Poesie
Catene
Guardo le mie catene con questi anelli spessi e luccicanti
vedo i miei polsi arrossati e dolenti
penso al mare che è lì fuori
ammaliante e carismatico è il suo richiamo
ne sento il profumo
mi inebria
mi riscalda e mi gela allo stesso tempo.
Mi lascio cullare da queste onde fantasiose di passione e calore
il sogno è così reale ed intenso
che non può essere univoco
e nel frattempo
neanche me ne accorgo più
che in fondo
le chiavi del cancello e delle catene
sono in mio possesso.
Gli amici alberi
Linee rette
poligoni chiusi
fogli strappati
tratteggi cancellati
disegno e ridisegno ma non progetto.
Non trovo più dimora a questi miei pensieri
sciolti e selvaggi come cavalli indomabili.
Vedo solo scatole chiuse e squadrate,
colate di cemento squallido e grigio.
Dove sono finiti i colori?
Costipati come sardine
viviamo dentro troppi limiti e confini.
Cerco altro
cerco spazio
cerco vita.
Guardo i miei amici alberi
e con loro mi confronto,
percepisco il loro disagio,
sento sulla mia pelle
l’identico malessere.
Non so ancora come, dove e quando
ma so che prima o poi libererò tutti,
me compresa,
da questa immonda prigionia.
Promesso.
Il nocciolo
Tante cose e tante case lasciai.
Oggetti sparsi qua e là
frammisti a brandelli di cuore,
eppur palpitava ancora.
Si era soltanto spogliato
ma salvo era il nocciolo,
poteva ancora rifiorire
integro era il seme
pronto nuovamente a germogliare.
Mai smise di cercare un terreno fertile,
bramava radici profonde
chiome verdi e frutti prelibati.
Timidamente lo piantai,
dolcemente lo innaffiai.
Tra le mille macerie
curavo le sue piccole radici che,
giorno dopo giorno,
diventavano sempre più robuste e profonde.
Solo allora,
dopo aver raggiunto le dimensioni
basamentali di un albero secolare,
il seme dell’amore
ancora una volta
riuscì a germogliare.
Un piccolo bocciolo
così ricco di colori, profumi e vitalità
che arrossii dinanzi alla sua bellezza e potenza.
Il ritrovamento dell’Io sepolto
Ero dentro me sepolta viva.
Onnipresente una nostalgia continua,
una malinconia fissa e costante,
il dolore di un lutto che non ti lascia andare a nessuna gioia
Pensavo…
Che c’è da meravigliarsi?
Le perdite dei cari ti spengono pian piano.
Mi sbagliavo… Quanto mi sbagliavo…
Era me stessa che avevo perso.
Seppellita con le mie stesse mani…
Poi il pianto…
Dentro e fuori,
ancora ho le lacrime agli occhi
e sono dolci, calde, ho incontrato Me,
è stato un incontro d’amore
l’amore puro, incondizionato, viscerale.
Ho ascoltato il mio cuore,
ho sentito la vibrazione della mia anima,
ho sentito l’urlo della disperazione,
mai più, mai più, ti prego,
non lasciarmi mai più sepolta in una bara senza tempo
perdonami, ti prego,
perdonami per averti messo da parte per così tanto tempo
e nel mentre mi abbraccio per darmi calore,
perché finalmente sento freddo ma ho capito come coprirmi,
non provo più dolore ma solo gioia.
La gioia di ricominciare.
Le ali
Ho volato basso per troppo tempo convinta di non avere ali,
convinta di potermi staccare appena
di qualche centimetro dal terreno
ma non avevo ancora capito che in realtà
bastava solo lasciar perdere il controllo razionale
e lasciare emergere ciò che invece
era già dentro di me da sempre.
Ora le vedo.
Ho delle ali meravigliose, grandi, immense, potenti,
devo solo imparare ad usarle.
Tutto ha un senso diverso e chiaro oggi.
Nulla è per caso.
La relazione tra gli eventi.
Giri, rigiri, cicli e ricicli, tutto doveva semplicemente condurmi alla mia luce guida.
Mai più spegnerò questa luce perché è solo attraverso la sua saggezza
e conoscenza che potrò finalmente varcare la soglia e spiccare il volo.
Oltre
Sento i tuoi pensieri accarezzare la mia anima
come una brezza leggera che profuma di mare.
Sento le tue paure disperdersi nelle mie certezze
come fiocchi di neve che si sciolgono al sole.
Sento il tuo desiderio fondersi nella mia passione
come lava vulcanica che avanza e divora.
Non ho bisogno di ascoltare le tue parole.
Non ho bisogno di guardare i tuoi occhi.
Non ho bisogno di toccare le tue mani.
Sento.
Sento.
Sento il vibrare della tua essenza
e questo mi basta per poterti amare
aldilà di ogni confine.
Questo andare Oltre
mi conduce verso l’oblio,
banditi i confini, le regole ed i limiti.
