La lunga corsa

Aspetta alla stazione e non ti azzardare a chiedere informazioni, perché se trovi allo sportello il signore con i baffi ( bene è gentile) ma se trovi quella rospa della donnona ti potrebbe mangiare!
“ Scusi, c’è forse un ritardo sulla linea per Grosseto?” per tutta risposta
“ deve ascoltare gli annunci, non sono autorizzata a darle questo tipo di informazione!” a stare ad ore al telefono a sghignazzare si, ma chi paga per questo? “ scusi, ma lei dove ha studiato?”…“alla Sorbona! acciderba certo che è fortunata, ma lei era la più qualificata? Scherza era sicuramente la più brava della classe, m’immagino gli altri. Mi tolga una curiosità, lavorano tutti alle ferrovie?”. L’ultima domanda rimase senza risposta, intanto torno nella sala d’attesa, fuori piove e fa un gran freddo. Attendo questi tanto amati annunci che non arrivano, adesso il treno ha un ritardo di trenta minuti. “Ci saranno anche gli annunci ma io non ne odo alcuno,,, voglio sperare che non si ripeta la stessa esperienza dell’altro giorno, quando il treno tardò di un’ora. Bisogna avere pazienza, lavorano per noi, certo che un po’ di gentilezza non guasterebbe… Abbiamo perso il senso dell’equilibrio, questa vita caotica ci avvolge nelle sue ali e ci culla in un mare di non valori… e qui penso a quei padri che non so come e perché dal marasma dei pensieri e delle azioni, sono persino riusciti a dimenticare il figlio piccolo in auto togliendo loro la vita. E’ anche vero che siamo affossati dalle nostre comodità e un intoppo ci fa vedere rosso. Guarda me, sempre con il mio consueto completo classico;
camicia, cravatta, giacca e pantaloni in gabardine, bastone e cappello, pignolo, insofferente forse è questa la ragione per cui sono rimasto scapolo. Ma alcune donne sono troppo frivole, parlano, parlano, mi fanno stancare solo a pensarci… ma come si fa a confondersi. Mentre questi pensieri mi sovrastano la mente arriva finalmente il treno. Salgo sulla vettura con la scritta the no smokin, io vado sempre nel vagone per non fumatori. Durante il viaggio ci si può rilassare, anche se l’odore di stalla è talmente nauseante che non so come facciano gli altri ospiti della vettura a tacere e subire in silenzio… Ricordo ancora una lezione di psicologia, nella quale il mio professore ci spiegava come la vera maturità psicologica consista nell’adattarsi alle situazioni, ma pur adattandosi perché subire? Unendo le nostre forze potremmo contribuire a migliorala questa società, lo so che è un sogno utopico… Qualcuno un giorno mi ha detto “tu vuoi cambiare il mondo..” effettivamente ci vorrei perlomeno provare (modestia a parte, odio la falsa modestia). Il bello del viaggio in treno è che puoi pensare, pensare e alcune volte questi pensieri si alternano a volti, rumori e voci che si confondono. Se fate caso ogni tanto passa qualcuno che pare cercare qualcosa, ma si vede benissimo che è intenzionato a curiosare… il controllore passa e guarda non sai mai se vuole forare il biglietto oppure deve fare qualcosa per cui è necessario che passi. Arriviamo alla prima stazione ed ecco un annuncio “Signore e signori la corsa termina qui”; è spassoso vedere le facce degli occupanti la vettura “Si prega di scendere perché al più presto ci saranno dei pullman a disposizione di coloro che sono diretti a Grosseto”. Tutto ciò è incredibile, sembra di essere finito in un incubo… aspettiamo in mezzo alla confusione e il disagio di tutti per almeno trenta minuti, prima che qualcuno ci dia le dovute informazioni sul mezzo che ci deve accompagnare a destinazione. Il