolosa si lasciò scoprire dall’altra osservando attentamente i passi e le mosse, come una partita a scacchi, finché Dama andò a scacco! Con insospettabile freddezza invitò Princy a trascorrere una vacanza insieme nella regale residenza estiva di famiglia. Princy accettò sorpresa, ma era lontana… “mancano quattro mesi! Mi fa un invito ad una distanza… in fondo non ci conosciamo! Eppure sembra di conoscerci da sempre.. non avrei mai potuto dire di no, ma caspita neanche un minuto per pensarci, non è da me!

Così che iniziò uno scambio sempre più profondo, iniziarono a rendere partecipe una della vita dell’altra, il passato dell’una sembrava lo specchio quello dell’altra, certo cambiavano i luoghi, le persone, ma nonostante ciò le similitudini e le osservazioni erano similari, così le loro vicende insieme divennero ben presto vere e proprie avventure, si perché per avere un avventura devi poterla condividere con qualcuno, un complice, una spalla. Princy e Dama avevano colmato quel sentimento di solitudine e di esclusione che accompagnava la loro esistenza da troppo tempo. Insieme andavano ai gran galà di corte, viaggiavano, conoscevano nuove persone, nuovi regni, tutto prendeva colore, trovavano ogni giorno sfumature differenti. Anche quelle occasioni tanto regali, tanto odiate dalle due insieme prendevano vivacità, tutto era sotto una luce diversa, tutto si riusciva a fare con maggiore serenità.

Così trascorsero i giorni, i mesi e gli anni, all’insegna della complicità, anche i momenti più bui prendevano quella luce fioca che dava la speranza di ritrovare la luce. Ci furono alti e bassi nelle vite di entrambe ma mai il legame fu intaccato, mai l’una non fu spalla dell’altra, i silenzi erano discorsi infiniti, i lunghi discorsi racchiudevano quei silenzi infiniti in cui nessuno sarebbe entrato mai se non chi assapora quella stessa esperienza, quello stesso dolore e quella stessa gioia silente che scivola negli occhi di un altro individuo nel momento in cui la riconosce.

Le loro vite si incastravano alla perfezione, tutto quello che Princy non sarebbe mai stata era Dama, e così tutto ciò che Dama non poteva essere lo era Princy, l’una trascinava l’altra oltre i propri limiti, il mondo non aveva confini per loro, tutto sembrava alla loro portata eppure c’era sempre qualcosa che entrambe ricercavano senza mai dirselo. Bastava che una osservasse nell’altra uno sguardo languido, un labbro morso, un sopracciglio inarcarsi, e si leggeva chiaramente l’assenza di quell’illusione data da quel piccolo gesto che una carezza avrebbe potuto riaccendere. Non una carezza qualsiasi, data da una mano calda, affettuosa, forte, rassicurante, per tutta la vita. Ma questo sapevano bene che non era reale, solo frutto di un illusione ben inscenata dalla società occidentale per crescere le nuove principesse, e loro non avevano accettato di essere così, loro proprio no. Loro andavano in giro con grandi macchine cupè, ma non guidate da alcun principe, loro portavano se stesse in giro, senza briglie, senza freni seppur tenendo ben saldo il freno a mano. Loro non esageravano mai, ma si spingevano oltre, dove una principessa si sarebbe fermata loro proseguivano, loro conquistavano il mondo, ma il mondo non conquistava loro.

Così proseguivano le loro avventure…

 

I Principi Azzurri

Princy e Dama si divertivano a girare nei loro mondi a volte nelle vesti di principesse a volte nelle vesti di dissertrici, a volte semplicemente loro. Le loro avventure erano piene di personaggi, tutti facevano da sfondo, c’erano attori secondari, attori principali, comparse, scenografi, truccatori, ma le registe erano sempre loro non perdevano mai di vista il loro copione, disposte a cambiare scena anche sull’improvvisazione ma comunque restavano loro a dirigere i lavori. Entrambe si soffermavano spesso ad osservare, le scene andavano avanti anche se loro diventavano invisibili spettatrici, questo consentiva loro di carpire più informazioni possibili e giocare con le loro intuizioni iper razionalizzate.

Così iniziò il gioco dei ruoli, i principi non erano tutti uguali e così neanche i cavalieri che aspiravano alla mano di una principessa. Iniziò il gioco degli animali… C’erano i barboncini, tutti quei principini tanto laccati da sembrare finti, il loro profumo li precedeva, i loro riccioli scendevano come finte parrucche su un manichino, i loro modi sofisticati erano rigidi, lasciavano poco spazio alla fantasia.

Il mastino napoletano, principi esteticamente goffi, ma forti, rassicuranti, stabili ma assolutamente immeritevoli di accompagnare dolci donzelle che aspiravano ad una vita meritevole di essere vissuta, accanto a questi si affiancano le principesse insicure e bisognose di sicurezza che in loro manca.

Il polipo, quei principi che ogni volta che annusano l’odore femminile sembra sempre la prima volta e si attaccano a tutto ciò che incontrano sfociando nel volgarismo, senza mai scegliere davvero. Provano ad accaparrarsi la dolce donzella che si trova malauguratamente accanto a loro, nonostante l’insistenza respinta più e più volte, insiste e insiste fino a raggiungere il suo obiettivo o sposta le sue attenzioni sulla nuova malcapitata.

Il chiwawa adorano i luoghi affollati, le situazioni regali, comode, i vizi ma si innervosiscono facilmente, rischiando scenate banali per nulla, si sentono in pericolo dinanzi ai concorrenti e mostrano immediatamente le loro caratteristiche, ma si ritirano con estrema facilità.

Il labrador, sono principi di grande compagnia, adorano le affettuosità, vogliono le attenzioni tutte per sé, sono in grado di legarsi a più persone, non si focalizzano con esclusività anche se scelgono una principessa, non sono dei combattenti, conquistano per la loro estrema disponibilità il più delle volte. Questi sono affettuosi e intelligenti, ma diventano aggressivi se sentono minacciare la propria preda.

Il bradipo, è difficile trovare un esemplare di questi tra i principi, è più facile trovarlo in altre fasce sociale, come un cavaliere o un cortigiano, sono quegli uomini che non chiedono nulla, si arrovellano nei propri pensieri, si dedicano ad attività isolate, escono di rado e quando lo fanno preferiscono entrare in relazione come amici più che mettersi in discussione in relazioni amorose.

L’orso bruno, questi sono esemplari maestosi, un manto spettacolare, occhi profondi, mani grandi, protettivi, sensibili, molto introversi, non amano cambiare le abitudini e le situazioni, trascorrono molto tempo in branco, scelgono una compagna anche se vengono distratti da altre principesse, sono insaziabili pur promettendo amore eterno, in realtà è eterno solo per il periodo del letargo, che come ben sappiamo dura una stagione.

Il vampiro, è una tipologia tra le più affascinante, sono principi notturni, difficilmente li si incontra di giorno, si svegliano tardi, spesso sono di altissimo lignaggio, quindi non necessitano di un lavoro, iniziano a farsi vedere nel tardo pomeriggio, li trovi in tutti gli aperitivi alla moda, seguono le cene più esclusive accompagnati da principesse di bellezza rara, seppur non in grado di mantenere una conversazione, proseguendo la nottata nei locali più cool delle metropoli più in voga. Questi sono i principi che vivono della bellezza riflessa, dei soldi di paparino re, delle principesse bellissime che li accompagnano e della compagnia di tutta la loro corte. Detti anche i succhiatori di energie.

Il pitbull, ecco questa è la categoria che si riconosce con maggiore facilità, si sente da lontano il suo arrivo, ringhia da lontano, lasciando qua e là un po’ di bava, definito anche il “coatto” o per meglio comprenderne il significato il “tamarro ripulito”. Prova a vestirsi alla moda, ma non riesce, aggiungendo elementi eccessivamente vistosi facendo una calata di stile vergognosa. Questi elementi si avvicinano al gentil sesso in modo prorompente, si propongono con aria di rari esemplari, si spera sempre che questo sia vero ma purtroppo proliferano con maggiore affluenza di giorno in giorno. Modi rudi, muscoli in vista, depilati sino all’alluce, appaiono quasi truccati, uomini al limite del ridicolo, con le cortigiane e i giullari intorno mostrano i loro averi nei luoghi affollati, mostrando i denti con spavalderia.

I felini, principi e cavalieri scaltri, dalle movenze raffinate, non si mostrano con facilità, preferiscono attirare l’attenzione con discrezione per poi godere dell’effetto sorpresa, tendono ad essere creature affascinanti, rapiscono l’attenzione grazie ad eleganza pericolosa ma tra i mammiferi risultano i più fedeli a se stessi più che agli altri, godono di indipendenza ma amano legarsi.

 

La nascita del Doberman

Era poco tempo che si erano incrociate le strade di Princy e di Dama, dopo attente osservazioni avevano iniziato a confidarsi le proprie vite, cosa faceva loro battere il cuore, cosa dava loro dolore, cosa non avrebbero mai perso e cosa avrebbero abbandonato volentieri.

Entrambe avevano conosciuto diversi principi azzurri, quelli che è meglio lasciare scivolare in un cassetto chiuso, ma non riuscivano proprio a svuotarlo quel cassetto, chi lo avrebbe immaginato? Entrambe avevano conosciuto quello che si credeva una storia struggente con il proprio principe azzurro. Entrambe l’avevano vissuta una storia con un principe azzurro. Ma erano davvero principi azzurri i due prescelti? Poteva una biondissimo e azzurrissimo principe attirare non solo l’attenzione ma rapirne i favori?

Iniziarono perciò a confrontarne le caratteristiche:

Nella descrizione dei due uomini si evinceva la forza, la tempra e il carattere di veri principi azzurri con il cavallo bianco, tra i migliori esemplari di stalloni! Man mano che entrambe descrivevano il proprio principe, le similitudini erano pazzesche, ma nessuna delle due utilizzò il nomignolo sopra detto, entrambe dissero all’altra: “bè un vero principe azzurro!!”.

No, non erano principi azzurri, alcun principe avrebbe potuto attirare la loro attenzione, o meglio, non un semplice principino, questi esemplari rari, non potevano che essere DOBERMAN.

Ma chi è il Doberman?

Uomini affascinanti, belli, consapevoli di esserlo, intelligenti, ironici, stoffa da leader, di sangue non regale, ma la loro spiccata intraprendenza li ha resi di alto lignaggio conquistando i titoli per merito (in caso di necessità non hanno scrupoli nello sgomitare). L’arrampicata fatta, perché questo è il giusto termine per descriverne la dinamica, ad ogni costo utilizzando ogni mezzo, in fondo lo scopo giustifica i mezzi!

