ADDIO
Lasciami andare.
In questo profumo di mare.
Troppo intenso
Stantio di sole e salsedine.
Fino alla nausea del cuore.
Chiudi i cancelli
Spranga le porte
E lasciami andare
Nel buio.
Come fossi voce.
Senza eco e senza memoria.
Ombra sparpagliata
Sulla sabbia .
Anelito smarrito
Di bellezza
percorsa a tratti.
Nube dissolta.
Senza pioggia.
Che solo il sale rimane.
Discesa
E quando scendi nell’inferno ricorda di avvisare.
Che non sempre di fuoco arde la fiamma.
Zattera di vetro.
Scivola.
Sotto scorre l’anima.
Il cuore anela alla vela.
Dimmi addio.
Con un filo di voce.
Perché ciascuno senta.
La parola.
L’acqua. La fiamma.
L’inferno.
La luce.
Grazia Maremonti
27 gennaio 2017
Dono
A piene mani ho elargito il cuore.
Per la strada.
Col rumore.
Nel silenzio.
Ad ogni nuova alba.
Quando il battito non regge
Lo conservo.
Dentro un vaso di fiori
Odorosi di lontananza.
Copro le radici.
In attesa della vita nuova.
Il mio giardino
Nel mio giardino fiorito ho coltivato colori
e profumi in gran segreto.
Ed ho visto sbocciare petali di velluto
accartocciati da notti fredde.
Tra gli stami ed i gambi un verde intenso
a risuonare fino a sembrare voce.
Voce che si erge sulle barriere del vento.
Fino ad abbracciare il sorriso di nuvole bambine.
Tutte figlie del nostro cuore.
G.M. 14 05 17
Il mio posto
Io sapevo qual era il posto mio.
Fino a che ho perso il mondo fra le mani.
Sapevo i passi.
Le ore contate.
Giuste.
Sapevo i colori.
Pure l’aria sapevo.
Che era perfetta ed immobile.
Poi tutto un repentino vento.
E burrasca di luce azzurra.
Senza nocchiero la barca.
Con un piede in acqua ed uno a terra.
Tra le sirene e il cielo ad implorare il ritorno.
In accordo
Ogni virgola può cambiare l’accordo.
Si attorciglia ai pensieri.
Rimasugli di dubbi e domande.
Segnare la strada non serve.
Poiché la curva vira.
E tu sei su quelle ruote.
A prendere la pioggia.
Le buche.
L’asfalto.
Pure i sorrisi. Pure quelli.
Tienli stretti quelli.
G.M. 29 gennaio 2017
LA CASA DEL MIO CUORE
Il mio cuore ha diverse porte.
Numerose stanze.
E salotti su cui riposare.
Finestre aperte su cieli immensi.
Tavole imbandite di ricordi e cancelli aperti ad accogliere.
In credenza cesti di pane fresco e di provviste per chi arriverà.
Fra le pagine dei libri
petali ingialliti dal tempo inclemente
e nei vasi traboccanti d’acqua
boccioli freschi di rosa a profumare il benvenuto degli ospiti.
Qualcuno resterà per sempre.
Altri andranno via.
Altri rimarranno per consumare il pasto offerto.
Mangeranno con parsimonia o ingordigia a seconda della fame.
E mentre li guardo mangiare, io sto alla finestra.
Inanello collane di mughetti e di spine
e accendo musiche.
Le mie preferite.
Le note si espandono e con esse le contrazioni del cuore e gli spazi.
Tendo le mani a trattenere chi ha scelto un passaggio fugace.
E qualcosa resta sempre.
Nessuno va mai via veramente.
Il mio cuore ha diverse porte.
Per l’amore.
Nelle spire di un viaggio
E’ intervenuto il vento.
Si è portato via la mia voce.
Non l’avevo invitato
Ma ha sospinto
ogni sospiro
dalla gola
dentro i più reconditi spazi.
Negli anfratti abitati da ombre.
In segrete strade
Dove il sole si coglie col retino.
Nelle spire di un viaggio
Aperto verso il cielo.
Dove sai la partenza senza
Immaginare il ritorno.
G. M.
PRENDITI LO SPAZIO
PRENDITI LO SPAZIO
IL VARCO E’ APERTO
ATTRAVERSO L’ANIMA
NON HO PIU’ NULLA
DA PERDERE
DA DIMENTICARE
MA SOLO DA RICORDARE
COME UN TAGLIO
NELLE FEDINDITURE DELLA CARNE
DOVE IL SANGUE SGORGA
COME A CUORE PULSANTE
NELLE VENE
DELLA NOTTE
ASSIEME ALLA LUNA
TI SENTO
COME UN PEZZO DI ME
VIANDANTE E PELLEGRINO
PER LE STRADE DI UN MONDO
TROPPO DURO PER LA TENEREZZA DEL MIO AMORE
MI GOCCIOLA L’ANIMA
LAVATA
STROPICCIATA
PROFUMATA
DA TUTTO QUESTO SENTIRE
VIOLENTO E SUBLIME COME LO SCHIAFFO DI UN ‘ONDA
IL RESTO E’ SILENZIO.
IO RESTO. DENTRO.
IN SILENZIO.
G.M.
4 LUGLIO 2017
SERA DI LUNA
Che superbia questa sera, mia adorata luna.
Persino il vento si è rintanato in un cantuccio,
soffiando appena da una conchiglia.
Persino le ciarliere stelle hai ammutolito
ma loro,
impertinenti creature,
emanavano una luce ancor più ebbra d’universo.
Ed io,
piccola e persa al cospetto di tale sfacciata bellezza,
divento foglia tremula nell’eternità del tempo.
Grazia Maremonti
22 luglio 2016-07-25
Stavo come le nuvole nei quadri.
Appesa in ordine sparso.
Libera.
E invece tenevo le scarpe zuppe d’acqua.
Che non muovevo un passo.
A dimenarsi sono tutti maestri.
Nelle gabbie.
Sapevi di mare
Di quel sale che arretra le labbra all’arsura.
Salsedine e mosto nel bicchiere.
Un fremito raccolto in parole srotolate come stelle cadenti.
Sotto l’imponenza del cielo a strapiombo sull’anima.
Le vite degli altri
paiono
distretti
felici
dove crescono fiori dai colori immobili.
La mia sta intorno.
Recintata
da un mare
di puntelli
senza pescato fisso
con l’odore del sale
in mezzo a un passo di ronda
Io ti riconosco.
Non estranea carne ma parte mia stessa.
Che proprio perché mia stessa carne
è questo amore da essa stessa scevro.
Travalica ogni senso
e dal pensiero diventa carne
e da carne afflato d’amore
Che ne sono permeata e pregna fino alle ossa.
Fino alla morte.
G.M. 1/3/18
Canto pure il silenzio
Quando canto.
Lo infilo addosso
Come una sciarpa.
Vecchia
Arrotolata.
Alla gola.
Senza differenze di respiro
Di diaframma
In appoggio o di sostegno
Lo spingo fino al dolore.
Che se parla
Lo zittisco.
E zitta.
Canto.