FILASTROCCA DELLA PACE

O pace mia, o pace bella,
non saremo mai dei santi,
ma a volerti siamo in tanti,

vorrei alzar le mani al cielo,
e vederlo più sereno,
basta frecce rosse,
solo fiori di erigero,

vorrei tanto fosse vero,
bene uno male zero,
bontà ed armonia,
che siano una mania,

di cattiveria ce n’è troppa,
di tristezza a non finire,
diamoci la mano
c’è un pianeta da pulire


LA GABBIA

Rinchiuso,
all’ interno di quella cella,
senza sbarre,
che ritrae ogni tua mossa,
ogni tua espressione.

Non fai altro
che guardarti attorno,
avvertendo una solitaria compagnia,
mentre, derubato della tua unicità,
consumi la tua immagine di sguardi,
diventando anche tu
solo un riflesso, di un quadro privo di cornice.


CHE VITA?

Un libro? Un romanzo? Una favola?
Un’ insignificante e breve poesia
messa in prosa.

Dove i sogni diventano paure,
dove i progetti diventano ricordi,
lì dove l’avvenire non è altro che un passato.

Una giungla,
una giungla ornata di falsi sorrisi,
di finte carezze,
di sentimenti con tanto di scadenza,
e di delusioni fatte persona
in un esercito di cuori armati.

Ma parlando chiaro,
cos’è la vita se non una sopravvivenza?
Cos’è la vita se non una gioiosa sofferenza?

Ed ora,
un’ultima domanda,
perchè veniamo al mondo piangendo?