Questi uomini non si riducono a meri uomini di successo, si ha dinanzi uomini con un fascino consapevole, lusinghieri delle beltà femminili, di ogni età ed estrazione socio-culturale. La donna, per quanto in età avanzata o fanciulletta, sempre al centro di galanterie e attenzioni amorevoli, di questi uomini adulatori del gentil sesso, ma certo non li si vede mai passare da un letto ad un altro con tanta semplicità quanti deliziosi i pensieri delle donne affascinate su di loro. Questi uomini non vengono attratti facilmente nel letto di una donna, loro adulano tutte, ma non si concedono con facilità, possono cedere per mero bisogno fisiologico ma è un evento molto raro, in occasioni dove non ci sono grosse testimonianze, non sfoggiano le loro conquiste momentanee, non godono di questo, probabilmente per mantenere l’alone di mistero e di auspicabilità per il palato principesco che adulano quotidianamente.

Il Doberman prima di vestirsi da principe non si è fatto mancare divertimenti, eccessi e vizi, solo una volta indossato l’abito regale rientrano apparentemente nei canoni sociali dettati dal nuovo lignaggio di appartenenza.

Uomini che appaiono perfetti principi azzurri sul cavallo bianco, ma non possiedono un cavallo loro, loro hanno lo stallone, non sono principi azzurri, per loro una nuova categoria che nasceva, ma ancora non bastavano questi elementi.

Non finiva qui la descrizione dei due esemplari, eh già! Loro non sono solo grandi adulatori, queste sono attenzioni per tutte le donzelle, ma per la prescelta tutto è diverso! Sono uomini che una volta che puntano una preda non la mollano sino alla conquista, la fase del corteggiamento è la fase in cui tutto è predisposto, ogni singolo dettaglio non viene lasciato al caso.

Il corteggiamento di questi predatori è la fase nella quale ogni gesto, ogni parola, tutto appare studiato, appare essere un copione perfettamente studiato dai più romantici dei poeti, dai più passionali degli artisti. Eppure per loro è un gioco naturale, se così non fosse non risulterebbe così perfettamente studiato, una regia impeccabile. I luoghi risultano magici, le luci adatte a dare uno sfondo alle scene da favola: tramonti, locali soffusi, raggi di sole che illuminano la dolce donzella o ancora giornate piovose per asciugare le gote della bella. Mai un appuntamento finalizzato all’approccio meramente fisico, eh no! Il Doberman non ne ha bisogno, può controllare i suoi istinti senza batter ciglio, o meglio senza perdere di stile.

Quando il Doberman sceglie la sua preda, questa non tarderà a capire di essere al centro delle sue attenzioni, non tenta in alcun modo di nascondere i suoi interessi senza essere volgare o invadente, ma con ironia, raffinatezza e dolcezza. La dolce donzella diviene l’unico catalizzatore di energie, attenzioni e ogni genere di galanteria. Trascorrono così i momenti da fiaba, i giorni incantevoli, le settimane principesche, tra galà, carrozze, cristalli e fiumi di bollicine. In queste settimane si sfiorano le mani, dolci e leggiadre labbra che si posano sulle guance, sospiri quando gli sguardi si incrociano. La donzella è oramai preda facile per un Doberman, la donzella è divenuta regina, le sue difese sono state annientate da cotanta galanteria, amorevolezza sempre impeccabile quanto misteriosa, nutrita da alcunché di razionale o spiegabile alla comune osservazione.

Solo quando il Doberman sente che il suo ascendente sulla giovane preda è oramai forte, ovvero sta legando a sé la giovane, arriva il momento in cui rende sua la prescelta. La giovane non dimenticherà facilmente questa esperienza, solo in quel momento potrà capire cosa la ha spinta a non accontentarsi di un semplice principe azzurro.

I Doberman, non utilizzano solo le arti della galanterie ma hanno un modo di amare che può rendere ogni donna degna di tale affermazione. Una donna amata da un Doberman si sente regina del mondo, lei possiede qualcosa che rarissime altre donne hanno fortuna di possedere, Ah! Che ridicolaggine! Il termine possedere…

Nessuna donna possiederà mai realmente un Doberman a meno che questi non voglia che accada e fino a quando lo vuole. Tutti parametri metrici che solo questi esemplari riescono ad avere ma per la loro gestione è tutta un’altra storia…

Non corriamo troppo. Restiamo su quella che è la descrizione dell’esemplare secondo manuale, poi potremo trattare su ciò che in realtà è la gestione di un esemplare tanto raffinato quanto pericoloso.

Inizia quindi l’idillio, appena il corteggiamento si conclude con i favori della donzella, per il Doberman inizia il suo film: come se fosse il protagonista di un vero e proprio colossal dove l’eroe rende alla sua amata la corona della regina! Ogni giorno è l’occasione per sorprendere e far sentire la sua bella: La Regina.

Un gesto, uno sguardo, un dono, una cena romantica con effetti speciali, una fuga d’amore sulla spiaggia di un lago. La donzella non farà in tempo a formulare un desiderio che questo diviene realtà. La giovane indosserà gli abiti più sfarzosi, sarà sempre la più bella del reame, di una luce particolare, tanto luminosa da accecare gli occhi ma tanto fredda da starne a distanza. Tutte queste attenzioni, tutto questo nasconde l’altra faccia della medaglia: il mistero.

Il Doberman è un ottimo ascoltatore, cosa che conquista ogni donna, resiste ore in conversazioni dove interagisce poco, in realtà questa capacità, o meglio questa sensibilità nasce dalla sua profonda difficoltà a parlare di sé, ha la convinzione che nessuno possa capirlo. Il Doberman ha forti tratti narcisistici, non concede parti di sé ad altri facilmente, solo in rare occasioni si sbilancia donando dei racconti di sé che restano sempre ambigui, rimodulati rispetto all’ascoltatore, in questi momenti le difese si allentano, magari grazie ad un calice di pregiatissimo succo di uva di troppo. Ha necessità di utilizzare e manipolare quelle informazioni per dimostrare quanto si fida della propria compagnia, sia essa la bella o un gruppo di ammaliate comparse.

Il narcisismo del Doberman lo si evince dalle donne con cui si accompagna, sono generalmente belle, non troppo appariscenti, ma tutte con una comune peculiarità: sono donne affascinanti, intelligenti e indipendenti, accompagnarsi a queste donne che esaltano la propria immagine è estremamente gratificante. Il Doberman non vanta esclusivamente la possibilità di frequentare belle donne, ma di possedere La donna che possegga tutte le arti femminili.

 

Il Mistero

Il mistero in una relazione con un Doberman fa parte del contratto. Sono uomini iper impegnati, sul lavoro, in famiglia, nella società, hanno sempre tanto da fare, “non vogliono annoiare con questi dettagli”. Resta il fatto che la donzella non conosce assolutamente i suoi spostamenti e quando ne fa richiesta esplicita, il Doberman le dimostra che lei era già al corrente di tutto, non dicendole in realtà nulla.

Morale: Lei si sentirà in colpa per aver dubitato, sciocca per averglielo esplicitato, ma continua ad essere confusa perché non ha avuto risposte. Tutto questo con il tempo tende a lievi migliorie, anche nel momento in cui il rapporto tra i due amanti prende forme di stabilità, restano comunque i momenti di buio e confusione. In realtà la forma di stabilità è sempre impregnata da momenti di assenza, il Doberman è ben attento a ritagliare gli spazi giusti per la sua bella restando fermo nelle sue assenze.

Il Doberman utilizza il mistero per proteggere se stesso, la sua intimità, ma soprattutto la sua immagine affascinante e carismatica, lui è sempre disponibile, anche se sarebbero in pochi ad approfittare di questa sua disponibilità. È un uomo che mantiene tutte le relazioni distanti tra loro, eppure talvolta tenta di creare incontri tra le diverse conoscenze, ma ne resta sempre il burattinaio perfetto. Ha una propensione spiccata al controllo, essendo un leader di nascita, per lui è semplice utilizzare le relazioni e le persone manipolando a suo diletto le situazioni.

Il Doberman non nasce con indole cattiva, anzi mantiene una spiccata sensibilità che è al servizio del suo narcisismo e dei suoi ideali. Alias: potrebbe risultare cattivo ma non lo ammetterebbe mai.

Il Doberman con il suo fare elegante, lento, sofisticato, petto in fuori, mento alto, controlla il mondo intorno a sé con estrema attenzione, senza far nulla che dia nell’occhio, anche se tutte le attenzioni spesso sono canalizzate su questo suo comportamento elegante, che allo stesso tempo lascia il fiato sospeso, come se ad ogni gesto possa scattare la ferocia che tiene a freno. Ha una muscolatura scattante, sempre tesa, ma possiede un autocontrollo ferreo. Questo muscolatura perfettamente tesa e controllata rende l’alone di mistero intorno a questo esemplare affascinante, come una calamita sia per uomini che per donne tutti attratti da questa forza pericolosa quanto elegante.

Il Doberman è solito non far avvicinare mai nessuno veramente, non si fida mai realmente, le informazioni che elargisce hanno sempre una finalità, seppur vere mai complete, non posseggono mai quell’enfasi tipica della passione di chi vive un emozione positiva o negativa. Se non ha una finalità specifica costui non rende partecipe il mondo dei suoi vissuti e/o delle sue vicessitudini. Chi gli sta intorno non riesce a cogliere questa sottigliezza ha l’impressione di conoscerlo, lo vede come un individuo molto solo, anche se forte, spregiudicato anche se sofferente, generoso anche se avido, incapace di amare anche se passionale. Ognuno ha un idea dell’esemplare riduttiva ma sincretica, ognuno coglie degli aspetti ma che non sono realmente rappresentativi, in quanto è un personaggio assai più complesso come si evince dalla lunga descrizione.

 

L’EVOLUZIONE DEL DOBERMAN

Il piccolo Doberman si riconosce sin da giovanissimo, è un bambino particolarmente sveglio, con la predilezione ai gesti affettuosi soprattutto verso le figure femminili adulte, senza disdegnare le coetanee. Ha un caratterino bisbetico ma è quel tipico cucciolo di umano che conquista i favori degli adulti con quei suoi occhioni svegli e birbanti e un sorriso conquistatore. Nell’età dell’adolescenza mantiene una certa dose di sensibilità empatica che fa spazio al narcisismo che inizia a strutturarsi, spesso si riscontrano comportamenti di ribellione all’interno della famiglia ma che non sfociano in diverbi accesi, in modo sofisticato trova il modo di evitare la guerra prendendo le distanze e strutturando relazioni importanti con i familiari ma a giusta distanza. Circa sino ai 30/35 la sua vita è centrata sul successo professionale, qualunque sia la carriera scelta eccellerà, non solo per la sua estrema intelligenza e intraprendenza, ma perché non dovendo esporsi emotivamente potrà eccellere senza temer nulla.

