Sobrie riflessioni

È severo esame interiore

Ritrovare il lume del logos.

Affascina esso l’ingegno,

dentro sé desiderio di ricerca,

via unica della conoscenza

di tensione spirituale costante.

Nutrir così la mente

di meditazione e saggezza.

Ritrarsi al mondo

È spirito del sapiente!

Partorir conoscenza

Agire contemplando l’eterno

Come pellegrino errante

Sospinto, animato amante

intra segreta contemplazione

del contingente, austero fato,

del probo alto bene o del futile potere.

Incomunicabili speranze

intensamente attese

Sul dilemma dell’esistenza,

concepita come intimo impegno.

Conquista consapevole

di un’idea che rifugge

L’eco di profonde e ceche evidenze.


Pandora o Eva!

In ere profane accusata fosti

Di avere l’otre dischiuso

e ogni mal del suo ventre diffuso.

Per secoli umiliazioni brutali subisti

e ruoli marginali tollerasti.

Oggetto di un sogno virile

nel talamo del piacere maschile,

dovesti con dolore i suoi figli partorire.

Negati ti furon simposi festivi

e di accedere ai luoghi paterni

finché nubile ancella indugiasti.

Sol da donna etère!

libertà potesti godere.

Non miglior fu la tua condizione,

nel tempo delle sacre illusioni!

Homo virtuoso inducesti

a ingoiar il pomo erudito

e peccato originale creasti.

Una guerra costante è la tua!

Contro il tempo ed un forte tiranno

a difender diritti negati

ed antiche pretese maschili!

Con sua grande eloquenza oratoria

Nell’angusto focolar ti ripose.

Olympe difese il tuo dramma,

immemore delle virtù del suo sesso

la testa perdette nel cesto.

Attraversasti ere e molte chimere!

Il talamo e lo spazio domestico violasti

a luoghi d’opposizioni origine desti

rifiutandoti di essere oltre sì! angel custode,

precettrice, puerpera di prole.

Dimentica dell’angosciante passato,

speranzosa  al mondo chiedesti

in quanto giusta pretesa!

emancipazione e solidale considerazione

da consuete, prepotenti, incontenibili discriminazioni.


Emarginato

Come posso restare inerme

Come posso udire le urla

Disperate, disumane e immense

Come posso scrutare gli sguardi di occhi intensi.

Ho il cuore dal dolore lacerato

Ho l’anima nella nebbia smarrita

Ho le membra intorpidite.

Non posso più sopportare un tale affanno

Non posso più restare indifferente

Non posso più guardare l’orrore della gente.

Le fauci vorrei spalancare

e fiumi di parole riversare

e gli aridi cuori riscaldare.

Abbattermi come un’onda ripiegata sul mare

E le mente da atroci pensieri mondare.