La maschera del cinema


Oggi è giovedì. Come ogni giovedì D. comprava una copia del giornale cittadino al chiosco sotto casa,lo apriva circa a metà e velocemente si dirigeva alle ultime pagine, sperando di scorgere, in quella dedicata al cinema, nuove uscite interessanti da andare a vedere.

Quel giorno di luglio, così afoso e anonimo, non prometteva niente di buono: nella rubrica dedita alle proiezioni  solo film scadenti, remake di serie c, storie d’amore per adolescenti rincoglioniti e le solite commediole da casalinghe in libera uscita. E ora cosa si fa stasera?

L’ ormai inflazionata passeggiata  sul Lungarno non lo appagava più: non riusciva a trarre alcun beneficio dall’osservare un popolo di idioti che fanno jogging tra smog e cacate di piccioni e non tollerava oltremodo quell’orribile teatrino di gente vestita bene che si ubriacava male,vomitando e urinando qua e là nei vicoli. La cosa più sana per lui era guardare un film, magari uno come quelli che facevano una volta, quelli che quando finivano restavi a bocca aperta e ti chiedevi “ma come avrà fatto a concepire un capolavoro del genere?” … il cinema per D. era l’ultima cosa per cui aveva senso restare vivi.

Decise di restare in casa. Si fece qualcosa da mettere sotto i denti, stappò una birra ghiacciata e preparò, in salotto, la sua proiezione privata. Scelse un vecchio western,  sicuro di non rimanere deluso.

  1. godeva nel vedere quelle scene girate con così grande maestria, niente lasciato al caso, niente che fosse superfluo, tutto curato alla perfezione: “questo era Cinema!” pensò, e sulla faccia gli si stampò un sorriso inimitabile, un misto di estasi e fierezza, frutto di chi ama davvero qualcosa e se ne compiace nel trovarla sublimata ai massimi livelli.

Quella sera passò e quella dopo ancora e con essa tutte le altre sere. La volgarità dei tempi, il qualunquismo con cui venivano concepite quasi tutte le sceneggiature e la scarsa qualità di ciò che veniva proposto sul grande schermo contemporaneo, avevano fatto sì che D. rinunciasse anche alla sola idea di comprare un biglietto del cinema … molto meglio scegliersi un titolo memorabile e vederlo sulla sua poltrona preferita, magari in mutande e fumando a tutto spiano. Prima tutto Kubrick,poi tutto Visconti, Truffaut,Hitchcock,Orson Welles, Bergman … e così passarono i mesi.

Una sera, subito dopocena, si sentì suonare il campanello.

  1. andò ad aprire, era la signora del piano di sotto, con ancora indosso il grembiule sporco di sugo e le briciole di pane che le si erano fermate all’altezza del seno:

-<<Sono venuta a consegnarle questa raccomandata … mi sono permessa di ritirarla al suo posto, visto che il postino, dopo giorni di tentativi andati a vuoto, non sapeva come fare a fargliela avere … e sì che lei è disoccupato … non si sente mai in casa, ma che fa tutto il giorno, dorme?!!>>

Quel misto di rimprovero e di morbosa curiosità senile lo indispettirono alquanto. Ma si sa che con i vecchi bisogna avere pazienza, anche quando rompono le scatole e quindi ringraziò e le augurò una “felice notte”!!!

  1. aprì la busta e iniziò a leggere … non credeva ai suoi occhi: era stato selezionato per il posto di maschera al grande multisala della città … neppure si ricordava di aver fatto domanda per quel lavoro! Sarebbe dovuto andare in quello stesso cinema in cui da tempo non riusciva più neppure ad affacciarsi. La sorte l’avrebbe costretto a passarci la maggior parte della giornata,strappando biglietti  di film inguardabili a spettatori tronfi di popcorn e caramelle gommose. Tutto ciò gli fece venire il mal di stomaco, ma le bollette e gli affitti arretrati non potevano più aspettare.

Si fece coraggio e l’indomani telefonò per accettare il posto … nella vita, come nei film, a volte il finale è davvero un’amara sorpresa!


Oro usato e mortadella

Sul tavolo bianco di formica solo una busta aggrinzita del fornaio e un fagotto ben chiuso. L’odore inebriante della mortadella appena tagliata viziava l’aria,cullando l’appetito che andava e veniva,come un’onda sulla battigia. Erano le due del pomeriggio,a quell’ora o mangiavi o saltavi fino alla cena. Lei entrò nella stanza,agitata e confusa,tipico di chi fa delle cose pensando a tutt’altro.

