Mariantonietta Pace

Poesie


Storia di una lettera d’Amore

 

Carissimo M.,
ti scrivo oggi 14 febbraio, giorno di San Valentino, perché è il giorno in cui viene festeggiato ciò che si ama. Questo giorno è considero il Capodanno degli innamorati, ma io sono innamorata di te da sempre. Non è vero che lontano dagli occhi corrisponda a lontano dal cuore. Il mio cuore è sempre, costantemente verso il tuo ricordo. Quando sono con te sto bene. Ricordi, durante gli anni universitari, quando venivo da te per studiare Analisi o Geometria Analitica o, il mio tallone d’Achille, Statistica.
Quante lacrime ho versato guardandoti e quante volte mi sono lanciata verso di te per giocare e rilassarmi. Tanti libri ho letto in tua compagnia, alzavo il mio sguardo verso di te ad ogni pagina conclusa. Mi aiutavi a pensare, ad assorbire le sensazioni provate. Grazie a te la mia mente creava, una sequenza di immagini che davano vita, come un film, a tutto ciò che avevo letto. Quanti passi ho percorso, in tutte le stagioni, verso di te.
Adesso sono qui, lontana 1150 km da te, sono 20 anni che devo aspettare l’estate per raggiungerti. Ogni volta che arrivo da te, per le mie vacanze estive, ti ritrovo, anche se cambiato: i tuoi colori immutati dall’azzurro al verde, il tuo profumo è identico. Certo hai accorciato le distanze, riducendo la spiaggia della mia adolescenza a pochi metri, in alcuni punti hai sradicato i pini mediterranei lasciando solo le radici, ma sei sempre tu: acqua trasparente che permettere di vedere i pesci che nuotano sul fondale.
Alcune tue zone sono diventate area protetta, per arrivare da te bisogna camminare. Il pullmino che passa è solo per chi usufruisce del lido Marinella. Io amo la spiaggia libera, lo sai. Da sempre porto con me un libro, la focaccia al pomodoro o di patate, comprata da mio padre dal panificio del rione, e una bottiglia di acqua lasciata nel congelatore, la sera prima. Solo quando non avrò più acqua tornerò a casa. Soddisfatta della giornata perché ti ho guardato, ho nuotato, ho giocato con le onde nel pomeriggio e soprattutto mi sono addormentata sotto l’ombrello con te, che mi cantavi la ninna nanna. Un ‘pisolino’ di un’ora, ogni giorno per i quindici giorni in cui starò con te. Quello stop mi aiuta a caricare la mia anima e per un po’, porterò i benefici qui a 1150 km di distanza. Ti amo mio mare, sei il luogo dove amo stare, in estate e in inverno, in primavera e in autunno ed è il luogo dove vorrò tornare quando andrò in pensione. Perché è vero che non si sputa nel piatto dove si mangia, ma la montagna è la minestra ed io sono una forchetta.
Tua Mariantonietta

 


 

Il posto del cuore

 

