Involucri (di cielo)
Ci sono delle notti
che segnano un puntino luminoso
sull’ascissa del mio tempo,
lucciole intermittenti come i tasti
di un dismesso telegrafo.
Questi spazi senza luogo
mi indicano transiti
lungo ponti sospesi
sulla voragine del nulla,
snodi tesi tra un noto confortante
prima
e un indecifrabile
poi.
In una notte così hai deviato
il corso del mio grande fiume
di sogni,
ne hai reso arido
il letto,
ingabbiato la piena
in bocce di vetro
da esposizione.
I tuoi anni minuscoli aculei
sul palmo della mia mano
mentre mi accarezzo il viso.
Io
bambola sgualcita
dagli occhi di cristallo,
con membra disgregate e flaccide,
il cuore di pezza sepolto
da mille e mille stracci.
Cerea ballerina ubriaca
dell’eterno paradosso
incatenato ai suoi volteggi.
Malferma viandante
dispersa nei labirinti
della coscienza.
Il futuro serpeggia
piano e fitto
dentro le intercapedini
e tra le infinite
porte chiuse
dell’anima.
Maschere e miti
Voci echeggianti
in un arco
di pensieri.
Frammenti di gioia
ricomposti
in tenaci brandelli
d’anima.
Le tinte cupe della notte
sbiadiscono,
mimano sfumature
iridescenti,
si scambiano,
confondono il vero,
il passato, le storie,
la morale.
L’incanto della scena
decifra uno scorcio
d’universo.
L’inesplicabile
Ho eretto barricate
di anemoni e spine
per celarmi alla lama
di un fendente sguardo.
Ho incastrato con rituali danze
l’uno nell’altro continenti
di scatole cinesi.
Ho ideato
combinazioni di formule,
stratagemmi, crittogrammi.
Ho urlato anatemi,
respirato nebulose.
Ho intuito
l’antro della sibilla,
abbracciato
il grembo ostinato e fiero
della notte.
Ho affidato
a devote vestali
il dolente mistero
esule
in uno spicchio di cuore
rannicchiato,
avviluppato,
adunato,
vinto,
finalmente soltanto
mio.