La sua vita sentimentale è estremamente movimentata, viene attirato non tanto dagli esemplari femminili quanto dalle esperienze e dalle avventure che ne derivano, è affamato di emozioni ma restio alla loro prosecuzione, si circonda di donne che finirà per valutare “inferiori”. Sino a giungere al momento in cui la sua perfetta ed eccellente vita deve aderire alle aspettative sociali del lignaggio al quale aspira ad appartenere a tutti i costi oramai, la vita regale impone uno status ben definito. La scelta della regina.

La regina che accompagnerà la vita del Doberman e sarà la madre dei suoi cuccioli, è un esemplare di femmina che viene da uno status regale, è una donzella con caratteristiche ben diverse dal Doberman: non conosce l’intraprendenza, è estremamente viziata dalla propria regalità, non si è mai distaccata dalla propria famiglia, probabilmente non lo farà mai. Questo è un elemento che ha un risvolto positivo per il Doberman, avere una seconda famiglia, all’interno della quale viene stimato e ben viziato, nonostante debba sopportarne l’onnipresenza.

Torniamo alla donzella prescelta, generalmente è più giovane, un’adeguata differenza per potersi assicurare una giovane che non abbia avuto “grilli per la testa”. Inoltre, che sia abbastanza giovane per potersi godere una relazione stabile con una donna che sente coetanea, infatti il Doberman sente di avere meno anni di quelli che anagraficamente possiede. All’età della donzella, lui era troppo preso dalle mille e una avventura per costruire anche una stabilità emotiva. Inoltre, la giovane età assicura

Questa donzella viene investita delle aspettative tipiche della buona regina madre che si occupa del castello che le costruirà il Doberman, efficiente e assolutamente poco presente, non farà mancare attenzioni, ogni bene si possa auspicare. Il Doberman costruirà introno alla sua regina il regno perfetto, seppur sterile di passioni e continuità. Infatti, per quanto assolverà all’aspettativa di compagno perfetto agli occhi di tutto il regno, il suo vero mondo, quello per il quale si addormenta e si sveglia sarà la sua carriera, il suo lavoro, ciò che lo farà vibrare saranno i suoi successi che stenterà a condividere con la sua regina.

Gli anni trascorreranno, nasceranno i cuccioli di Doberman, questi saranno momenti particolarmente gioiosi per il neo padre, su di loro investirà tutto quello che la sua famiglia d’origine e la famiglia acquisita non sono stati mai capaci di dargli, aspettative di successo, infatti saranno vissuti esclusivamente come prolungamenti del sé narcisistico. In tutti questi anni che trascorrono nella routine di una vita preordinata, si insinua nel Doberman il tarlo, del dubbio, del sospetto, del malessere, ci saranno momenti particolarmente critici nella sua intimità, ma si guarderà bene dal condividerli con alcun essere vivente, si butterà nel lavoro a capo fitto, si distrarrà con attività ludiche di carattere sportivo o goliardico.

Fino a che avverrà un episodio che metterà in crisi la stabilità familiare del Doberman, un evento familiare stressante, motivo di delusione. Spesso il Doberman si rifugia in relazioni amorose extra coniugali, raramente se ne astiene, dopo che il tarlo subentra nel suo animo.

Nel caso in cui il Doberman intrattiene relazioni extra coniugali, non hanno mai le vesti di pure relazioni occasionali ma in queste lui investe tutte le sue arti amatorie, l’amante diviene la donzella prescelta per vivere quello che la regina non vive più da anni, prende forma un vero e proprio corteggiamento, diviene una vera e propria storia di passione, seppur destinata a concludersi.

Nel caso in cui si voglia astenere da storie extra coniugali (evento rarissimo ma non si può escludere), questo comporterà l’inizio di una guerra intrafamiliare durissima, in cui gli attacchi alla Regina madre saranno ferocissimi, senza mai lasciare ferite mortali, ma spegnendo la dignità della regina giorno dopo giorno sino a portare costei a provare continui sensi di colpa come moglie e come madre.  Tutto questo dovrà esplodere nella vittoria per poter fortificare la sua identità di Re, l’unica vittoria è la resa della stessa.

Quanto detto sinora rappresenta una sommaria identificazione di esemplari rari e non si può non sottolineare un elemento fondamentale, il Doberman è una razza poco naturale, frutto di azioni sperimentali degli umani. È un esemplare tipico di quanto le esperienze e le influenze esterne possano modificare drasticamente il percorso di un essere vivente che reagisce in modo assolutamente geniale per poter sopravvivere al mondo esterno. Stante così, il doberman ha una vita breve, percorre i sentieri della vita per giungere a sfoggiare un pelo perfettamente lucido, denti affilati, portamento elegante, il suo massimo splendore durerà pochi anni, per poi spegnersi insieme al giovane ardore e ad una vita che lascia amarezza e ferite in un corpo maestoso ed elegante. Ma non rinuncerà alla ricerca del suo ardore, il su splendore così che possa ritrovare il grande bagliore…la sua luce… non una donzella, non una principessa, non una regina… ma lei un rarissimo esemplare di doberman FEMMINA!

 

PRINCY E L’ASSENZA

La piccola Princy è oramai una giovane donna, le fiabe, i sogni, i castelli, l’amore tutto nascosto nei meandri più oscuri della memoria, nulla di tutto quel mondo fantastico aveva lasciato un segno, i giorni, i mesi e gli anni trascorrevano senza che un sospiro uscisse dal suo cuore, senza che una lacrima di cristallo percorresse le sue gote.

La vita della giovane trascorreva tra i doveri che il suo reame imponeva, tutto scorreva nel migliore dei modi possibili, la sua vita sociale era piena, gratificante, presa da sempre più impegni, tutti i sovrani dei reami vicini ne chiedevano i consigli, tutti coloro i quali ne conoscevano le abilità ne richiedevano consulti. Proseguiva così una serena esistenza. La giovane soleva accompagnarsi dalle compagnie più disparate, la sua fame di conoscenza, di novità necessitava di sempre nuovi cibi di cui deliziarsi. Al suo fianco, Dama, proseguiva la sua esistenza altrettanto serenamente. Tutto scorreva. Le due giovani donne ricevevano e lusinghe di diversi principi, ma nessuno riusciva ad avvicinarle.

Arrivarono giorni difficili, Dama incontrò un giovane che nulla aveva a che fare con il genere dei Doberman, un giovane amorevole e attento, che riuscì a conquistarla a far suoi i sospiri della bella, a renderla regina, a farle ricordare quelli che erano sogni nascosti di una fiaba da sogno, a credere ancora che lei poteva avere quell’abito meraviglioso della dolce e bella principessa. Tutto questo si stava realizzando e Princy assisteva a tutta quella grande bellezza che stava fiorendo in mezzo al duro cemento grigio della realtà. Mentre il suo cuore gioiva per la trovata serenità della sua tanto cara Dama, il suo animo si intristiva sempre di più.. più velocemente fioriva quel prato di felicità ancor più lentamente i suoi giorni tornavano a perdere quella brezza di freschezza che avevano trovato qualche anno prima, quel giorno in cui si incrociarono i cammini delle due giovani. Il suo animo perdeva i colori dell’arcobaleno, il suo sorriso perdeva di lucentezza, il suo sguardo si perdeva spesso oltre l’orizzonte.

La bella Dama aveva dovuto affrontare una lunga guerra con un Doberman, il quale non solo era riuscito a renderla la sua Regina ma aveva distrutto la sua stessa dignità, solo grazie alla vicinanza di Princy fu possibile riuscire a vedere oltre il buio della sofferenza, riuscire a rialzarsi e a sentire i propri bisogni come degni di energie e di attenzioni. Questo fu un percorso che le due anime, Dama e Princy, fecero insieme, entrambe dovettero combattere e infine vincere contro i Doberman. Due guerre parallele, due cammini ardui, estenuanti, ferite profondissime, morsi lasciati in fondo all’anima così dolorosi da non poterli dimenticare, ma leccandosi le ferite l’un l’altra riuscirono a portare il risultato della vittoria…. Si interrogavano spesso sulla loro vittoria, come era stato difficile quanto possibile. Erano grate dell’incontro l’una dell’altra, non solo per le emozioni che si regalavano ma anche per la forza che l’una riuscì a dare all’altra!

Princy provava tanta gioia quando ricordava i tanti momenti trascorsi con Dama, allo stesso tempo la tristezza prendeva il sopravvento, subiva tutta quella felicità come uno schiaffo a mano aperta su un viso troppo fragile per non lasciare le impronte violacee su una pelle tanto bianca. Ma questo creava tanto dolore. Princy gioiva se pensava a quanta felicità la sua Dama stesse assaporando, nel cuore conservava il desiderio che quella felicità fosse per tutta la vita, ma al tempo stesso il suo animo soffriva, perdeva una compagna di avventure, non ci sarebbero più state avventure, sogni, progetti, ma questo non doveva pesare sul legame che correva tra le due. Così decise di allontanarsi per non influenzare negativamente tanta bellezza.

Convinta che per lei tutta quella felicità non era prevista temeva con la sua sola presenza di rovinare tutto ciò che fosse bello, puro, volle conservare quell’affetto intatto, congelandolo bello e puro come era sempre stato.

Princy si ritrovava spesso a perdersi oltre l’orizzonte, la sua vita era piena di sovrani, dame, cortigiani, giullari, cavalieri, popolani, ma quando si perdeva guardando l’infinto di un cielo stellato sentiva quell’angolo del suo animo, inquieto e vuoto, alla continua rassegnazione di una ricerca senza fine, una fine senza meta, una meta ignota. C’erano momenti nei quali, al buio sotto le coperte, solo il rumore di una notte troppo silenziosa a farle compagnia, sentiva la presenza di una assenza mai conosciuta, eppure esisteva, ma non poteva capire.

I giorni trascorrevano, ogni successo, ogni piccolo riconoscimento glorioso portava con sé la tristezza di quel vuoto che non la lasciava mai, era la sua unica compagnia, il vuoto.

Dama era oramai fonte di tenerezza, i ricordi accompagnavano le loro lunghe chiacchierate, le assenze erano oramai abitudine, tutto era divenuto consueto e godevano di pochi fuggevoli momenti di complicità, si ritrovavano per condividere uno spazio fisico, per godere della complicità che neanche le distanze riuscivano a scalfire.