Papà abbassa il sedile dell’auto e mi fa scendere. Mamma inizia subito a spiegare dove montare la tenda e sistemare la cucina da campeggio. Io, però, ho solo un pensiero in testa: dove appendere la mia amaca.
Vicino ci sono due pini, perfettamente posizionati come una cornice, e attraverso di loro posso vedere il mare. “Noi montiamo la tenda,” dice mamma, “prendi Mimmo e andate al mare, ma non entrate in acqua.” 
Prendo per mano mio fratello, afferro qualche biscotto, e ci dirigiamo verso il mare. Nel cammino sulla terra secca vediamo un formicaio, lo chiudiamo con i piedi, le formiche impazziscono. Lasciamo qualche biscotto sbriciolato vicino al formicaio distrutto, almeno così non dovranno cercare il cibo mentre ricostruiscono la loro casa.
Arriviamo in spiaggia e ci sediamo sui sassi. Iniziamo a cercare pezzetti di vetro levigati dal mare, che brillano come piccoli tesori. Poco dopo, vediamo mamma e papà arrivare con il pranzo: pane e frittata.
Adesso vorrei fare il bagno, ma non è permesso; quindi, dico a Mimmo di venire con me. Scendendo dalla scalinata ho visto un sentiero. Gli anni passati non mi era permesso muovermi senza i miei ma, adesso, ho 13 anni! A settembre inizierò la scuola superiore, posso osare, finalmente. “Andiamo a vedere dove porta!” esclama mio fratello con entusiasmo, vedendo l’abbozzo di stradina di fronte a noi. Camminiamo lungo il sentiero, scopriamo una piccola radura, al centro un vecchio pozzo di pietra, dal bocchettone esce un filo d’acqua. Sembra uscito da una fiaba. Ci avviciniamo e, con grande sorpresa, vediamo che sul fondo ci sono delle piccole rane che saltellano qua e là.
“Guarda quante rane!” esclama mio fratello. Decidiamo di prendere qualche ramoscello per costruire una piccola zattera per le rane. Non è molto stabile, ma proviamo a prendere qualche rana e vedere se ci saltano sopra ma non siamo in un cartone animato e le rane non si fanno prendere. Così ricominciamo a camminare.
Più tardi, torniamo alla spiaggia; papà ci propone di fare un’escursione sugli scogli. Una volta salita su una scogliera, mi siedo e guardo papà e mio fratello che continuano a scalare. Amo stare qui, seduta, ascoltando il suono delle onde. Questo posto mi fa sentire serena. Le montagne della Valtellina, dove vivo, sono alte e il sole scompare presto. Ma qui, con il mare e il vento, mi sento parte di qualcosa di più grande.
Tra i miei pensieri e l’odore nel mare sulla pelle arriva il momento di tornare alla tenda.
In serata, accendiamo un falò, e ci sediamo sulle stuoie attorno ad esso. Mamma tira fuori il pane per abbrustolirlo e metterci i pomodori. Le stelle cominciano a brillare sopra di noi, e papà racconta storie di quando era piccolo e andava a campeggiare con i suoi amici del bar. Ci racconta che una volta, per comprarsi una maglietta della Juve, prese la corriera senza dire nulla a nessuno, e arrivò a Matera. Aveva 13 anni. Ritornato si è preso un sacco di legnate dal nonno. Io e mio fratello ascoltiamo incantati, mentre il fuoco scoppiettare illumina i nostri volti.
Improvvisamente, un rumore tra i cespugli ci fa sobbalzare. Tutti ci giriamo verso la direzione del suono. “Cosa sarà stato?” sussurra mio fratello, stringendosi a me. Papà si alza lentamente e si avvicina ai cespugli con una torcia. “State indietro,” dice con voce calma ma decisa.
Con grande sorpresa, vediamo sbucare dai cespugli un piccolo cane, con il pelo arruffato e gli occhi spaventati. “Oh, poverino!” esclama mamma. Il cagnolino si avvicina lentamente, annusando l’aria e guardandoci con aria incerta. 
Mimmo corre a prendere un pezzo di pane e si avvicina al cane e lascia un pezzetto di pane per terra. Il cane lo annusa, guarda mio fratello, e lo mangia. Mimmo continua con il gioco di Pollicino finché il cane non arriva vicino al fuoco e si accuccia.
Vediamo al collo una targhetta con scritto “Buddy”, capiamo che si è perso ma non sappiamo cosa fare, siamo in una zona per il campeggio libero e non vediamo altre tende intorno a noi. Papà ci rassicura dicendo che all’indomani avrebbe fatto un giro per vedere se trovava i padroni. Felici di poter passare il resto della serata a giocare con lui e a coccolarlo. Nel condominio, a Sondrio, non si possono tenere animali, abbiamo tenuto per un po’ una piccola tartaruga d’acqua dolce, arrivata l’estate mia mamma ci ha costretti a lasciarla nel fiume vicino casa. Non prenderò più animali se non possono stare con me.