mio pensiero ora va al ritorno, visto che ormai al corso di aggiornamento sarò presente solo all’ultima ora. Giornata maledetta, in un giorno come questo può accadere di tutto… quando finalmente arriviamo a destinazione il nostro primo pensiero va al ritorno, l’ufficio informazioni ci tranquillizza dicendo che lo sciopero finisce a breve… non dovevamo essere informati perché lo scopo dello sciopero è creare disagio.. bella anche questa. Ho un terribile mal di testa, in genere il tempo del viaggio in treno lo passo a rileggermi le dispense della scorsa lezione ma oggi con tutto quello che è accaduto mi sento vuoto, mi va di pensare, di lasciarmi cullare dalla tante immagini irreali che la mente riesce a produrre… “ Varrà la pena continuare con questi corsi? Riuscirò in un probabile futuro a trovare un lavoro o dovrò arrabattarmi sperando che qualche collega si ammali per sostituirlo?” Mi sento inutile di fronte ad una società che va avanti nonostante il disagio totale…
Sono di nuovo alla stazione per il viaggio di ritorno e stiamo per partire, sento il rumore tipico di metallo, le luci soft, ecco ora sono del tutto accese. Noto una scritta “ TOELETTA” strano ho sempre pensato si scrivesse TOILETTE ma anche questo sarà uno scherzo della mente.
Tutti i miei pensieri si bloccano quando sento l’odore soffocante della sigaretta. Dico al tale che mi sta vicino “Non sarebbe vietato fumare?”
“Si” mi risponde questo, intanto l’altro di colore continua tranquillamente a fumare, “Se è vietato fumare perché certa gente fuma lo stesso?” continuo io, finalmente l’uomo accoglie la provocazione e dice “ Ho già questo vizio, abbia pazienza!” “ Abbia pazienza lei ci sono delle vetture dove è consentito fumare, si trasferisca in quelle , altrimenti smetta di fumare. Io non sopporto il fumo, non è a caso che scelgo sempre vetture dove non è ammesso fumare.” Adesso mi daranno anche del razzista.
Ma anche questi stranieri si prendono molte libertà e la nostra patria piuttosto che proteggere noi, protegge gli immigrati e noi dobbiamo subire. Siamo diventati noi l’America, ospitiamo tutti per poi vedere il figli dell’Italia che fuggono verso altre mète… siamo tornati indietro anni luce, al dopo guerra ma senza aver subito la guerra…con quale entusiasmo ci possiamo rimboccare le mani per ricostruire un’economia che fa acqua da tutte le parti? Con personaggi di grande spicco che parlano, blaterano ma non dicono niente di nuovo se non paga; che piuttosto che preoccuparsi di controllare che i servizi funzionino, a parte le ferrovie, l’USL, la scuola… e ci meravigliamo della nostra società, è la società che ci meritiamo, ci lamentiamo per poi correre a pagare perché è il nostro dovere. Ma questi grandi talenti hanno mai pensato che hanno messo l’Italia in ginocchio e con il capo chino continuano ad infierire sui suoi cittadini che quando non avranno più soldi neanche per nutrirsi come faranno a pagare? Dobbiamo essere noi a lottare perché il nostro paese possa rinvigorire. Mentre penso a tutto ciò, passa un uomo che grida e si schiaffeggia, nella vettura tutti sono pietrificati dalla paura ( io compreso); questo poveretto mi riporta alla realtà presente, mi fa toccare la miseria umana… basta poco per dimenticare i bei progetti, i discorsi, e mi convinco che è già un miracolo se stasera tornerò a casa. Io per primo ho perso il senso di patria e di giustizia, perché quando si pensa al bene individuale, il bene collettivo ne risente. Quindi anche il famoso detto “ vivi e lascia vivere” va bene per chi non ha a cuore il bene di tutti.

