Catene

Guardo le mie catene con questi anelli spessi e luccicanti

vedo i miei polsi arrossati e dolenti

penso al mare che è lì fuori

ammaliante e carismatico è il suo richiamo

ne sento il profumo

mi inebria

mi riscalda e mi gela allo stesso tempo.

Mi lascio cullare da queste onde fantasiose di passione e calore

il sogno è così reale ed intenso

che non può essere univoco

e nel frattempo

neanche me ne accorgo più

che in fondo

le chiavi del cancello e delle catene

sono in mio possesso.


Gli amici alberi

Linee rette

poligoni chiusi

fogli strappati

tratteggi cancellati

disegno e ridisegno ma non progetto.

Non trovo più dimora a questi miei pensieri

sciolti e selvaggi come cavalli indomabili.

Vedo solo scatole chiuse e squadrate,

colate di cemento squallido e grigio.

Dove sono finiti i colori?

Costipati come sardine

viviamo dentro troppi limiti e confini.

Cerco altro

cerco spazio

cerco vita.

Guardo i miei amici alberi

e con loro mi confronto,

percepisco il loro disagio,

sento sulla mia pelle

l’identico malessere.

Non so ancora come, dove e quando

ma so che prima o poi libererò tutti,

me compresa,

da questa immonda prigionia.

Promesso.


Il nocciolo

Tante cose e tante case lasciai.

Oggetti sparsi qua e là

frammisti a brandelli di cuore,

eppur palpitava ancora.

Si era soltanto spogliato

ma salvo era il nocciolo,

poteva ancora rifiorire

integro era il seme

pronto nuovamente a germogliare.

Mai smise di cercare un terreno fertile,

bramava radici profonde

chiome verdi e frutti prelibati.

Timidamente lo piantai,

dolcemente lo innaffiai.

Tra le mille macerie

curavo le sue piccole radici che,

giorno dopo giorno,

diventavano sempre più robuste e profonde.

Solo allora,

dopo aver raggiunto le dimensioni

basamentali di un albero secolare,

il seme dell’amore

ancora una volta

riuscì a germogliare.

Un piccolo bocciolo

così ricco di colori, profumi e vitalità

che arrossii dinanzi alla sua bellezza e potenza.


 

Il ritrovamento dell’Io sepolto

Ero dentro me sepolta viva.

Onnipresente una nostalgia continua,

una malinconia fissa e costante,

il dolore di un lutto che non ti lascia andare a nessuna gioia

Pensavo…

Che c’è da meravigliarsi?

Le perdite dei cari ti spengono pian piano.

Mi sbagliavo… Quanto mi sbagliavo…

Era me stessa che avevo perso.

Seppellita con le mie stesse mani…

Poi il pianto…

Dentro e fuori,

ancora ho le lacrime agli occhi

e sono dolci, calde, ho incontrato Me,

è stato un incontro d’amore

l’amore puro, incondizionato, viscerale.

Ho ascoltato il mio cuore,

ho sentito la vibrazione della mia anima,

ho sentito l’urlo della disperazione,

mai più, mai più, ti prego,

non lasciarmi mai più sepolta in una bara senza tempo

perdonami, ti prego,

perdonami per averti messo da parte per così tanto tempo

e nel mentre mi abbraccio per darmi calore,

perché finalmente sento freddo ma ho capito come coprirmi,

non provo più dolore ma solo gioia.

La gioia di ricominciare.


Le ali

Ho volato basso per troppo tempo convinta di non avere ali,

convinta di potermi staccare appena

di qualche centimetro dal terreno

ma non avevo ancora capito che in realtà

bastava solo lasciar perdere il controllo razionale

e lasciare emergere ciò che invece

era già dentro di me da sempre.

Ora le vedo.

Ho delle ali meravigliose, grandi, immense, potenti,

devo solo imparare ad usarle.

Tutto ha un senso diverso e chiaro oggi.

Nulla è per caso.

La relazione tra gli eventi.

Giri, rigiri, cicli e ricicli, tutto doveva semplicemente condurmi alla mia luce guida.

Mai più spegnerò questa luce perché è solo attraverso la sua saggezza

e conoscenza che potrò finalmente varcare la soglia e spiccare il volo.


 

Oltre

Sento i tuoi pensieri accarezzare la mia anima

come una brezza leggera che profuma di mare.

Sento le tue paure disperdersi nelle mie certezze

come fiocchi di neve che si sciolgono al sole.

Sento il tuo desiderio fondersi nella mia passione

come lava vulcanica che avanza e divora.

Non ho bisogno di ascoltare le tue parole.

Non ho bisogno di guardare i tuoi occhi.

Non ho bisogno di toccare le tue mani.

Sento.

Sento.

Sento il vibrare della tua essenza

e questo mi basta per poterti amare

aldilà di ogni confine.

Questo andare Oltre

mi conduce verso l’oblio,

banditi i confini, le regole ed i limiti.