Lui non è un Doberman, lui è l’unico uomo che avrebbe potuto fermarmi, mi fa sentire Dama, non devo essere nessuno, non si aspetta nulla, ci sono dei compromessi che devo accettare per avere un futuro ma per lui lo posso fare”, “Dama sentirti parlare così è veramente strabiliante, sono felice per te, per voi. Non fartelo scappare non ti ho mai vista così, eh no, se fosse stato un Doberman non saresti così felice, saresti disperata e insoddisfatta, ad ogni passo che ti avvicina alla felicità ti assalirebbe l’estremo dolore di vederla allontanarsi sempre di più, non la raggiungeresti mai con un Doberman!!

Così ricordarono quella categoria di rari esemplari dai quali si erano promesse di stare alla larga, in fatti in tempi oramai lontani, quando sentivano a distanza l’arrivo di uno di questi esemplari annusavano guai e correvano a gambe levate, e se una delle due non riconosceva l’esemplare l’altra correva in aiuto salvando con ogni mezzo la sorte dell’amica.

Infatti entrambe conobbero, tempo addietro Il Doberman, entrambe caddero nella rete di questo esemplare, entrambe distrutte ma insieme riuscirono ad allontanare la sofferenza provocata, entrambe credevano che sarebbe stato impossibile in questa vita imbattersi in un altro esemplare così!

Princy, avendo visto che era possibile trovare la felicità, era possibile riscoprire i sogni, aprire quel cassetto, emozionarsi dal profondo, grazie a Dama aveva visto che poteva accadere. Iniziò quindi a convincersi che poteva capitare con estrema normalità. Ciò non accadde per lei, solo popolani travestiti da principi, cavalieri che il valore lo avevano lasciato da qualche parte chissà dove. Divenne sempre più ampio quel vuoto che ogni tanto, tornando, la soffocava. Quei ricordi tanto lontani di fiabe, principi e lieti fine, divenivano sempre più lontani, sfocati, iniziavano a dissolversi lasciando lo spazio ad una realtà senza favole e senza “per sempre”, o meglio di “per sempre” che duravano il tempo di pronunciarlo.

Il cuore di Princy batteva ancora tanto, si emozionava, soffriva e gioiva, ma il suo animo, quello no, ogni giorno che trascorreva diveniva sempre più cupo, il vuoto la induriva tanto sino a rendere il corpo una forte corazza che non faceva passare sospiro, luce o sguardo. Nessuno avrebbe potuto più scalfire quella corazza cresciuta addosso come un edera, aveva avvolto tutto non lasciando spiraglio alcuno.

Arrivò quel sabato di giugno, un giorno come tanti, doveva solo essere assolto un mero impegno burocratico e iniziava il week end, il noioso week end, uno dei tanti di inizio estate. In sole quattro ore il corso della vita di Princy veniva stravolto inesorabilmente. Costui chi era? Perché era lui? Cosa avrebbe dovuto fare? Come sarebbe potuta sfuggire?

 

DOBERMAN

uffff… come al solito in ritardo, si può fare un corso alle 9.00 del mattino di sabato??? Poi per cosa? Speriamo almeno che finisce presto. Ecco questo ora…mmm… ok per lo meno non ha sottolineato il ritardo”. Sonno, stanchezza, noia, disinteresse, ogni cosa pur di trovare distrazioni.

Aspetta .. Ma questo tipo.. è veramente.. il suo modo di muoversi, il suo modo di comunicare, guarda in quel modo come se sapesse cosa stai pensando e quando, poi con quest’abito, la cravatta… ha una voce ferma, sicura, passa da un tono autorevole ad un tono ironico con semplicità, cattura con semplicità l’attenzione di tutti… anche di questi cinque zotici! Oddio se mi ha scoperto? Sicuramente… guarda spesso me, si è reso conto che sto pensando ad altro! Eh se .. No!!! Eh se si è accorto che lo sto guardando così?? Che figuraccia!!!! Ok ora devo recuperare faccio la vaga cerco di rientrare nel discorso e mi faccio vedere interessata! ………… bene sembra che ci sia riuscita, ho fatto un paio di interventi così da sembrare attenta e interessata .. Ora il test… uffffff…….. devo trovare il modo per restare dopo il corso, devo farmi notare in qualche modo, ah si! Ce l’ho! Gli faccio un po’ di domande… ok!

Finalmente soli, ok ora con calma sfodera il tuo sorriso migliore, sembra interessato, guardalo com’è! È così accattivante, si avvicina, mentre parla gesticola in questo modo così affascinante, dietro tutta questa professionalità, questa serietà, i suoi occhi, i suoi occhi sono così dolci, il suo sorriso mi fa tremare! Ecco di nuovo .. sono imbarazzata mi ha di nuovo sorpresa a perdermi tra i suoi occhi, i suoi gesti, se ora scopre che non ho ascoltato nulla faccio veramente una figuraccia terrificante!

“Ti do un passaggio?” – “No grazie, sono con la macchina”.

No!!!!!!! Ho la macchina!!!! Ti pare che ho la macchina???? Se non l’avevo a questo punto potevo rubare altro tempo!!! Va bè però abbiamo un appuntamento! Si è di lavoro ma lo rivedo sicuramente la prossima settimana.. Seee farò in modo di anticipare 7 giorni sono troppi! Eh se poi si dimentica??? No va bè! Devo rivederlo… dovrà assolutamente essere interessato… eh se… se fosse impegnato? Sicuramente lo è! va bè non è sposato perché non porta la fede, però può convivere, avere figli… ufffffff! Troppi quesiti, io devo rivederlo e scoprirò! Ma, aspetta, fermati, non correre, è tutto così veloce, ho i suoi occhi che mi guardano, ho la sua voce che rimbomba nella mia testa, no aspetta, queste sensazioni, io le conosco, io non sono così, non mi emoziono per così poco, un uomo vale l’altro… queste sensazioni solo… no… non ci posso credere lui è…. Un DOBERMAN”.

 


 

LA FUGA

Arrivarono giorni di sole, il cinguettio degli uccellini, i raggi del sole che scaldano la bianca pelle che pian piano diviene dorata. Princy proseguiva i suoi impegni di corte con un sorriso più luminoso del solito, una carica visibile ad occhio estraneo, ma allo stesso tempo si distraeva spesso.

Aveva conosciuto Lui, Dober! Un principe particolarmente affascinante, il quale non mitigò in alcun modo l’interesse per la giovane, elargendo complimenti e mostrando una particolare passione nell’accompagnarsi alla sua compagnia.

Princy non credeva alle sue emozioni, stupita si lasciò trascinare in un volteggiare di emozioni, passioni e avventure.

Qualcosa però non andava.

Princy, che conosceva alcuni meccanismi, iniziò a interrogarsi, ad osservare il suo amato Dober: affascinante, sempre attento e presente, la faceva sentire una Regina, ma c’erano elementi di mistero intorno a costui. Alle richieste di spiegazioni non si sottraeva ma Lei non era mai soddisfatta, chiudeva l’interrogatorio restando più confusa di prima.

No! Non poteva permetterselo! C’erano voluti anni per dimenticare, per ricostruire il suo mondo, non poteva permettere ad un Doberman di rovinare tutto. Già, Princy ricordava bene quanta sofferenza aveva dovuto superare per dimenticare, per andare avanti.

Ma Lui era come una calamita, Princy aveva dalla sua, una corazza tanto splendida quanto forte, decisa di scendere in battaglia: se Lui l attraeva a sé Lei avrebbe potuto difendersi quanto meno!

Iniziarono giorni in cui il sole lasciava lo spazio ai temporali, in cui se Princy si negava Dober spariva per qualche tempo, ogni qual volta si rincontravano, però, Princy ricadeva tra le sue zampe raffinate per fuggir via sotto le intemperie di un sole negato.

Dober dimostrava ogni giorno di essere un esemplare temibile, non mollava la preda, tra effetti speciali, attenzioni sempre presenti, allontanamenti studiati e momenti di mistero. Era forte, affascinante, temerario, attento, sensibile, spregiudicato, controllato, pericoloso, Princy non sapeva come uscire da questo vortice di emozioni e attrazione che lui le aveva costruito intorno.

Ma era determinata ad allontanarlo!

Lentamente Princy, con grande fatica oltre che sofferenza, riuscì ad allontanare le insistenze di Dober, fino a quando quest’ultimo apparve sfinito, perdendo il controllo divenne sempre più aggressivo fino a sparire dalla sua vita!

Princy non poteva credere a ciò che era riuscita ad ottenere, era al sicuro, Lui era sparito non doveva più temerlo! Era riuscita a mettersi in salvo prima che diventasse troppo tardi, avrebbe voluto condividere questa vittoria con Dama, ma Lei era lontana. Lo avrebbe fatto quando sarebbe stato possibile, si ripeteva, ma in fondo al cuore non voleva condividere questo timore scampato, voleva solo dimenticare.

IL RITORNO DEL DOBERMAN

Princy, oramai aveva scampato ogni pericolo, la sua vita ritornò ad essere quella di sempre, tra impegni aristocratici e doveri sociali, tutto rientrò. Era stato un anno faticoso, per giunta si era dovuta difendere anche da un Doberman pericolosissimo, stanca e stremata abbassò la guardia… Dober ritornò!

Qualcosa in lei cambiò, si illuse di riuscire a gestire una giusta distanza con l’esemplare, così gli permise a costui di riaffacciarsi sul suo cammino, con discrezione. Dober fu astuto quanto raffinato, presente quanto discreto, e diede alla preda il giusto tempo di abbassare la guardia e fidarsi.

Princy non temeva più Dober, era presa dalla sua vita, dalle numerose vicessitudini che costellavano il suo lungo inverno. Lo splendido esemplare, non mancò nelle sue modalità accattivanti, come un predatore Doc da lontano studiava la situazione, il territorio e la preda…

Princy proseguiva abbastanza serenamente la sua vita, lasciando, però un piccolo spiraglio tra le vie che conducevano alla sua intimità, dal quale uno sguardo di curiosità si volgeva verso Lui: Dober.

Lei, si sentiva sempre più sola nella moltitudine delle infinite relazioni sociali che intesseva quotidianamente, distratta dagli innumerevoli impegni, doveri, piaceri, ma la sera tra le sue regali coperte, era presente quel brivido di freddo che non la lasciava addormentare… il suo sguardo, nella notte, oltrepassando il vetro si lanciava tra gli alberi che formavano ombre misteriose ai piedi del suo baldacchino, solo lì ascoltava quel vuoto che riempiva con immagini regali, con luminose scene di felicità, incontri d’amore, calore umano che non aveva mai conosciuto..