Così da stasera tornerò a casa mia, pur modesta ma accogliente, mentre qualcun altro dormirà al freddo e non avrà un piatto di minestra calda, magari non arriverà a domani. Fra poco è Natale, ha poco senso il Natale quando è visto in funzione di doni eccessivi… nel frattempo quest’uomo che grida e si schiaffeggia mi porta nuovamente alla realtà. Ho perso un’altra occasione di essere un eroe, credo di interpretare il pensiero collettivo nel voler e arrivare per non ascoltarlo più.


Analisi di un povero lavoratore dal lieve accento toscano, impazzito e suicida ( di un siucidio eroico come lo Jacopo Ortis), un amico e collega altrettanto scalognato del ragionier Fantozzi!

“ Le mi ultime volontà so che alla mi morte di leggono huesti mì pensieri…”

Huesti so i pensieri d’un matto, tanto matto da dì huello che pensa e pè cotello incompreso.

Un mucchio di tempo fa si diceva “governo ladro” e s’aveva anco ragione, ma che c’era di novo? Era tanto he no poveri huasi onesti lavoratori, he ci s’era resi honto d’avè a che fa cò delle genti furbe! D’altra parte è vero he pè potè lavorà uno da ch’era nato c’aveva bisogno he sottomano hualcuno i dasse hualcosa…

Ma diho io come devo fa pe potè trovà lavoro? Manco a pagallo oro!

Poi un mi va giù, è pel fatto della mi moglie; da lei un me l’aspettavo, o un te la trovo con l’Oreste, un l’ho retta… o sta a vedè h epe uel conticino e se vol approfittà! Un c’è più religione!

Ma ora basta, un ce la fo più. Io so gnorante, il mi babbo un ma fatto manco ire a scola, ma h’è colpa mia se un so scrive?
Se cotelli vensero e mi facettero fa na hroce, e che ne so h’era na firma,e m’anno pignolato d’ogni hosa?

Ci’ò sempre avuto a he fa olle bestie e un m’anno mai tradito e nemmeno un pugnalano alle spalle, al massimo ti danno na hornata.

Ormai un m’è rimasto niente, anche la mi figliola un mi po’ vedè,dice he si vergogna he so l su babbo. Se ne ita ha detto che vole andà allo sciò, realittiti .. un no so .. ma a me un mi garba punto!

O’ pe scrive sta lettera mi so fatto aiutà dall’Ermenegido, lui è uno he a studiato …ha fatto la sehonda..
E ce l’ò colla mì mamma he mi diceva “ Erminio, fa il bono he ti hompro il gelato!” io stavo bono pe potè mangià il gelato e vedi! Anco huella era na tangente, anco lei faceva parte del “governo ladro”, è colpa sua se so grasso e pelato…

Ma ora m’ammazzo per ribellammi a tutte hueste ingiustizie e la holpa è del governo…

In seguito al ritrovamento della lettera venne rinvenuto il cadavere della moglie di Erminio ( morta per infarto). L’Erminio disse “ Un c’ebbi il coraggio d’ammazzammi! O che volete fa! Si dice he il diavolo fa le pentole e l’omo i coperchi…”


Tratto dalla favola “ Oltre l’Empireo”

Con una lettura superficiale , questa fiaba può apparire solo un’avventura e niente altro ma come spesso accade vi è racchiuso un messaggio ma più che una morale una critica interiore…e come ben sappiamo la vera saggezza sta nell’avere senso critico.

