Poesie
IL LECCHINO-RESPONSABILE
Il lecchino è un ciambellano,
cicisbeo o cortigiano,
succhia al par di sanguisuga
ma ha talento nella fuga.
Pronto a dar sempre ragione
a chiunque abbia il bastone,
e a far finta di soffrire
quando si rattrista il sire.
Il lecchino è sicurezza
per un sindaco o Sua altezza
a cui lustra scarpe e sogni.
nei momento dei bisogni.
Gli addolcisce noie e pensieri
prima che lui si disperi,
camuffando anche la storia
di servile vanagloria.
Il lecchino è un delatore,
venderebbe patria e onore,
il fratello e il tricolore
se servisse al suo signore.
Ma è prontissimo a tradire,
a mutar tendenze e mire
a leccar, dopo elezione,
l’ultimissimo… padrone.
POVERA ITALIA !
Bell’Italia di “abbuffini”,
di furboni e farisei,
dove il logo dell’onesto
è soltanto un manifesto.
Dove un ladro ti entra in casa,
prende tutto, rompe e scappa:
ma, se chiami un appuntato,
nulla può senz’un mandato.
Il politico di razza
spende e spande come crede,
purchè cresca nei consensi
non gl’importa quel che pensi;
ti sommerge di promesse
e tu, stupido, ci caschi,
poi ,ti “fotte” con gran classe
aumentandoti le tasse.
Ti prepari, fai un concorso,
hai studiato notte e giorno,
sei bravissimo e forbito
ma non hai nessun partito:
questa volta ne sei certo
finalmente il posto è tuo,
ma poi leggi i risultati,
sei arrivato tra i bocciati.
Miserabili e vigliacchi,
senza patria e senza Dio,
ruban senza alcun decoro
il tuo posto di lavoro.
Ed allora meglio il ladro
che è entrato a casa tua,
quantomeno lui ha rischiato
di finir morto ammazzato.
Gli altri rubano impuniti
i tuoi beni ed il tuo onore
e per farli amministrare
li dobbiamo anche pagare.
Mediocri e incompetenti
tutti ai posti di comando:
-Direttori dell’andazzo
mo c’avete rotto… il caxxo!-
LUNA
Oh luna, che m’ appari su Trevico,
rossa e splendente a contrastar la notte
e, mentre spii guardinga, t’incammini
creando tele a sfondi vespertini.
Adesso son più netti i casolari
dispersi nella valle sottostante.
La nebbia non offusca la tua luce
che dentro al cuor m’inebria e mi seduce.
T’avvii spedita dentro un cielo scuro,
ormai stai raggiungendo l’orizzonte
e pieghi a illuminar nel mio giardino
come se fossi il sole del mattino.
Or ti concedi senza alcuna paga,
risplendi bianca e nuda tra le stelle.
Vai sulla palma, il gobbo la piscina,
già m’ accarezzi, vieni più vicina.
Poi, d’improvviso un tuono, un lampo, il buio,
ti cerco con lo sguardo e non ti trovo;
ma proprio sopra il monte di Frigento
un nuvolone nero e poi un lamento.
Scompare alla mia vista il tuo chiarore,
ma tu resisti, brilla più puoi
col vento amico Zefiro e la Bora
verrò da te, ci metto un quarto d’ora.
Insieme soffieremo così forte
da mandar via quel cirro nel deserto.
E tornerai a brillar come nessuna,
amante mia segreta,…dolce Luna.