I giorni proseguivano, Dober, girovagando nel territorio della preda, studiava sempre da più vicino la giovine regale, le attenzioni non mancavano, il mistero appariva sempre più lontano, lui sempre più vicino… Princy sempre più sola.

Così un giorno, durante uno dei suoi lunghi viaggi di pubbliche relazioni, sotto la pioggia, il vuoto dentro il petto, la gola secca, un senso di non senso in una vita assente, come spettatrice di se stessa, si lanciò veloce come il vento per tornare tra le braccia di Dober.

Costui stupito di tanto successo, senza neppur aver sferrato l’ultimo attacco…ma ahimè inconsapevole di tanto dolore nell’animo di Princy!

Susseguirono giorni di gloria, Dober a testa alta sfilando per le vie del reame gongolava del suo successo, lui stesso non si capacitava, non era in programma una vittoria così improvvisa: aveva ottenuto tutto senza aver dato tutta la sua arte!

Princy stava vivendo ciò che i suoi occhi cercavano nelle lunghe notti di un lungo inverno rigido, si sentiva appagata e fiduciosa, seppur le giornate tanto felici di cui si gongolava Dober non le riusciva a vedere così luminose ma sempre cupe, il mistero ritornò a frapporsi tra i due….

 

IL RITORNO DI DAMA

Un’unica soluzione Princy sentiva poteva servirle, aveva ottenuto ciò che desiderava, si diceva, ma era davvero questo??

Solo una persona poteva aiutarla, Dama, la sua Dama, la sua di sempre Dama. Così si precipitò nel suo reame, annunciandosi con discrezione, appena furono lasciate sole vomitò tutto ciò che aveva in corpo, le viscere si svuotarono di ogni pensiero, ogni emozione. Dama, come sempre, era lì.

Con infinito amore, vide un doberman… non diede a Princy certezze, non diede sentenze, ma i suoi silenzi furono torrenti in piena, tempeste pronte a spazzare via ogni male, a bagnare la terra dolorante e non permettere ai malvagi di proliferare.

Princy lasciò il regno di Dama, carica, energica, seppur delusa dalla nuova consapevolezza, decise altresì, di non far nulla, voleva lasciare a Dober la mossa che le permettesse di fare scacco al re! Ma quale Re! Lui era un doberman… non il re che avrebbe conquistato il suo cuore!

Dama era sempre la stessa, aveva lo stesso odore di sempre, il suo sorriso, la sua luce era proprio lei, gli anni erano passati, la vita l’aveva vissuta ma era sempre la sua cara Dama. Di questo Princy era sempre più consapevole, aveva ritrovato la sua stessa luce guardando quella di Dama, se quest’ultima aveva cambiato vita, aveva conosciuto un vero principe, godeva della felicità di dare alla luce una vera principessa, tutto questo non escludeva Princy dalla sua vita!

Ora lo sapeva loro sarebbero state unite oltre ogni tempo e ogni spazio, seppur in vite differenti, erano presenti l’una nel cuore dell’altra e questo nessuno poteva modificarlo!

Dama non era cambiata, erano le situazioni che si erano modificate e da buona regale Principessa era stata in grado di affrontare i cambiamenti e governarli, in fondo stava per diventare regina, oh Ma che Regina! Si Dama era nata per essere regina, non era il brutto anatroccolo che si credeva di essere, aveva solo fatto un percorso diverso da ciò che ci si aspettava da una principessa, ma questo l’aveva portata ad essere una vera e propria regina, forte, sensibile, matura, bella e altruista!

Princy, attraverso Dama capì che in fondo anche lei era sempre stata una principessa, non di quelle comuni, ma che voleva essere degna del suo lignaggio, non per nascita, per valore, per merito!

Prncy tornò nel suo reame più forte e più serena di quanto non lo fu mai!

 

LA FINE DEI DOBERMAN

Dober era oramai soddisfatto dei risultati raggiunti con la dolce Princy, oramai sapeva di aver conquistato il suo cuore, per sua sfortuna non prese in considerazione che Princy non era una semplie principessa, un trofeo da sfoggiare, un modello da perseguire!

Nel frattempo Princy cresceva, non solo padroneggiava il mondo esterno a sé ma aveva iniziato a fare il viaggio dentro di sé, iniziava a percorrere le vie impervie del suo animo, iniziava a ricordare come si gattonava, stava iniziando a fare i primi passi verso la coscienza di sé. Attraversando i luoghi più oscuri e le vie più tortuose stava scoprendo ciò che aveva sempre gelosamente nascosto ai suoi occhi riversi. Princy iniziava a vedere il mondo esterno attraverso la coscienza di sé, di esistere e esistere nella sua pelle.

Dober certo non aveva capacità empatiche che gli consetissero di capire la trasformazione di Princy, ne percepiva la luce, ne assaporare il benessere, ne godeva dellasola presenza, ma i suoi occhi ottenebrati dalla bramosia di possedere non consentivano di carpirne il vero significato e adduceva tali cambiamenti ad uno stato di innammoramento diffuso della giovine.

Princy, camminava, si arrampicava e scorgeva i puntni più lontani fin giù all’orizzonte del suo sé, ripercorse il suo cammino, incontro figure mitologiche che accompagnarono la sua infanzia, bambole che hanno popolato la sua fantasia, dame e principini che accompagnarono i suoi giochi, sino all’incontro dei doberman. Quanto fascino avevano avuti, ma oggi non capiva dove fosse tale capacità, non comprendeva dove fosse il loro segreto, ripercorrendo tali vie non trovava nulla che giustificasse tanta ammirazione. Per la prima volta guardava con i suoi occhi riversi il doberman, tutto ciò che era l’essenza di costoro, ricordò elementi mai visti, sguardi mai incrociati, gesti solo guardati ma non visti fino in fondo. Tutto si schiariva alla vista, tutto si scioglieva dal suo cuore, quasi incredula restava con gli occhi riversi dinanzi a quello che riteneva il suo Dober.

Dal canto suo Dober proseguiva con le sue strategie, le sue mosse da stratega risoluto, ma Princy non era più preda, Princy aveva visto chi era, sapeva a quale specie faceva parte oramai, sì lei era una principessa, non di una razza qualsiasi, non un carnivoro qualunque.

Aveva sempre temuto se stessa, aveva sempre cercato il controllo, aveva sempre sfuggito situazioni pericolose, aveva sempre ricercato reami pacifici rifuggendo da reami bellicosi e così anche la comagnia di razze particolarmente fumantine.

Peccato più gande non avrebbe potuto commettere: temere di se stessa, ma ciò era potuto avvenire solo esclusivamente perché, il timore che gli altri, nel vederla avevano di lei, aveva spinti i suoi stessi sudditi e parenti a non riconoscerne il dono.

Ora capiva, ora vedeva.

Tutto prendeva significato, tutto aveva una logica, lei era un essere tanto forte quanto pericoloso, tanto bello quanto feroce, era maestosa, generalmente solitaria che non forma coppie stabili né divide l’area abituale di attività con i propri simili o con altri predatori. Istintivamente propensa ad eliminare altri predatori in quanto loro competitori.

Princy non era altro che una Tigre Siberiana, tra i predatori più temuti, i carnivori più pericolosi.

Era stata proprio brava a noscondere la sua natura nel tempo ai vari reami, ma soprattutto a se stessa. Oggi che, ammirava allo specchio tanta maestà, tanta ferocia, sapeva che non era più necessario temerla, non doveva nascodersi, oggi attraverso i suoi occhi riversi conosceva sé stessa e padroneggiava il mondo, non era necessario nascondersi e controllarsi: era potenza.

Vide Dober, per l’ultima volta, i suoi occhi penetrarono quelli del piccolo mammifero, il quale per la prima volta ebbe la certezza di non essere temibile e affascinante come era suo solito sentirsi, nacque nel suo sguardo il terrore di non farcela, per la prima volta si trovò dinanzi ai suoi limiti, la sua realtà: era fragile.

Con un solo gesto felino, veloce, istintivo, bramato, naturale fu l’ultima volta che si sentì parlare di Dober, sparì dalla circolazione, le storie su di lui furono tante, le voci che girarono furono diverse, fino a divenire quasi leggende fantasiose, la verità non si seppe mai.

Al contrario si ebbero notizie di Princy, proseguì il suo cammino ad occhi riversi sui due mondi, abitava la sua coscienza con la quale esplorava il resto dei reami; comprese il perché dell’allontanamento di Dama, appartenevano ad una razza solitaria, non avrebbero potuto proseguire insieme, era contro natura. Ma nel cuore avrebbero abitato lo stesso reame.

Non ci fu più alcun doberman che osò avvicinare una creatura di tanta maestosità e ferocia.


La Sla nella mia famiglia

 

Venerdì 3 Giugno 2016

 

“C’è questo lenzuolo che mi si è incastrato male sotto il braccio, mi da un fastidio tipo piega sulla pelle…fffff, poi con questo caldo! Vedo una luce che entra nella stanza, saranno circa le 11 del mattino, come tutte le mattine la casa è silenziosa bene… se non fosse per questa piega oggi sarebbe una bella giornata, Stefy è proprio dolce, si prende cura di tutto proprio come facevo io, non come quell’altra che è sempre distratta, non ci arriva proprio, queste generazioni giovani sono così superficiali. Da non credere ai miei tempi era tutto così diverso…

A quest’ora stavo riassettando tutta casa, i bambini erano a scuola, mio marito a lavoro ed io spesso mi fermavo proprio in questa stanza, era la più fresca, il mio armadio, quanto mi piaceva sistemarlo, scegliere l’abito giusto per il giorno, abbinare le scarpe, la borsetta, mi facevano sentire una signora elegante, nonostante ero ancora una ragazza, mi piaceva darmi un tono. Quando mi preparavo ero sempre così attenta proprio come rassettavo casa, tutto doveva essere pulito e ordinato nonostante i bambini, tutto era sempre sistemato a dovere. Mio marito era soddisfatto, dopo una giornata di lavoro, tornava e sentiva un odore di pulito frammisto ai sapori della cucina che si spargevano per casa! E poi c’erano le passeggiate.. ah cosa darei per passeggiare a braccetto con mio marito, mentre camminavamo non c’era uomo o donna che non ci invidiava, giovani, belli, una famiglia unita, non ci mancava nulla, anche economicamente, io non ho mai lavorato ma lui provvedeva a tutto!

Certo quello mi è mancato, se avessi lavorato avrei avuto maggior tempo per me, ma a lui non piaceva, oggi non mi interessa più.

