TU NON CI SEI

In qualche maledetta e fredda mattina autunnale, il profumo del tuo dopobarba ancora oggi mi sveglia. Sussulto, mi alzo, tu non ci sei più.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non potremo più tenerci la mano “con la sicura”, eh sì, perché io ero una bimba pazzerella e tu un papà attento. Schizzavo in mezzo alla gente come un topino e allora, tu, per sicurezza, avevi il modo “sicura” per tenermi la manina.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non potrò più mangiare il tuo riso al dente, diamine papi, il riso al dente fa pena, non è mangiabile, eppure ogni tanto capita anche a me di scolarlo qualche minuto prima e di mangiare sassi.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non condivideremo più niente insieme.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non sentirò più la tua voce, non proverò più quella gioia di vederti ad un cancello ad aspettarmi.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non mi sveglierò più il giorno del mio compleanno circondata dai regali come una principessa.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non ho potuto scappare da te quando il mondo mi demoliva durante l’adolescenza, mentre le persone non mi capivano e mi demolivano minuto dopo minuto.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non ho potuto piangere tra le tue braccia quando il ragazzo che sembrava un principe, mi ha portato via il cuore. Avevo solo 15 anni, a quell’età, tutto ci sembra la fine.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non potrai accompagnarmi all’altare e affidarmi nelle mani di un altro uomo, che per quanto ti possa piacere, guarderesti con sfida, perché io sono la tua bambina.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non hai visto quante volte sono caduta, mi sono fatta un male pazzesco e non avevo nessuno che mi tendeva la mano.

Tu non ci sei più e non tornerai. Non hai potuto prendere per il collo quel disgraziato che mi ha rovinato l’esistenza. Non hai potuto difendermi.

Tu non ci sei più e non tornerai. Io non riesco a stare meglio, non posso abbracciarti, non posso chiamarti, non posso vederti. Mi manchi da morire papi.


ALARIC

Piangevo e non sapevo il perché. Salivo in macchina e sbagliavo continuamente strada. Mi truccavo e

sceglievo i colori più dolci. Ma non sapevo che fossi tu, non potevo immaginare. Non capivo. Poi

quella sera, ti ho scoperto, ho realizzato che non ero più sola, anche se lui non ti voleva, anche se lui

ti aveva maledetto, tu eri lì, per me, per rendermi migliore.

 

Poi purtroppo, le cose si sono complicate. Non potevi rimanere con me, non potevi essere mio, non

era destino, non era il momento e da lì, il vuoto, il dolore, la perdita.

 

Ho rischiato di morire. Tu non ci sei più. E in parte sono già morta.


LA CROCE

Erano tornati sotto quella croce, dove lei si sentí potente, invincibile.

Erano di nuovo lì, dove tempo prima lei inizió a prendere coscienza.

Rimasero in silenzio, a scrutare il lago e le luci.

Poi lei esordí:

“Ricordo che sotto a questa croce capii di amarti”

“Io ora, sotto questa croce, ti chiedo di continuare a farlo”

“Ma io lo faccio tutti i giorni, in ogni secondo della mia giornata incasinata”

“Ma io vorrei di più, vorrei poter dire per sempre”

“No, ti prego, non funziona mai”

“Mai dire mai”

“E allora finché avrò fiato”

“E allora finché morte non ci separi”

“Sì, lo voglio”.