Federico Bellotti
Poesie in mostra
MADRE TERRA
Quella terra che un tempo ti fece
pesante veglia ora il tuo corpo:
lo fa suo senza ritegno.
Ci aspetta paziente, rimane in attesa
non dimentica di essere madre
rigenera tutto senza una fine.
Seduti sul sasso noi guardiamo silenti
il tempo che fugge e che si fa breve
ma sempre capace di sognare l’eterno.
E il ricordo si sperde nel silenzio che scorre,
il vento si prende le tracce lasciate:
impalpabile, resta solo la polvere.
Le passioni che animarono il viaggio
resistono intonse nello scrigno divino:
sono il tesoro prezioso del campo trovato.
COSA TI DIREI
cosa vorrei dirti
se del tempo a me donato
non mi rimanesse
che il frammento di un minuto?
Solo una
una soltanto
la parola antica
semplice e sonora
la più dolce e trasparente
quella che è difficile da dire…
ti direi GRAZIE!
Grazie per avermi ricercato
per avermi a lungo aspettato
grazie per il cuore emozionato
e per gli sguardi tuoi nascosti
e per il tempo regalato
per le vite nostre condivise
diventate vita insieme
in eterno consacrata.
Se mi rimanessero soltanto dieci
solo dieci superstiti secondi
vorrei poi dirti SCUSA,
scusa per le troppe imperfezioni
per lo scarto fra reale ed ideale
per la supponenza accentratrice
per il tempo scialacquato
per gli sguardi poco ricambiati
e per la vita data solo per scontata.
E se fosse solo d’un secondo
il tempo a mia disposizione
vorrei non dirti proprio nulla
vorrei che il grazie
e le mie scuse
e l’amore che ci lega
trovassero il loro ultimo respiro
nella forza arcana di un abbraccio
un abbraccio puro e sensuale
secondo intenso ed infinito
capace di raccogliere
e dare senso pieno
all’ineffabile mistero
che ci è stato consegnato.
SILENZIO FORESTIERO
polvere di vita cade dalle dita
nelle orecchie i riflessi di lampi
che nascondono la notte
davanti agli occhi l’eco del mondo
che certo è falso ma pur reale e vero.
E nella testa
turbina la giostra d’una storia che ritorna:
è incessante
ossessiva
petulante.
E in fondo al cuore
un grido inascoltato che non molla:
è arrogante
suadente
provocante.
Nel silenzio un po’ straniero
par di toccare con la pelle
una silente brezza leggera:
sembra tuono
ma dà pace,
sembra immota
ma mi spinge,
sembra inutile
ma mi salva
prima ancora ch’io lo chieda.
E POI
Corre la giornata
come sempre
frenesia del fare
inquietudine d’arrivare
tensione per dimostrare
e poi
poi
tanta arroganza
dentro e fuori
e incomprensioni
delusioni
amarezze d’ogni tipo
ma anche dei sorrisi
e pure qualche parola bella.
Il ciclo volge al suo declino
lente si distendono le ombre
a fatica trovo la voglia di fermarmi.
Davanti all’orizzonte
che trattiene l’ultimo sole
tu ti avvicini
mi perfora
il tuo sguardo trasparente
la tua mano si poggia sulla mia
ed è subito pace.
SALITA al COLLE della GUARDIA.
Quando i più ancora dormono
e Bologna è ancora avvolta nella notte
anziane signore salgono la collina
intrepide inanellano i misteri.
Prima quelli della gioia
poi i misteri del dolore
e infine, quando la salita si fa tosta,
i misteri della gloria
con la speranza che racchiudono,
che è per tutti, proprio tutti.
In questa notte che nasconde la città,
queste maestre di fede genuina
sono sentinelle fedeli
di un’aurora che non tarda ad arrivare.
I misteri pregati sono di tutti,
sono i misteri della vita,
parlano a noi, parlano di noi!
Nella fatica dell’ascesa,
mentre un’alba nuova sorge
timida al di là del grande piano,
con convinzione gridiamo silenti
il mistero immenso della vita.