Quanti momenti di gioia.. ma anche quanti litigi, con le nostre famiglie, tra di noi, i figli che crescevano e mi preoccupavo per tutto, con chi esci? Cosa fai? Dove vai? Ti sei coperto bene? Tutto questo oggi non mi interessa più, sono tutte preoccupazioni che hanno perso di significato. Non so più neanche da quanto tempo, hanno perso di significato, a dire il vero non ricordo più neppure il motivo che mi procurava malessere in quegli abiti e, quindi, a discutere con la mia famiglia!

Quando ero giovane vedevo un mondo grande, vedevo innumerevoli possibilità e pericoli ovunque, ero spesso insoddisfatta, sognavo viaggi, immaginavo feste, fantasticavo sulla mia famiglia e infine immaginavo di invecchiare, magari cambiare casa, mi sarei voluta trasferire nella nostra casa di campagna, una villa immersa nella natura, vicina ad un piccolo borgo. Trascorrere lì gli ultimi anni di vita al fianco di mio marito, dell’uomo che mi ha amata per tutta una vita, che mi ha donato i miei figli. Poi sarebbero venuti a trovarci i ragazzi con le loro famiglie, i nipotini. Così avremmo trascorso le domeniche, con mio marito che brontolava con tutto quel via vai di bimbi, avrebbe discusso con nostra figlia e si sarebbe lamentato dei figli maschi. Ed io avrei lanciato qualche sentenza, giustificata dall’età, avrei viziato i nipotini come tutte le nonne fanno e sarebbe stata una vita normalissima come tante. Sarebbe stata la mia vita, così la immaginavo… ops… avrà visto la piega sulla pelle.. speriamo!! non resisto più!”

 

– Signora Maria, tutto bene? È l’ora delle medicine, le ho già preparate guardi che siano tutte corrette. Bene ora le accendo la TV inizia il suo programma preferito. Ma ha bisogno di qualcosa? Un attimo che prendo la lavagna.. L..E..N..Z..ah lenzuolo S..O..T..T..O, sotto.. B..R..A  braccio.. ok ok glielo sistemo subito.

 

“L’ho sempre detto che è meravigliosa questa giovane! Per fortuna che c’era lei altrimenti avrei avuto questa piega forse fino al pomeriggio… non erano le 11.00, se ho preso le medicine è già ora di pranzo, oggi sta trascorrendo velocemente, ora però inizia la mia soap opera preferita la vedo da almeno vent’anni, almeno qualcosa è restata uguale”.

 

Sabato 4 Giugno 2016

 

“Peccato vedo già la luce abbassarsi, è pomeriggio, le infermiere si sono date il cambio già da un po’, mio marito è a casa, giornate così non dovrebbero mai finire, non ho avuto fastidi, disturbi, ho visto tutti i miei figli insieme abbiamo parlato, mi hanno raccontato molte cose divertenti, sono veramente soddisfatta dei miei ragazzi, guarda cosa sono diventati?!? hanno studiato con ottimi risultati, lavorano, sono brave persone, onesti, belli, in salute, sono stata proprio fortunata, sono sempre così attenti, premurosi. Litigano ancora! Ma è proprio bello vederli litigare, sono proprio come quando erano bambini, si bisticciano allo stesso modo, i primi due difendono sempre il terzo, ma tra di loro si bisticciano di brutto.

Ricordo come da piccolini si contendevano le macchinette, le attenzioni, i dolcetti, oggi discutono su questioni più serie, chi lo sa se puoi sono veramente così serie!! ma il loro approccio è uguale! Mi fanno tenerezza perché ricordo loro piccolini, il secondo veniva sempre a piangere sulle mie gambe, già! La prima è sempre stata più spavalda, forte, anche prevaricatrice nei suoi riguardi, ma guai se qualcun’altro gli taccava il fratellino!!!!

Quando arrivò l’ultimo io e mio marito eravamo grandi, i bambini erano grandicelli e, perciò, l’ultimo divenne il bambolotto di famiglia, era bello come il sole! Tutti eravamo sempre pronti a viziarlo, ma oggi è un uomo, realizzato, per fortuna è stato viziato più nell’affetto che nei giochi e si vede… è un brav’uomo, forse troppo!

Vederli bisticciare mi ricorda i sabati pomeriggio piovosi, eravamo tutti a casa e i bambini giocavano con gli indiani, le macchinine, le costruzioni e finiva sempre con qualche bisticcio, io li sgridavo, difendevo sempre il maschio e il padre si difendeva sempre la sua adorata primogenita! Proprio come da manuale! Io con il maschio e il papà con la femmina!! quante cose che oggi rivedo con occhi diversi, forse anche un po’ critici, ma io sono cresciuta in una famiglia molto unita e tradizionale e ho cercato di ricostruire quell’idea di famiglia nella mia, senza considerare che ogni persona è diversa e ognuno di noi desidera una vita diversa… non ho mai potuto decidere al posto degli altri, mi sono illusa di poterlo fare. Ho cercato in tutti i modi di tenere vicini i miei figli nonostante loro crescevano, la situazione mi è sfuggita di mano come era naturale che fosse, quanto desideravo che la mia famiglia fosse unita proprio come vedevo nei film!!

AAhhh …. che dolore!!!!! questa non ci voleva proprio, è tornato quel dolore terribile in bocca! Quel maledetto molare!! che me li lasciano a fare i denti se non parlo, non mastico, non sorrido più!!!! è insopportabile! Nessuno mi ha mai dato un pugno in faccia ma penso che avrei preferito un bel pugno piazzato bene in faccia e non questo dolore!

Ora gli spiego cosa ho, poi l’infermiera lo dice ai ragazzi, loro si metteranno d’accordo con il medico che verrà fino a casa, appena potrà e poi forse si attutirà il dolore, ed io, nel frattempo, che trascorrerà almeno una manciata di giri luce, dovrò accontentarmi di qualche antidolorifico e sopportare questo dolore”.

 

 

Mercoledì 8 Giugno 2016

 

“E’ stato uno strazio, finalmente è passato! Questo odontoiatra secondo me è figlio di macellai! È vero il dolore di prima è passato ma sono tutta indolensita, non è possibile ogni cosa deve essere organizzata, devo aspettare.. non ce la faccio più, ho bisogno di riposare, oggi dormirò, non voglio vedere e sentire nessuno”.

 

 

Giovedì 9 Giugno 2016

 

“Sento un odorino buono venire dall’altra stanza, deve essere mio marito che sta cucinando uno dei suoi manicaretti squisiti, sento anche delle voci, ora chiedo cosa succede”

– Signora Maria, ora prendo la lavagna C..H..I.. C..E’. si c’è suo marito che sta cucinando perché oggi a pranzo si fermano a pranzo i suoi figli, si sono trovati tutti qui, non so cosa prevede il menù però sembra buono, che ne pensa signora Maria? Durante la settimana tutti a casa è un evento, sarà contenta no?

“Ma questa mi ha preso per una stupida? Certo che è un evento, e sicuramente niente di buono ed io non so nulla, nessuno che si degna di venire a dirmi qualcosa, in questa casa tutti fanno come vogliono, sicuramente poi si tratta di me, altrimenti tutti a casa in un orario di luce…bah! Il rispetto non sono riuscita ad impartirglielo! Screanzati!!”

 

– Ha visto che bella sorpresa oggi? Tutti a casa e che buona che era la pasta al forno, le spuntature, suo marito è uno chef d’eccellenza! Per non parlare della torta di mele!!! sembravano tutti felici no? Ha visto che belle foto le hanno portato? Il mare, i nipotini, la vedo una cosa molto bella! Deve essere fiera dei suoi figli, poi sono sempre molto presenti e suo marito è un padre eccezionale!

 

“Ma questa crede di dirmi delle novità? Come se io non stessi in questa famiglia!!! e poi tutte queste cose.. mi vuole fare un dispetto a raccontarmi quante cose belle fanno? Guarda che io lo so che sono in questo maledetto letto dal quale non mi alzerò mai più e mio marito è diventato un padre eccezionale solo perché io non posso fare più nulla, lui non era così, era sempre fuori casa e ci pensavo solo io ai figli. C’ho sempre pensato solo io! Ora sta facendo tutto ciò che non ha mai fatto prima e forse non avrebbe mai voluto fare! Tutto questo era mio e mi è stato tolto, inutile, tanto non mi possono sentire, non possono capirmi e forse neanche gli interessa, vengono fanno il loro gesto di pietismo e tornano alle loro normali e realizzate vite. Io? In attesa di vivere attraverso i loro racconti, chissà quante cose mi nascondono, quante bugie, che finaccia, voglio solo dormire basta andatevene tutti, non disturbatemi più”.

 

 

Venerdì 10 Giugno 2016

 

“Oggi non sto per niente bene, è una giornata terribile, vorrei morire, non capisco perché sto ancora qui! Tutti mi confortano, mi rendono partecipe come se nulla fosse cambiato, è cambiato tutto cazzo!!! parlo sola con me stessa da anni, la mia voce non se la ricorda nessuno, le persone che amavo stanno morendo ed io non posso neanche vederle per l’ultima volta, i miei affetti spariscono, si ammalano ed io sono immobile, né di qua né di là. Quale punizione peggiore per un cervello?

Mi sento vigorosa come se avessi 15 anni ma sono bloccata in un pezzo di carne inerme, non sento più i muscoli da così tanto tempo, non vedo il mondo da una posizione eretta oramai da troppo, ma solo sdraiata o in 2d per usare il gergo odierno. Tutto vive attraverso uno schermo.

Per quanto mi riguarda il mondo fuori potrebbe essere scomparso, le strade, i parchi, i laghi, i mari, le spiagge, le montagne, le persone stesse, tanto vedo sempre le stesse persone, vedo sempre la stessa stanza, il resto può essere scomparso e la televisione è tutta una finzione, io mi sento una finzione, un brutto scherzo della natura, una natura malvagia e sadica.

Non ha nulla senso, tutti i giorni sono uguali, se nonché ciclicamente un infermiera si licenzia, quindi viene sostituita da un nuovo volto, ogni tanto viene a conoscere questo strano scherzo della natura qualche amico dei miei figli, a volte ricevo i saluti di qualcuno.

Non voglio restare in un mondo in cui io non vivo più, non capiscono quanto sia doloroso essere uno spettatore inerme e totalmente esterno, non credo qualcuno riesca a comprendere ciò che vivo, eh no! Arrivano qui con i loro sorrisi, mi prendono per il culo e vanno via con la coscienza più pulita!