Nulla mi spaventa nonostante lo smarrimento più totale,
è un dolce tremore, intenso e profondo.
Sei vita, sei anima, sei energia.
Mi attraversi annientando ogni barriera
ed io mi lascio trasportare da queste onde di fluido vitale
che finalmente ha dato un senso alla mia vita.
Al mio Oracolo
Ma insomma… Oracolo di Matrix…
Finalmente hai tra le mani l’Eletto e tu cosa fai?
Perdi l’equilibrio interiore e l’abbandoni a se stesso?
Come potrà mai evolversi senza i tuoi insegnamenti? +
Come potrà mai aprire il sesto chakra, ancora appena socchiuso,
senza attingere alla tua profonda conoscenza?
Come potrà mai suonare melodie armoniose
se per ora ha soltanto una chitarra ancora senza corde?
Come potrà mai dipingere meravigliose sfumature
se per ora ha soltanto una tela e dei pennelli
ma la tavolozza è ancora vuota?
Come potrà mai scrivere i versi dell’anima se per ora ha
soltanto un foglio bianco ma non ha ancora penna e calamaio?
Come potrà mai orientarsi in questo mondo sovracostruito
e fasullo se per ora ha soltanto una bussola senza ago?
Addestra il tuo eletto, portalo all’ennesima potenza,
perché un giorno quando sarà pronto,
potrà donare più di quanto immagini.
È una grande responsabilità per te, mi rendo conto,
ma più di ogni altra cosa è una grande sfida.
E se un po’ ti conosco, mia grande maestra di vita,
so quanto ti piace vincere.
Riprenditi da questo piccolo momento di confusione
e torna a combattere insieme al tuo piccolo soldatino
disarmato ma pronto a diventare condottiero di un esercito
fatto di pochi ma potenti, gli unici in grado di liberare
il mondo da questa massa di manipolatori ed oppressori.
Confido in te oracolo…
Dipinto
Attingo a madre natura mentre mi accingo a dipingere il tuo volto
nella mia tavolozza miscelo i colori del grano,
del mare e del deserto per la cromia dei tuoi occhi,
rubo pesche per le tue gote
e ciliegie per le tue labbra,
un vasetto di rame contenente del miele
dona il giusto tocco di sfumature di rosso al biondo dei capelli,
pagliuzze dorate sparse qua e là
mi occorrono per quel naturale brillio.
Eccolo.
Il viso è ora perfetto.
Manca ancora un solo elemento,
uno sfondo azzurro cielo di un intenso immenso
che rappresenta la purezza della tua anima.
La ballerina nella scatola di legno
Nella scatola di legno la ballerina stentava a respirare,
bramava spazi verdi, cieli azzurri e profumo di fiori;
girava e rigirava nel labirinto senza uscita, saliva e scendeva
ma sempre nella scatola era, stretta, soffocata ed oppressa
donava al mondo esterno i suoi poteri, guariva le anime sofferenti
restituiva ali ai talenti, incantava ed ammaliava
con la sua bellezza mai scalfita dal tempo
ma soffriva, si disperava, lentamente moriva.
Finché un giorno si ammalò, una lunga malattia ancor più la isolò.
La scatola sembrava addirittura essersi ristretta
e fu allora che decise di scappare, laddove finalmente
avrebbe potuto respirare; tornarono i colori dentro e fuori
come una regina nel suo castello dorato ritrovò se stessa
come non era mai stato; allegre bestiole alberi fiori orchidee
osannavano cotanta bellezza della loro sovrana.
Non c’era più la ballerina che girava nella scatola di legno
ma al contrario c’era un intero regno fatato degnamente governato
che girava intorno alla sua splendida regina.
Niente più muri, né cancelli, né barriere, un via vai d’affetti,
amici parenti ed anche pazienti attingevano tutti alla sua bontà.
Tra questi un’anima inquieta simile a lei stessa si innamorò.
Sembrava un uccellino spaurito con ali tarpate chiuso in gabbia
ma con una gran voglia di volare; lo accolse in grembo, lo nutrì,
gli infuse forza e coraggio affinché potesse anch’egli scappare
dalla sua prigionia. Riuscì nel suo intento ma con gran tormento.
Temeva che ali troppo potenti l’avrebbero portato lontano da lei.
Paure ed incertezze vane ed infondate, l’anima ormai libera
non aveva più voglia di scappare, solo radici voleva piantare.
Nuda
Nuda mi lasciasti.
Senza vestiti, senza coperte,
in alto mare, alla deriva,
derisa dalla gente,
nuda nei pensieri
nuda nei sentimenti
nuda nei ricordi.
Chi ero prima di te?
Qual era il mio colore preferito?
Il mio stile?
Il mio gusto?
Nuda senza neanche l’ombra di un desiderio,
sull’orlo del precipizio,
nel baratro del dubbio.
Che poi diventò certezza atroce e feroce.
Nuda mi lasciasti.