-<<Con gli ultimi soldi ho comprato del pane integrale e due etti di affettato,almeno per oggi riusciremo a sbarcare!>>

-<<Brava,bell’idea … in effetti un bel panino é proprio quello che ci vuole>> disse lui,sopraffatto da quell’ironico sorriso di chi vive alla giornata.

Mangiarono,di getto,come un cane che addenta l’osso. Si calmarono e ripresero colore.

Negli ultimi tempi i soldi sparivano tipo palle in buca e come esse non riaffioravano mai. Lui era senza lavoro ormai da un anno e lei,con quel misero stipendio, non sosteneva più le pesanti spese a cui erano sottoposti.

Presero un caffè e fumarono:le sigarette restavano l’unico lusso concesso,l’unica instabile appendice che li legasse al mondo là fuori … per pochi secondi riuscivano a sentirsi normali, a dimenticare l’enorme disagio che li costringeva al ferreo regime. E’ incredibile come a volte un piccolo dettaglio renda la vita meno amara.

-<<Cosa hai in mente di fare adesso?>> chiese lei mentre il fumo le usciva dalla bocca ricamando l’aria.

-<<Sto cercando una via di fuga,un modo per fare dei soldi,tanto per sopravvivere un altro po’…>>

-<<E come credi di poterlo fare senza un lavoro,scusa?>>

-<<E’ proprio quello che cerco di capire … in effetti a volte l’unica soluzione che mi viene in mente credo sia una rapina,ahahahah !!!>> sbottò lui quasi affogando dal ridere.

-<<Se non ti conoscessi così bene potrei anche crederti … che razza di stronzo … e poi perdonami la franchezza ma per come siamo noi ci prenderebbero subito: io che in tutta la mia vita non ho mai rubato neanche una mela e te che sei maldestro come un bambino … lascia perdere,dammi retta,non fa per noi. Forse riusciremmo meglio nel piazzare roba rubata … con un po’ di fortuna lì ci puoi tirar su dei bei soldini>>

-<<Aspetta un po’:ripetimi cosa hai detto ora,l’ultima frase …>>

-<<Dai che lo sai che cosa ho detto … ma stavo scherzando,è ovvio!>>

-<<Nonononono,lo so che scherzavi e di certo neppure io vorrei fare una cosa del genere … però mi hai acceso una lampadina qua dentro>> e indicò il centro della sua testa con fare teatrale. Sembrava che avesse trovato l’IDEA.

-<<Dai,cara mettiti a sedere qui buona e ascoltami>> la fece posare sulla sedia di fronte a lui,come una scolaretta al primo banco. Lei,attenta,lo fissava aspettando  l’annuncio  del secolo.

-<<A proposito di ricettare … no,non fare quella faccia,ascoltami per favore … dicevo … a pensarci bene io,di là,fra le cose vecchie di mia madre,dovrei avere dell’oro,tipo che so … pietre,anelli,orecchini e roba del genere … penso che qualche oggetto di valore ci sia,lei era una che ci teneva,capisci?>>

<<E vorresti venderlo?>> disse lei chinando dolcemente il capo da un lato,con un misto di rassegnazione e triste consapevolezza.

-<<Certo,d’altronde che c’è di male,mica è illegale … la città brulica di quei casottini che acquistano oro e pagano in contanti … magari almeno sentiamo quanto ce lo quotano … se dovesse essere una cifra irrisoria,non se ne fa di nulla … ma ormai sono curioso … dai … proviamoci!>>

Lei non ne era tanto convinta,le sembrava di fare un torto. Ma la fame è fame e stare al verde non era la sua massima aspirazione.

Dopo un quarto d’ora di ricerca fra i vari cassetti e mensole e dopo circa un’oretta di lavaggio armati di vecchio spazzolino da denti e sapone per i piatti … ecco il miracolo:tre paia di orecchini,un braccialetto,una piccola collanina in oro bianco,qualche anello con pietre e una spilla,splendenti come non mai!Tutto abilmente lucidato e sistemato a dovere in una plico trasparente,di quelli che si vedono nei telegiornali quando gli inquirenti vittoriosi sfoggiano il malloppo rinvenuto.

Ormai era sera,dal terrazzo di camera arrivava irriverente la voce del traffico e l’odore acre dei gas di scarico. Il sole si era già coricato e i negozianti del centro stavano chiudendo le botteghe. Tardi,troppo tardi. Il “piano” andava posticipato all’indomani e il divano a fiori non poteva più attendere i loro corpi nudi.

Durarono a lungo,pervasi da un desiderio ineluttabile e da un’eccitazione nuova.  I loro sguardi si nutrivano per la prima volta della speranzosa consapevolezza di un  domani migliore.