Ma è inaccettabile che io veda i miei figli, coloro che amo più me stessa che restano qui a fare la veglia, con la luce, il buio, a volte li vedo appisolarsi e non mi è permesso neppure mettergli una copertina addosso, come quando si scoprivano da piccolini, ora sono loro che fanno i genitori, ma io non sono anziana non ho bisogno di questo. Ho bisogno di riprendermi la mia vita, ma è impossibile io non sono più Maria, sono un vegetale con il cervello di Maria, mi odio da sola. Vorrei che staccassero l’ossigenazione, vorrei avessero questa forza, ma vorrei anche potergli stare accanto per sempre, vorrei fare la nonna, non l’ho mai fatta non so cosa si prova, eppure sono nonna. Bah! Non sono stata presente neanche al matrimonio dei miei figli! Vorrei sentirmi ancora donna, ma non ho un corpo, vorrei sentire il calore di un abbraccio vero, vorrei tutte quelle cose che ogni essere umano ha sin dalla nascita e di cui sono deprivata da anni, anni e anni. Basta non ce la faccio più, questi sorrisi, questi toni di voce dolce, questa pietà, non lo sopporto più. Ti prego Dio, ho sempre creduto in te! Aiutami, questa non è la terra è l’inferno, cos’altro dovrò aspettarmi?”

 

 

Domenica 12 Giugno 2016

 

“Questo giorno è sempre uguale sin da quando i miei figli erano piccoli!

La domenica!

Silenzio in casa sino a mattina tardi, non si sente un rumore neanche fuori, è tutto lento, anche le infermiere, nonostante per loro sia un giorno di lavoro, sono rallentate, in TV i programmi sono gli stessi da sempre. Piano piano mio marito si accingerà ad andare in cucina mettendo su la macchinetta del caffè, si accenderà la prima sigaretta della giornata, aspettando che uno dei ragazzi arrivi a casa, gli offrirà il caffè, lo farà portare anche alla giovane infermiera, verrà a darmi il buongiorno con quel suo delicatissimo bacio mattutino, mi dirà dei suoi acciacchi e di cosa ha sognato, qualunque sia stato il suo sogno lo riporterà a qualche nostro ricordo e me lo racconterà, lo rivivremo insieme, poi con gli occhi lucidi farà qualche battuta ironica e schizzerà fuori casa con la scusa di qualche faccenda domenicale! Nel frattempo sarà salito mio figlio, si prodigherà ad accertarsi che l’infermiera avrà fatto tutto ciò che è necessario, mi aiuteranno a girare questo corpo per evitare le piaghe da decubito e si siederà vicino a raccontarmi qualche episodio interessante della sua settimana o del suo sabato sera. Arriverà così l’ora di pranzo, il riposino, dopo la terapia, ed io guarderò un po’ di televisione, nel pomeriggio probabilmente passerà un altro dei miei figli con famiglia, mi faranno compagnia, mangeranno insieme la torta preparata dal padre e così trascorrerà anche quest’altra domenica di fine primavera”.

 

 

Martedì 14 Giugno 2016

 

“Mia figlia sta facendo tardi a dare il cambio al fratello, mi hanno detto che ha avuto un problema sul lavoro, quella ragazza lavora proprio tanto, non so come fa anche ad avere una vita. Lavora tutto il giorno, è presente qui a casa tutti i giorni, rientra la sera dalla sua famiglia, le sue giornate sono più lunghe della norma, non si ferma mai, spero che non faccia sciocchezze, come guidare stanca o altro. Quando la vedo che crolla sul divano il professionista che è diventato, la donna adulta, forte, sicura lascia il posto alla bambina dolce, piccola e indifesa che si addormentava tra le mie braccia tantissimo tempo fa, ma lo ricordo bene, se svanissero anche questi ricordi potrei morire. Grazie a loro sopravvivo e trovo la forza di restare accanto alla mia famiglia, dimostrando loro che tutto è possibile con l’amore, questo è l’unico insegnamento che posso loro trasferire: l’amore può fare miracoli. L’amore che loro nutrono verso me mi sta mantenendo in vita e il mio amore verso loro mi dà la forza di aprire gli occhi ogni giorno!”

 

 

Mercoledì 15 Giugno 2016

 

“Oggi ho proprio voglia di guardare un programma divertente, niente reality, speriamo ci sia qualcosa di interessante, vorrei fare due risate, mi sembra una giornata tranquilla, questo nuovo giro di luce è iniziato da poco e non voglio rimuginare a tutto ciò che è questa vita non vita!

Riiniziamo… ora c’è questa stupidina che non capisce proprio!! Le pagherei un sorriso! All’età tua cara mia! Se potessi parlarti ti direi un po’ cosa ti stai perdendo, ogni singolo attimo in cui pensi che la tua vita non vada nel verso giusto, che sia ingiusta o semplicemente ti rode senza reali e giustificate situazioni catastrofiche, bè cara mia non hai capito ancora nulla! Avrai necessità di rivivere almeno altre 10 volte!! bella mia con questa espressione in viso ti credo se nessuno ti sopporta più di un paio di mesi! Grazie a queste due belle tette ti si avvicinano ma quando si interessano al resto e iniziano a guardarti in viso, un sorriso potresti anche farlo! Sempre incazzata, ma dai!! sei giovane, carina, hai un lavoro, potresti avere tutto dalla vita, puoi ancora arrivare a tutto e sprechi il tuo tempo con questa espressione? A lamentarti? Non capisco come tu faccia a non vedere quali sono i drammi veri della vita, tu ci lavori, sei un infermiera, tu vedi il dolore e la sofferenza tutti i giorni, quella vera eppure non la guardi! Resti centrata sulle stupidaggini quotidiane senza dargli il giusto valore. Io non capisco proprio.

Oramai si parla tanto di sclerosi laterale amiotrofica, meglio conosciuta come SLA, ma realmente anche queste infermierine, che stanno a contatto con noi tutti i giorni, hanno capito di cosa si tratta???? sono paralizzata totalmente da anni, nonostante la mia mente sia lucidissima, ma qualcuno ha capito cosa vive la mia famiglia??????? una madre, una nonna, una moglie, inesistente, viva ma immobile! Mi sento più inutile di un armadio, almeno serve a qualcosa io non solo non servo, in più occupo spazio e comporto un dispendio di energie ed economico importantissimo!!!

Ma che vuoi che ne capiscano, loro sono giovani, queste cose accadono sempre agli altri, loro sono invincibili, a loro non toccano queste cose, poverina! Lo pensavo anche io alla sua età eppure mi è capitato, non mi è bastato pensare di essere invincibile per sfuggire alla malattia. Ma non possono capire, nessuno è in grado di farlo, solo chi lo vive, anche i miei stessi familiari non possono capire, loro vedono soltanto il dispendio personale che investono nella vicenda ma a me non mi capisce nessuno!”


 

Venerdì 17 Giugno 2016

“E’ da un po’ di tempo che ci penso a questa cosa, potrei avere una crisi respiratoria, potrei aver qualsiasi virus che risulti mortale nelle mie condizioni e non ho salutato nessuno, più che altro non ho detto a nessuno ciò che ho dentro, ciò che sono, oramai tutto quello che era di me è stato cancellato dal mostro della SLA, ma io esisto e voglio farlo! Ma come? Dovrei chiedere a qualcuna di queste ragazze di potermi assistere nell’opera, cercare di comunicare al meglio il mio pensiero e loro metterlo su carta. Oddio! Solo l’idea mi ha già stancata, sono sicura che intraprenderei una vera e propria guerra! Queste ragazze sono tanto brave ma non le vedo così attente, e poi non credo scrivano correttamente in italiano, se sento come parlano, azzeccassero un congiuntivo, le doppie abbondano diventando triple, altre volte i termini perdono delle consonanti per diventare totalmente dialettali! No non ce la posso fare!

Oggi però questo pensiero è più forte che negli altri giorni, se dovessi non svegliarmi da un momento ad un altro? Io ho necessità di comunicare a qualcuno, almeno ad una sola persona che possa ascoltare la mia anima e che vada oltre le parole, che possa toccare il mio pensiero senza leggerne le sillabe, che possa vedermi senza impietosire il proprio cuore, che possa ascoltare i miei silenzi e leggere la mia storia. So che c’è qualcuno in grado di fare ciò, o forse già è così, no no! Sono sicura che ciò già avviene. Alcuni legami non hanno bisogno di parole o di lettere, lo sguardo, lo stesso sguardo di allora, sono passati più di 40 anni ma lo sguardo è lo stesso: io la osservavo con meraviglia e infinito amore e ricevevo quello sguardo di totale affidamento in cui mi veniva chiesto se fossi stata in grado di occuparmene, e abbiamo parlato, ci siamo conosciute, ci siamo amate, solo lì posso tornare, non utilizzerò lavagne, infermiere, penne, pc o altri mezzi, tornerò a quel primo contatto, che mi permise di trasmettere tutto ciò che era necessario e che desideravo!”

 

 

LETTERA A MIA FIGLIA

 

Cara Amore mio,

che strano trovarmi così in queste condizioni a parlare con te, anzi, che strano modo che abbiamo di parlare, non convenzionale direi, ma non me ne vorrai, le cose convenzionali non ti sono mai piaciute, forse non siamo mai stati una famiglia convenzionale, nonostante i miei sforzi.

Volevo parlarti di me, tanto tempo fa immaginavo che un giorno avrei potuto raccontare ai miei figli di me, di chi ero e di come sono cresciuta, così che potessero conoscere la loro madre, ma non solo, che potessero avere gli strumenti per capire determinate scelte piuttosto che altre, potessero comprendere alcune vicende del passato. Alla fine mi sono ritrovata non solo paralizzata in giovane età ma anche senza l’uso della parola, che fregatura!!

Sai avrei voluto raccontarti di quando ero bambina, di tutte le carezze e gli abbracci che avrei voluto e mi sono stati negati, per un’educazione estremamente rigida e tradizionale, avrei voluto raccontarti della mia bambola di pezza che era la mia sorellina minore alla quale affidavo i miei segreti più intimi e dalla quale ricevevo gli abbracci più sinceri. Poi dopo qualche anno la mia bambola di pezza sparì, iniziai ad essere abbastanza grande per aiutare mia madre nei lavori domestici, la cosa non mi dispiaceva, anzi mi faceva sentire grande. Ricordo che osservavo mia madre come fosse invincibile, era grande, era sicura di sé, era anche una bella donna tutto sommato, non si faceva sfuggire nulla sia dentro casa che all’esterno. Però, io riuscivo a sfuggirle, per quanto fossi legata alla figura di mia madre in realtà le sfuggivo, avevo un bisogno immenso di affetto, di carezze, lei era un pò dura, non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, mi sono sentita sempre inferiore a lei, lei era troppo forte rispetto a me, ho sempre sperato di aver preso queste sue caratteristiche ma evidentemente no!