All’improvviso, sentiamo delle voci che chiamano in lontananza. “Buddy, Buddy where are you?” Ci guardiamo l’un l’altro, confusi. Le voci si avvicinano, e presto vediamo due persone emergere dall’oscurità: una coppia di turisti, chiaramente inglesi, preoccupati e ansiosi:”Excuse me, have you seen our dog? His name is Buddy” dice l’uomo, cercando di spiegarsi con gesti. Noi ci guardiamo e Buddy abbaia, scodinzolando va dai suoi padroni. La coppia è visibilmente sollevata e ci ringrazia ripetutamente. Mentre stiamo cercando di comunicare, sentiamo un’altra voce, più giovane, chiamare. “Mum, Dad, did you find Buddy?” Dalla direzione delle voci emerge un ragazzo adolescente, alto e biondo, con l’aria preoccupata. “Yes, we found him!” risponde la mamma inglese. Il ragazzo si avvicina e, vedendo Buddy, sorride. “Thank you so much!” dice rivolgendosi a noi. Noi sorridiamo e facciamo cenno di sì. Papà offre loro del pane e salsiccia, e passiamo il resto della serata attorno al falò, cercando di comunicare con un mix di parole, gesti e risate. Scopriamo che la coppia si chiama John e Sarah, e il loro figlio è Tom. Stanno viaggiando per l’Italia in camper. Tom, che parla un po’ di italiano, ci aiuta a tradurre le conversazioni. Parliamo dei nostri luoghi preferiti, di viaggi e di avventure. Ci raccontano delle loro esperienze in Italia e noi condividiamo storie della nostra vita in Valtellina e a Matera, mostra terra d’origine. Al momento siamo stati solo a Lugano, e, ascoltando i loro viaggi per l’Europa, mi cresce, nel cuore, un’implacabile voglia di viaggiare.
Mentre la serata volge al termine, John e Sarah si guardano e poi ci dicono, tramite Tom: “Abbiamo deciso di rimanere qui a Maratea per qualche giorno. Questo posto è così bello, e voi siete stati così gentili. “Noi siamo entusiasti della notizia. “È una grande idea!” dice papà. “Potremo mostrarvi i posti più belli della zona e fare altre escursioni insieme al Redentore. “Nei giorni seguenti, trascorriamo molto tempo con la famiglia inglese. Facciamo lunghe passeggiate sulla spiaggia, esploriamo le grotte e le calette nascoste e condividiamo pasti sotto le stelle. Tom e io diventiamo grandi amici, scambiandoci storie e imparando nuove parole l’uno nella lingua dell’altro. Una sera, mentre il sole tramonta sul mare, Tom mi guarda e dice: “Sono così felice che ci siamo incontrati. Questo viaggio è diventato davvero speciale.” “Sì, anche per me,” rispondo, sentendo una gioia profonda. Maratea, con il suo mare cristallino e le sue avventure, ci ha uniti in un modo che non avremmo mai immaginato. Quando arriva il momento di salutare, ci scambiamo indirizzi e promettiamo di rimanere in contatto. Buddy scodinzola felice, come se sapesse che questa non sarà l’ultima volta che ci vedremo.
“Sono pronto.” La voce di mio marito Paolo mi riporta al presente. “Da che parte andiamo?” Ci giriamo verso il mare e iniziamo a camminare. Penso a quanto mi piaccia sedermi su quel roccione con lui. Il mare di Maratea è il mio rifugio.
Anche se ora viviamo a Biella, tra le montagne, sento che il mare è la mia vera casa.
Come ripeto sempre a mio marito se la montagna è una minestra io sono una forchetta.
Mentre cammino sulla spiaggia con mio marito e nostro figlio, noto un gruppo di persone sedute su un grande telo, vicino alla riva. Tra loro, un uomo alto e biondo attira la mia attenzione. C’è qualcosa di familiare in lui.
Mi avvicino, e quando i nostri sguardi si incrociano, lui sorride ampiamente. “Ciao! Sei davvero tu, Mariantonietta?” chiede in italiano con un leggero accento inglese. Il mio cuore salta un battito. “Tom? Sei tu?”
“Non ci posso credere!” esclamo, abbracciandolo forte. Tom ride e mi solleva leggermente da terra. “Sì, sono io! Non pensavo che ci saremmo riconosciuti. Non sei cambiata per niente.”
Mi sento un’adolescente mentre mi parla e mi presenta la sua famiglia ed io la mia.
Decidiamo di trascorrere la serata insieme, con un falò sul mare. Io e Tom ci raccontiamo gli ultimi 20 anni, sembra che il tempo non sia passato. Ci guardiamo nello stesso modo di allora, I nostri coniugi ci guardano da lontano con un po’ di timore, non sapendo cosa ci sia stato tra noi. Alla fine, ci avviciniamo alle nostre metà raccontando del nostro incontro, grazie a Buddy. 
La vita è incredibile permette di conoscere tante persone, il tempo le allontana ma poi basta un attimo per far tornare tutto al posto giusto.
Sono felice che il mio posto del cuore mi abbia permesso di rivivere le belle sensazioni del passato e alle soglie dei 50 anni sono sempre più convinta che il mio posto è vicino al mare.

 


 

Matera e Biella anima e cuore

 

Sulle vette di Biella, la mia anima s’innalza, mentre il cuore abbraccia l’alba con una danza.

Matera, storia scolpita nel suolo,
aspetto che il mio cuore prenda il volo.

Nel cuore di Biella, come fili d’argento,
intreccio le mie emozioni, in un eterno momento.

Il mare di Metaponto, bacio salato,
sulla sabbia d’orata trovo un ricordo delicato.
Riva di storia, antiche melodie,
nella brezza si intrecciano poesie.
Onde raccontano storie d’antichi amori, mentre l’anima s’immerge nei suoi colori.

Gabbiani poeti nel cielo lucano danzano mentre l’anima e il cuore in terra biellese si incoraggiano.

Matera e Biella terre Unesco
dove cultura e creatività si uniscono in un rifresco.

Matera è la mia anima
con Biella fa rima
perché qui il mio cuore
ha creato il mio amore.