Nel palazzo del re delle fiabe si fa gran festa per la nascita del futuro erede al trono. Cortese attenzione viene espressa dai cortigiani al nascituro. La principessa Scianna (primogenita del re)presa da un morso di rabbia e gelosia, desidera uscire dal regno delle fiabe. Supplica il suo autore di farle conoscere il mondo reale.
Prin: “Non sopporto più di vivere in questa gabbia dorata, aiutami, sono talmente occupati dalla nascita dell’erede al trono che non si accorgeranno neppure della mia fuga.”
Autore: “E’ una follia, ti rendi conto delle conseguenze che un simile gesto può comportare?”
Prin:” Ti ripeto che nessuno se ne accorgerà! Non vedi? Sono stanca di valletti, di dame di compagnia! Rimanere per me equivale a morire di noia e tristezza, tu mi avresti sulla coscienza:”
Dopo varie ed insistenti discussioni l’autore abdica.
Autore: E va bene basta che tu stia zitta! Non ne posso più! Ma ricorda molto bene ,andrai incontro a molti rischi, non conosci questo nostro mondo è del tutto diverso dal tuo! Non dire poi che non ti avevo avvertita..”Detto ciò l’autore della favola, fa sparire Scianna dal mondo delle fiabe e dopo pochi attimi ,essa, si materializza in un vicolo scuro. Poco distante vede una gran luce (non lo sa ma è una sala giochi), e molti ragazzi.. Assorta ed intenta a capire di quale marchingegno trattasi, non nota la gente che la guarda e le si fa vicina.
Passante: “Guarda com’è vestita, deve essere pazza!”
Altro passante: “ Siamo già a carnevale?
In quel momento Scianna come destatasi dal sonno rimane colpita dagli abiti che quelle persone indossano e fugge correndo. La sua corsa termina vicino ad un accampamento di zingari, siede esausta, si guarda intorno e vede un luogo di sporcizia e abbandono: rifiuti, stracci tesi, vecchie carcasse di automobili, si ode il pianto di un neonato.
Quel vagito le riporta alla mente il fratellino e per un attimo , il pensiero torna alla vita di corte. Assorta nei suoi pensieri mentre sente sfiorare i suoi piedi, guarda cosa la sta toccando e vede un piccolo cagnolino tutto bianco. Che tenerezza, il cane sembra in cerca di coccole, il suo sguardo impaurito incute un senso di tenerezza;
all’improvviso le si presenta uno zingaro che inizia a maltrattare in piccolo cane prendendolo a calci e gridando “ Eccoti bestiaccia, dov’eri finito bastardo!”
Prin: “NO! Non lo maltrattare è un piccolo essere, che male può averti fatto per meritare tutto questo?” dicendo queste parole si pone davanti al cane come per proteggerlo.
Zingaro: “ Per quello che m’importa te lo puoi anche prendere!Tanto ultimamente scappa sempre. Ma piuttosto dimmi ma tu chi sei? Cosa ci fai in questo posto?
Prin: “ Mi chiamo Scianna, sono la principessa del regno delle fiabe, provengo dalla fantasia per conoscere il vostro mondo, cioè la realtà.”
Zingaro: “ Con questa storia non otterrai nessuna moneta. Devi trovare qualcosa di più lacrimoso. Devi dire che sei orfana… insomma qualcosa di più grave se vuoi guadagnare dei soldi…”
Scianna quasi furiosa “ Ma come ti permetti! Elemosinare io? Mai!!”
Zingaro: “ Tu sei matta! Guarda me, io non ho bisogno di lavorare. Io e i miei figli ci mettiamo ad lato della strada e chiediamo denaro a chi ne ha fin troppo, così viviamo.”
Prin: “ Non provate vergogna a fare ciò, dove mettete il vostro orgoglio!”
Con calma ironica lo zingaro “ Cara ragazza, l’orgoglio non ha mai dato il pane a nessuno. Dammi retta non farti scrupoli.”
La principessa Scianna presa dall’ira per la difficoltà del dialogo fugge ancora, questa volta si arresta in un luogo isolato, adatto a riordinare le idee.
“ Comincio a pensare d’aver sbagliato tutto! Di aver tentato qualcosa di troppo grande per me. L’autore sapeva il fatto suo adesso non può neanche interferire per me, perché a permesso che ciò accadesse? Perché non gli ho dato ascolto? Sono una sciocca, un’illusa, ero stata avvertita , ma io testarda ho insistito. Certo che nel mondo delle fiabe è tutto più semplice, basta un comando per avere il superfluo. Riuscirò a scoprire il segreto che alimenta il regno umano, quella forza che Macuba vorrebbe essere in grado di riprodurre?adesso inutile piangere sul latte versato. Questo è il momento in cui bisogna lottare, si deve battere il ferro quando è ancora caldo. Le lacrime lasciamole alle connette! Devo penetrare la vita terrena e continuare la mia ricerca. Se veramente Macuba metterà in atto le sue minacce non ho speranza e se gli gnomi della rupe Organa non sono pazzi, l’unica ancora di salvezza per il mio mondo si trova sulla terra.”…………….