Nulla mi spaventa nonostante lo smarrimento più totale,

è un dolce tremore, intenso e profondo.

Sei vita, sei anima, sei energia.

Mi attraversi annientando ogni barriera

ed io mi lascio trasportare da queste onde di fluido vitale

che finalmente ha dato un senso alla mia vita.


 

Al mio Oracolo

Ma insomma… Oracolo di Matrix…

Finalmente hai tra le mani l’Eletto e tu cosa fai?

Perdi l’equilibrio interiore e l’abbandoni a se stesso?

Come potrà mai evolversi senza i tuoi insegnamenti? +

Come potrà mai aprire il sesto chakra, ancora appena socchiuso,

senza attingere alla tua profonda conoscenza?

Come potrà mai suonare melodie armoniose

se per ora ha soltanto una chitarra ancora senza corde?

Come potrà mai dipingere meravigliose sfumature

se per ora ha soltanto una tela e dei pennelli

ma la tavolozza è ancora vuota?

Come potrà mai scrivere i versi dell’anima se per ora ha

soltanto un foglio bianco ma non ha ancora penna e calamaio?

Come potrà mai orientarsi in questo mondo sovracostruito

e fasullo se per ora ha soltanto una bussola senza ago?

Addestra il tuo eletto, portalo all’ennesima potenza,

perché un giorno quando sarà pronto,

potrà donare più di quanto immagini.

È una grande responsabilità per te, mi rendo conto,

ma più di ogni altra cosa è una grande sfida.

E se un po’ ti conosco, mia grande maestra di vita,

so quanto ti piace vincere.

Riprenditi da questo piccolo momento di confusione

e torna a combattere insieme al tuo piccolo soldatino

disarmato ma pronto a diventare condottiero di un esercito

fatto di pochi ma potenti, gli unici in grado di liberare

il mondo da questa massa di manipolatori ed oppressori.

Confido in te oracolo…


Dipinto

Attingo a madre natura mentre mi accingo a dipingere il tuo volto

nella mia tavolozza miscelo i colori del grano,

del mare e del deserto per la cromia dei tuoi occhi,

rubo pesche per le tue gote

e ciliegie per le tue labbra,

un vasetto di rame contenente del miele

dona il giusto tocco di sfumature di rosso al biondo dei capelli,

pagliuzze dorate sparse qua e là

mi occorrono per quel naturale brillio.

Eccolo.

Il viso è ora perfetto.

Manca ancora un solo elemento,

uno sfondo azzurro cielo di un intenso immenso

che rappresenta la purezza della tua anima.

 


La ballerina nella scatola di legno

Nella scatola di legno la ballerina stentava a respirare,

bramava spazi verdi, cieli azzurri e profumo di fiori;

girava e rigirava nel labirinto senza uscita, saliva e scendeva

ma sempre nella scatola era, stretta, soffocata ed oppressa

donava al mondo esterno i suoi poteri, guariva le anime sofferenti

restituiva ali ai talenti, incantava ed ammaliava

con la sua bellezza mai scalfita dal tempo

ma soffriva, si disperava, lentamente moriva.

Finché un giorno si ammalò, una lunga malattia ancor più la isolò.

La scatola sembrava addirittura essersi ristretta

e fu allora che decise di scappare, laddove finalmente

avrebbe potuto respirare; tornarono i colori dentro e fuori

come una regina nel suo castello dorato ritrovò se stessa

come non era mai stato; allegre bestiole alberi fiori orchidee

osannavano cotanta bellezza della loro sovrana.

Non c’era più la ballerina che girava nella scatola di legno

ma al contrario c’era un intero regno fatato degnamente governato

che girava intorno alla sua splendida regina.

Niente più muri, né cancelli, né barriere, un via vai d’affetti,

amici parenti ed anche pazienti attingevano tutti alla sua bontà.

Tra questi un’anima inquieta simile a lei stessa si innamorò.

Sembrava un uccellino spaurito con ali tarpate chiuso in gabbia

ma con una gran voglia di volare; lo accolse in grembo, lo nutrì,

gli infuse forza e coraggio affinché potesse anch’egli scappare

dalla sua prigionia. Riuscì nel suo intento ma con gran tormento.

Temeva che ali troppo potenti l’avrebbero portato lontano da lei.

Paure ed incertezze vane ed infondate, l’anima ormai libera

non aveva più voglia di scappare, solo radici voleva piantare.

 


Nuda

Nuda mi lasciasti.

Senza vestiti, senza coperte,

in alto mare, alla deriva,

derisa dalla gente,

nuda nei pensieri

nuda nei sentimenti

nuda nei ricordi.

Chi ero prima di te?

Qual era il mio colore preferito?

Il mio stile?

Il mio gusto?

Nuda senza neanche l’ombra di un desiderio,

sull’orlo del precipizio,

nel baratro del dubbio.

Che poi diventò certezza atroce e feroce.

Nuda mi lasciasti.