PUZZLE
Ogni tassello viene dalla storia.
Il vissuto rivissuto, tramandato e trascinato.
Un “puzzleologramma”, dalle immagini mutevoli.
Da che prospettiva guardi?
Hai la TUA immagine da ricomporre.
Con i tasselli altrui?
Non ci riusciresti!
Abbassa il capo, inginocchiati,
cerca sul pavimento infinito tutti i tuoi pezzi.
Gioisci pure quando li avrai trovati,
ma non troppo,
l’immagine completa aspetta te.
Raccogli la tua logica,
mischiala all’immaginazione,
usa l’intuito e tenta di ricomporre il quadro.
Sbaglierai nella scelta dei pezzi.
Non troverai per giorni quel tassello mancante
che scoprirai poi aver sempre avuto sotto al naso.
Quando finirai?
Dipende.
Da quanto tempo ci dedichi,
dal tuo desiderio di completarlo,
dalla lucidità e dalla pazienza che manterrai.
Ricorda: se lo fai divertendoti il tempo rallenterà nel suo scorrere.
Gioisci! La vita è un puzzle!
Una costruzione perfetta nella sua logica ma caotica nella sua essenza.
Un gioco di pazienza e costanza, un gioioso passatempo per la mente
dove immergersi senza libretto di istruzioni.
Cosa aspetti? Apri la scatola e inizia a separare i pezzi.
Buon lavoro.
RISVEGLIO
Quando la porta della gabbia fu lasciata aperta il canarino ebbe da principio paura.
Mille domande affollavano quella piccola mente, così minuscola rispetto alle sue ali
che non pensavano, ma invece bramavano solo di volare…
In un impeto di follia spiccò finalmente il volo, si sentiva libero, leggero, potente,
grato…volò nella stanza, gustandosi ogni movimento delle ali finalmente utili a quel
corpo che sapeva solo cantare…
…poi li vide.
Su ogni parete della stanza si trovava un rettangolo azzurro che lo chiamava, era lì,
bastava volarci dentro e sarebbe potuto andare lontano, come quei passeri che
malinconico guardava dalla sua gabbia nei pomeriggi di primavera, come le rondini
che salutava in autunno invidiando il loro lungo viaggio nel mondo.
Sicuro della libertà conquistata ci si tuffò contro e sbatté su una nuova gabbia,
invisibile, illusoria, ancora più crudele della precedente, perché inaspettata…una, due,
tre volte ci sbatté contro…
Provò in ognuno di quei rettangoli azzurri ma tutti lo respingevano, come a dirgli:
“cosa cerchi? cosa vuoi? non ti lasceremo passare, noi siamo qui per proteggerti dal
freddo inverno, dal vento che ti potrebbe spingere lontano, dalla pioggia che ti
impedirà di volare!” …mentre tutto quello che lui voleva era proprio conoscere il
freddo, il vento e la pioggia, perché con essi sapeva che avrebbe conosciuto anche il
sole, i profumi e i colori…
Preso dalla rabbia il canarino si avventò contro il vetro di una delle finestre, che
soffriva sotto i suoi colpi, si scheggiava, rimaneva segnato da quel piccolo becco che
per anni si era affilato sull’osso di seppia della gabbia, in attesa di questo momento
senza nemmeno averlo mai saputo.
Il canarino no, lui non sentiva dolore, provava e riprovava, urlando, piangendo …
finché cadde a terra sfinito… il piccolo cuore sembrava scoppiargli nel petto, lo
sentiva pulsare ovunque, fin sulla punta della più nascosta piuma.
Respirava forte, come non aveva mai fatto prima e sentì stupito una risata nascergli
dallo stomaco e diffondersi ovunque.
Rideva!
Rideva come un pazzo!
Immaginatelo, un piccolo canarino pazzo sdraiato a pancia all’aria sul pavimento che
passa gli ultimi istanti della sua vita a ridere a crepapelle… a ridere di se stesso per il
solo fatto di sentirsi finalmente e per la prima volta vivo!
FACCIA A FACCIA
Ho guardato in faccia la mia gioia
e l’ho trovata incontenibile.
Ho guardato in volto il mio dolore
finché ho visto solo
la sua schiena mentre si allontanava.
Ho guardato negli occhi la paura
e ho scoperto che nel fondo mi è amica.
Non ho mai osservato il mio orgoglio
forse perché con me
non avevo uno specchio.
Però ho visto tutti i volti dell’amore,
sono similmente mutevoli.
Solo il mio egoismo non ho mai visto.
Troppo piccolo per osservarlo
o talmente grande da inglobarmi?