Tratto da “ Rocco e Bastia”

Introduzione
Attraverso il dialogo battibecco, vengono affrontati argomenti di interesse attuale. I personaggi sono esasperati ed in conflitto, personaggi reali, comuni e presenti nella nostra cultura. I due si provocano con giochi di parole e significati che in alcuni casi lasciano spazio all’interpretazione……………

Bastia: Eccola! Questa nuova generazione d’incomprensioni!
Rocco: Cosa dire di voi, che avanzate solo pretese?
Bastia: Noi avanziamo pretese? Ma chi credi sia stato a dare il lume a te giovane e irriconoscente?
Rocco: Mi consideri uno scapestrato: uomo non abbastanza uomo perché non sono a tua immagine.
Bastia: Dammi una sola ragione che m’induca a dirti “ sei uomo”.
Rocco: Dammene una che mi obblighi a dimostrarti che lo sono.
Bastia: Ti esponi troppo, così facendo non otterrai nulla.
Rocco: Questo perché non siamo sullo stesso gradino della scala! Tu ti senti più in alto; ma stai attento a non cadere dal tuo piedistallo.
Bastia: Si può cadere anche dal gradino più basso…
Rocco: Sicuro, chi può dirlo! Forse è meglio che fra di noi ci sia un muro…
Bastia: Un muro fatto di maturità ed esperienza!
Rocco: Non sempre è così…
Bastia: Perfino le ciambelle non riescono tutte con il buco.
Rocco: Non capisco perché avanzi pregiudizi per la differenza di età.
Bastia: Io avanzo pregiudizi? Ma se tu mi vorresti già sepolto! Un tempo l’anziano era un simbolo di saggezza, oggi nel migliore dei casi è un essere fastidioso ,un povero rimbecillito, insomma un peso… Pensare che il tempo , l’età sono fattori che ti arricchiscono di una cultura che non si apprende altrimenti: l’esperienza.
Rocco: Certo che in passato eri al centro dell’attenzione; ti preoccupa ciò che ti riserva il presente?
Bastia: Certo. Le nuove conquiste, ad esempio , sulla donna sono giuste ed accettabili in alcuni casi, anche se ripenso al tempo in cui la donna era il focolare della famiglia, e tutto andava bene; oggi la conseguenza della sua indipendenza ha portato alla disgregazione della famiglia. L’emancipazione della donna ha modificato il suo ruolo nella società.
Rocco: Forse la colpa non è solo della donna, ma anche dell’uomo, che non è all’altezza del nuovo ruolo che questo cambiamento comporta?
Bastia: L’uomo per tanto tempo ha fatto l’uomo ovvio che per lui non è facile adattarsi ad ruolo nuovo:
Rocco: Diciamo che tanto nuovo non dovrebbe essere perché anche un padre si deve prendere cura della famiglia, ma questo in passato era piuttosto delegato alla donna, non è vero? E’ un po’ una pecca dei tuoi tempi. La donna ha subito per secoli: e’ giusto che oggi le venga riconosciuta la sua indipendenza. Ciascuno di noi è libero di esprimere le proprie idee: ma rifletti, sei stai proprio tu a darmi l’esempio, che futuro potrei avere con il matrimonio? Un futuro da galeotto,
Bastia: La mia tradizione mi ha insegnato che è nella “normalità” formarsi una famiglia, ma oggi l’amore ha perso significato, sta svanendo il senso della famiglia, non ci si sposa più si convive…non è più l’uomo a cercare la donna, ma sono le donne a cercare gli uomini…
Rocco: Che futuro posso avere con sulle spalle una famiglia quando siamo in piena disoccupazione?
Bastia: Allora dimmi perché gli extracomunitari trovano lavoro? Non sarà che ti manca l’olio di gomito? Non sarà che con quel bel ragionamento mascheri la tua difficoltà a prendere le tue responsabilità lasciando questo compito ai grandi?