Avrei voluto che anche mia figlia guardasse me con quegli stessi occhi di ammirazione con cui guardavo mia madre, non lo so se mi hai mai pensata come una madre invincibile, una donna forte e grande, vorrei me lo dicessi almeno una volta, almeno ora.

Crescendo, ricordo, non c’è stato nessun trauma particolare, per l’epoca le rigidità, i divieti, era tutto normale, aderire ad uno standard sociale in cui le bambine diventavano giovani donne restando sotto l’autorità familiare, poi sociale e infine era necessario trovare entro certi limiti di età un pretendente altrimenti si sarebbe restate zitelle a vita!!!!

Per fortuna, sai, io, nonostante le mie infinite insicurezze, crescendo mi scoprivo sempre più bella, ma non lo pensavo io, mi veniva detto, oggi lo confermo, ero veramente una gran bella ragazza. Sai perché lo confermo oggi? Perché guardo te, mi somigli molto e ti vedo molto bella, quindi anche io lo sono stata, oggi ne sono convinta guardandoti.

Quando ero già una giovane donna ho conosciuto tuo padre, ma questa è una storia che tu e i tuoi fratelli conoscete bene, lui non fa altro che ripeterla e rimpiangere ciò che siamo stati. Ma non è dei fatti che conosci che voglio parlarti, ti tedierei e ne sono certa, vorrei farti fare un viaggio nel mio profondo animus.. erano anni felici, vivevo il primo amore, quello che non si scorda mai, quello che ti accompagnerà tutta la vita, non che poi abbia avuti altri amori ma devi sapere figlia mia che anche la stessa persona può darti diversi amori.

Il primo amore è proprio quello iniziale, le farfalle nello stomaco, le mani sudate, la voce stridula che si strozza a mezza gola, la mente sospesa tra le nuvole e gli occhi sognanti, che bei momenti! Carezze rubate agli occhi vigili dei parenti, sguardi bramosi di scoperta, lettere di amore struggente!

Questo primo amore lasciò il posto all’amore costruito, quella fase in cui si programma, ci si dà da fare e si arriva sull’altare.. che giorno anche quello..

Il giorno delle mie nozze ero spaventatissima seppur eccitata, stavo per crescere, stavo diventando moglie, non sarei stata solo figlia, ne sarei stata capace? Boh! Mi guardavo allo specchio ed ero incredula, quanto era bello quel vestito e addosso a me? Mi sentivo una principessa, e così fu, proprio come ci insegnano nelle favole, il giorno in cui viene incoronato un amore ci si sente una principessa, ed è così che deve essere almeno in quell’occasione tutto deve essere perfetto, una perfezione che non potrà più essere ripetuta.

Torniamo a tuo padre, dopo l’amore da costruire, avviene la stabilizzazione dove l’amore, la passione lasciano spazio all’accettazione reale del coniuge, dove subentra l’abitudine è un affetto diverso dall’amore perché consapevole e maturo, in cui si cerca di superare insieme gli ostacoli, in cui si gioisce insieme. L’amore dei coniugi raggiunge il suo apice nella nascita dei figli in cui hai la possibilità di vedere concretamente il vostro amore cosa ha creato, ha dato la vita ad altri esseri umani. Questo è il vero miracolo dell’amore, penserai sicuramente che si può dare la vita anche senza amore, ma converrai con me che quella sarà una vita senza amore, una vita deprivata, i nostri figli invece, voi, siete stati il frutto di un grande vero amore. Cara figlia mia, non ti aspettare che ti racconterò prodezze che tuo padre ha compiuto per conquistarmi o difendere il mio onore, è stato un amore senza scossoni, che è sopravvissuto al tempo e alle intemperie.

Ti dico, Amore mio, nel mio cuore sopravvive ancora oggi, oggi in cui non c’è alcun contatto fisico, se non il tenero bacio del buongiorno che tuo padre mi regala tutte le mattine, non vi è scambio verbale tra noi, non c’è supporto vicendevole, è restato solo il nostro sguardo bramoso come allora, auguro a te figlia mia, di aver trovato tutto questo nel tuo matrimonio e se così non fosse auguro di poterlo trovare prima di lasciare questa terra, non si può andare via senza aver assaporato la felicità negli occhi dell’amato, non si può lasciare questo corpo senza che il tuo animo vibri alla sua sola presenza!

Figlia mia, il tuo arrivo nella mia vita è stato sconvolgente, ero giovane, non me lo aspettavo, forse non avevo neppure compreso bene come evitare o meno di farti arrivare! Non ti nego che spesso i miei pensieri non furono materni nei tuoi riguardi sin da quando eri nel mio grembo, con i tuoi fratelli fu diverso, solo perché avevo scelto di averli. Oggi riguardo tutto con una coscienza diversa, quanti errori! Quanti inutili pensieri, quante paure, quante insicurezze, avrei potuto evitarti tante sofferenze, avrei voluto plasmarti a mio piacere e questo mi faceva soffrire quando ti vedevo diversa, quanto non corrispondevi alle mie aspettative!

Ma ti dico solo oggi quanto sono felice che tu non sia come io ho cercato di plasmarti! Hai sviluppato il tuo carattere, hai realizzato i tuoi desideri, hai la vita che volevi! E Dio solo sa quanto sono orgogliosa della bimba che sei stata e della donna che sei diventata. Sarai sicuramente una madre migliore di me, ma questo è bene che io te lo dica perché è giusto che tu lo sappia da me, che tu non debba mai dubitare di questo. Voglio che tu sappia quante soddisfazioni vedo in te! Stai vivendo per te, ma in realtà lo stai facendo anche per me, in ogni tuo passo, in ogni tuo respiro, in ogni tuo sogno, in ogni tuo desiderio realizzato, in ogni tuo fallimento io vivo in te e grazie a te!

Volevo con tutte le mie forze realizzare il desiderio di una famiglia unita, ed oggi lo siete, ma a quale prezzo! Il mio desiderio siete voi qui oggi! Ma il prezzo al quale vi ho sottoposti è stato troppo alto, oggi vi dico che avrei preferito perdervi, per ritrovarvi ognuno nella sua strada, avrei preferito rinunciare alle domenica in famiglia nella casa di campagna, avrei preferito un marito meno amorevole, avrei preferito maggiori discordie familiari e non tanto strazio per vedervi tutti riuniti attorno al mio capezzale!

Qualcuno mi disse, tanto tempo fa, – Attenta a ciò che desideri potresti ottenerlo – non capivo cosa poteva significare quella frase, oggi so che era un avvertimento, l’avvertimento per la peggiore delle sventure!

Si è vero siete tutti uniti attraverso la drammatica malattia che mi ha colpita, ma questo anello di unione ha distrutto i vostri equilibri, e quello di vostro padre, ho visto nei tuoi occhi il terrore lasciare spazio al dolore alternarsi alla rabbia, lo sconforto, il germe della discordia ha trovato fertilità nei vostri cuori, la pìetas vi accompagna in ogni istante.

Figlia mia, grazie alla tua forza, alla tua caparbietà siamo riusciti ad affrontare tutta questa realtà, tuo padre chiuso nel suo dolore non ce l’avrebbe fatta da solo, tu hai trascinato tutti verso la risoluzione dei problemi senza perderti d’animo con la forza di una condottiera, proprio come tua nonna. Io non ne sarei mai stata capace, io non sono mai riuscita ad essere così forte!

Quando tu mi dici di essere forte, “una roccia”, dentro di me sorrido e mi piace crederci ma in cuor mio so che quella roccia sei tu io sono semplicemente un tronco senza linfa che poggiato alla sua roccia non cade. Mi piace pensarti come una grande roccia ben pianata al suolo che resta lì, le intemperie la possono scalfire, levigare, ma lei resta lì ferma e imponente a dar riparo e protezione a chi, come me, vi si poggia per resistere a queste intemperie incessanti che la vita ripropone ciclicamente.

Figlia mia, il dolore e la mia sofferenza non sono rappresentabili a parole è qualcosa che non si può comprendere se non dentro un corpo inerme dal quale si resta bloccati attendendo l’ultimo respiro con pazienza, ogni istante è l’ultimo, ogni nuovo giro di luce (non li chiamo più giorni, il calendario nelle mie condizioni non ha più significato) è una sorpresa, ogni istante che rubo alla vita mi permette di poter godere della tua presenza e di quella dei tuoi fratelli. Il mio dolore è infinito, è oramai radicato fin dentro l’anima, ma ad ogni tuo sorriso quel dolore prende i colori dell’amore e mi ricorda che io vivo in te, ho permesso a tre splendidi ragazzi di sopravvivere a me e di avere una vita dignitosa.

Figlia mia questa vita è piena e degna di essere vissuta, ti chiedo di viverla nel pieno delle tue energie, di non aver paura di fare la scelta sbagliata se dettata dal tuo cuore, ti chiedo di assaporare ogni tuo respiro come fosse l’ultimo, di non badare al giudizio della gente, loro non ti conoscono non sanno come sei diventata tanto bella, ti chiedo di proseguire il tuo percorso a testa alta, non dimenticandoti di abbassare lo sguardo per ammirare un bocciolo in fiore, ma non coglierlo, non strappare la vita, fa sì che quella bellezza sia disponibile anche per altri, fa sì che il tuo amore doni le ali della libertà! Sbaglia continua a sbagliare e impara dai tuoi errori per poter godere sempre più consapevolmente dei tuoi successi. Solo quando avrai amato pienamente te stessa e tutto ciò che hai fatto potrai dire di aver vissuto veramente e lo avrai fatto, senza saperlo, per me!

Figlia mia vorrei dirti talmente tante altre cose, non basterebbe una vita intera, che purtroppo non ho. Ma ora sono molto stanca, ti guardo mentre tu, stanca, ti sei addormentata senza neppure accorgertene, il tuo viso si è rilassato, sembri molto più giovane della tua età, starai facendo un bel sogno, la tua espressione è serena, mi piace illudermi che tu mi abbia ascoltata ed ora rasserenata dalle mie parole ti stia godendo la tua bellezza! Averti qui vicina, avere la possibilità di godere della tua stanchezza mi illude che tu abbia bisogno di tornare da me quando vuoi rilassarti, quando vuoi un tuo spazio e che questo tu lo voglia regalare a me, condividerlo. Grazie di tutto questo, grazie della vita che mi restituisci.

Sogni d’oro bambina mia…