Tutto in quella casa era come gli altri giorni,tranne i pensieri e l’ossimorica installazione  sul tavolo in formica : la vita concede soluzioni  a tutti e a loro aveva concesso oro usato e mortadella.


  Solo come un cane

 

Il sole era allo zenit. Sulla battigia,poco affollata,rosolavano corpi seminudi puzzolenti di cocco. Il vento,che girava di continuo, annunciava le specialità marinare del ristorante. Il  pesce,fresco ed abbondante,giungeva alle otto in punto,ogni mattina,a bordo di un vaporetto variopinto,e l’oste e  le massaie facevano a gara per accaparrarselo.

La sete si stava impadronendo di me,avrei tanto voluto una bibita,fresca,non come quella che avevo portato da casa ormai più simile all’urina,ma alzarsi e andare al bar era fantascienza,così,mentre assaporavo l’arsura capii di essere troppo cotta per poter reagire:a volte la pigrizia e la pace interiore diventano due alleate letali!

E’ lì che lo vidi:rannicchiato,vicino alla storica barca  arrovesciata,che delineava la metà della spiaggia dai tempi dei tempi. Avrà avuto dodici,tredici anni,pelo color grano,ispido e arruffato,corpo robusto,una bella coda lunga e grassa. Stava cercando di scavare una buca per cercare un po’ di fresco alle zampe e si affannava caparbio  fino allo sfinimento.

La  testa penzolava. Gocce enormi si suicidavano dalla sua bocca con cadenza regolare,facendo apparire la lingua un’inquietante sciarpa umida.

Quel cane doveva essere sotto il solleone da molto,senz’acqua e senza padrone.

Mi incuriosiva il fatto che se ne stesse lì rassegnato a quell’atroce agonia:perché non se ne andava,pensavo,perché non provava a cercare un posto fresco dove poter trovare un po’ d’ombra e magari abbeverarsi un po’ ?Forse aspettava qualcuno che lo venisse a riprendere. O forse era ferito e il dolore lo aveva sfiancato … ecco,ecco …si rimuove,cerca di divincolarsi,ma cosa vedo?una corda?ma come è possibile … chi può essere tanto bastardo da lasciare un cane legato sotto il sole cocente ad agosto … no,non voglio crederci … sono sconvolta.

-<<Signora,si lei con l’ombrellone a righe gialle e blu … sa di chi sia questo cane?>>

-<<Ah io proprio non lo so … non me ne ero neanche accorta,sa?>>

-<<Ma com’è possibile … ce l’ha di fronte da ore,come ha fatto a non vederlo?>>

-<<Ah,pensavo fosse suo!>>

-<<MIO?>

-<<Beh,senta,sto facendo il cruciverba,di quelli senza aiuti,sa!Sono difficili …>>

-<<E lei signore,che mi fissa … sa per caso a chi possa appartenere questo cane,no perché magari si potrebbe andare a chiamare per slegarlo,guardi … lo vede che ansima!>>

-<<No,ma che ansima,ride … guardalo lì … è felice come una pasqua di stare al mare>>, <<ti piace stare al mare,eh?ti piace tanto,vero?”>>e mentre lo diceva usava quella classica cantilena dell’adulto che parla al neonato …

Lo detestavo.

Il cane iniziò tossire,rantolando. Io non sapevo più a chi chiedere e decisi di alzarmi dalla sdraio per cercare di slegarlo.

-<<Non lo faccia!>> sentii da dietro.

-<<E’ pericoloso,potrebbe morderla>> disse un vecchio, <<e poi … se avesse la rabbia o cose simili?Non ci pensa a questo?Dia retta a me,non si avvicini,lo lasci stare!>>

-<<Ma almeno provo a trovare una ciotola per dargli un po’ d’acqua … morirà se starà dell’altro qui così … altrimenti potrei chiamare i vigili o i carabinieri … forse loro saprebbero che fare?>>

-<<Signorina bella, su quest’isola la gente campa perché si fa gli affari propri … dia retta a me, si rilassi e si goda una bella giornata di mare …>>

Roba da non crederci … possibile che nessuno mi volesse aiutare  … brutti stronzi omertosi!!!

Non riuscivo più a distogliere lo sguardo da quella povera bestia … la situazione stava degenerando e io mi sentivo ipnotizzata e impotente.

Decisi di fumare una sigaretta per placare l’ansia e,mentre con una mano tenevo l’accendino e con l’altra facevo da paravento,sentii un sordo frusciare sempre più forte.

Il cane era riuscito a slegarsi mordendo il cappio e ora si dirigeva verso la viuzza del ristorante,sfinito,con la corda ciondolante fra le zampe,stanco ma fiero.

Io scoppiai a piangere, sola come un cane … e nessuno lo seppe.