Ode d’amore

M’ama dunque ella
Se al suo passare
Dona meco senz’avidità
L’ombra di un sorriso?
Oh se vorrei essere
Nei suoi pensieri!
D’oggi e di ieri.
Vorrei scandagliare
Ogni strano circuito
Che un simile organo può contenere.
Ad ogni essere vivente
Chiederei conferma
Griderei
è dunque vero!
Esiste al mondo un essere che m’ama,
che ama proprio me!
Cosa sono io,
ben poca cosa,
un piccolo essere
incapace d’atti di valore.
Il vissuto carente essenza vitale,
l’inebriato di torpori.
Ecco che or m’appare la visione più celeste,
la ninfa ispiratrice
di odi a me assai care.
Ella che camminando
lo sguardo volge a me
che non vivo d’altro
Dunque qual perdono anelerei
Se non riesco ora ad amar?
Ancor mi assilla questa gioia e questa pena!
Che giunta adesso è l’ora il nulla ha d’esser svelato.
Non può l’esser mio
Sentirsi condannato.
Da quel momento poich’ella di grazia m’è il tormento,
frangendo il cuor mio
in un pestar di piedi.
Non la donna
Ma il suo se
Apparimi così paradisiaco.
Pur le odi di Dante
Non hanno ugual bollore
Per un sì bel petalo d’ali.
E sia!
Ch’io sappia finalmente
Con vile certezza
Se la mente pianger dovrà;
ch’un palpito dimenticato venga a me ritrovato.
E allo spegnersi della sera
Che i miei smarrimenti
Abbiano ad esser sorretti e protetti,
poiché incerto il mio domani esser potrà
e fra le mani di empi cadrà!
Già odo risa di scherno
Che in labbra di nullità
Rendono onore per un sì grande amore!
Non basteranno potenze illusorie
Figuri goffi, giganti di carta
A traspormi lontano da te!
Né fragori con l’io più remoto
Che cova con l’amore
Un parto d’amarezza.
Il terrore di non palpitare
Non dovrà tornare.
E questo soffrire poss’annegare viltà,
ch’io non debba con umiltà intorpidire questa fiamma,
che meglio sarebbe tacere e vivere d’un sol ricordo.
Poiché penar d’amore suol dirsi un piacere
Frasi di Platone han giusta dote,
pur se ai suoi occhi
apparissi miserevole.
Come un fanciullo
Ho udito il sussurro della tua voce,
desiderato alfine
d’accettare il destino più atroce;
piange ahimè
il cuore al volto che un dì ispirò tale poema.
Quegl’ occhi che parean gemme di nidi di rondine;
agri sussulti del corpo
ravvivan l’odissea dell’anima
che or mi colma di delirio
per poi inondarmi di un insaziabile
ricerca dell’essere.


 

 

In questo momento sono davanti ad una finestra e guardo la

sterpaglia bagnata…

la pioggia che scende  mi rende malinconica, mi riporta alla mente frammenti di vita vissuta,

 

fotografie, fotogrammi…..

 

Ho riposto in me il mio passato assieme a tutti i miei errori, non l’ho seppellito o annullato, è parte di me…

È necessario dare una svolta non di solo rimpianti l’uomo deve nutrire la sua arte o di malinconia… è giusto rincorrere la semplicità e la ricchezza di cuore…

Ci tengo a mettere  la critica di un artista con il quale ho condiviso l’arte per un certo periodo nel gruppo Mopoeita.

Anche se non ci sei più  rimarrai sempre  nei nostri pensieri: Luigi Murro.

 

Piombino 21-04-90 

Ho letto i suoi “Fotogrammi” , le composizioni poetiche si confondono con la poesia contemporanea realista e surrealista francese tipo Eluard e i suoi scritti poetici, l’immaginazione e la realtà quotidiana. In essa si confondono aspirazioni, analogie e significati lessicali.Vi sono sorprese dell’illogico e riflessi espressivi. Entro la strutture vi sono forzature di chiarimenti discorsivi che fanno perdere un po’ di melodia, ma la poesia è autentica, intelligente, di stile e riconoscibile.  

Suo Serv/mo   Luigi Murro.