Poesie e Racconti
Il vento fra gli alberi
Il vento fra gli alberi
scuote le foglie dell’anima.
Il vento fra gli alberi
è musica da ascoltare.
Il vento fra gli alberi
è una brezza di vitalità
ed una nuova casa per chiunque.
Il vento fra gli alberi
è incanto della natura
se non si agita troppo forte
e spezza i rami vivi della vita.
Il vento fra gli alberi
attira lo sguardo
verso un nuovo orizzonte.
La ricercatrice
Donna studiosa e tenace,
alla ricerca per passione
e come traguardo di un sogno.
Lei è partigiana per una vita sana
ma il tempo le è sempre tiranno.
La sua vita alla “ricerca”
è un progetto stimolante e in affanno,
quanto si sente assai importante
se riesce a trovare la sua dignità
e quella dell’intera umanità.
Lei è antagonista contro il virus corona
nel mondo il protagonista
che non vuole cedere la sua poltrona
alla donna più caparbia tra le donne.
La ricercatrice è audace non per gioco
ma per una “sfida costante, ,
e battaglia contro l’ignoto
con il quale stare sempre all’erta”.
Che donna! Non demorde mai se fallisce,
anzi si intestardisce
alla ricerca del virus o batterio
che combatte proprio sul serio.
La sua più piccola ricerca
porta con gioia nell’emisfero
“cure ed effetti”
da provare su tanti soggetti
fino al trionfo della salute:
“ L’eterna via della salvezza
e della felicità spirituale”
Nostalgia
Chiudo gli occhi
e penso a te ovunque.
Vivo per te
in memoria dei bei ricordi
e dei tuoi insegnamenti.
Occhi malinconici
accennano lacrime
che scivolano tiepide sul viso
mentre fissano le tue foto.
Che nostalgia
del tuo amore bellissimo,
indenne e indissolubile,
ma il tempo fuggente e tiranno
impedisce il tuo ritorno
e ti sento ahimè, ancora più lontano.
Poi, l’emozione intramontabile del cuore
riavvicina me a te per sempre.
L’omo stanco der coronavirus
In principio, disse l’omo ero contento
d’ave’ un ritmo de vita più lento
poi giorno e giorno, daje e daje,
pulizzia de qua’, pulizzia de là,
aggiusta de qua, aggiusta de là,
la noia m’è venuta a trova’.
Sapete che co’ la clausura
ho capito quanno è preziosa
la libbertà de uscì de casa
pe’ qualunque cosa
e mo’ sbuffo su’ la portrona
perché nun finisce mai ‘ sto corona
che gira per monno
comme un vagabondo e gioca’ a nascondino
sparenno comme un mago “quer cretino”.
L’omo spiegò che er motivo de sta’ a casa era gajardo:
sarva’ un sacco de persone soprattutto, de la terza età
da quer bastardo e e co’ er bon comportamento
ogniduno de noi deve da collabora’.
Arcuni più iellati stanno in frontiera
a schiera mascherati che nun so’ sordati :
medici, infermieri, camionisti,
puro alimentaristi e farmacisti
sempre a lavora’ pe’ la nostra necessità;
sembra proprio la fine der monno morti, malati qua e là.
L’omo disse fra se’ e se’;
“Mo’ nun me lamento più, puro si’ so’ esaurito
doppo le pulizie pe’ svago magno
e chatto a tutte l’ore all’infinito
perché a la morte nun vojo penza.
Pe’ fini’ faccio puro er mi canto libbero dar barcone
perché a rivojo a mi’ libbertà
e ve prego in ginocchio:
“ State, comme me, a casa pe’ carità”.
Scrivere è …
Scrivere è … imprimere su ali di carta
le parole dettate dal cuore;
scrivere è … superare il dolore
che ci avvolge diventato poltiglia;
scrivere è … un messaggio cifrato
che naviga nella nostra vita in una bottiglia;
scrivere è … una foto a scatti
di momenti belli e brutti vissuti;
scrivere è … la traccia di un cammino;
scrivere è … un dialogo infinito,
così il sogno di far arrivare
ai posteri le parole al cuore,
è compiuto anche nel futuro.
IL MONDO DI PILLY
C’era una volta in una casetta di campagna una streghetta che si chiamava Pilly. Aveva una testa ovale, gli occhi nerissimi che brillavano come braci, aveva i capelli castani lisci e dritti come una pazza, aveva un viso lungo e magrissimo e continuamente imbronciato, aveva il naso ingobbato, la bocca sempre con il rossetto blu il suo colore preferito, aveva le gambe storte ed era vestita con gonne a ruota fino ai piedi per coprirle. In più lei era anche bassa e la chiamavano pure streghetta nana. Però, guai a dirle a Pilly che era una delle streghe più brutte del mondo. Il suo viso diventava rosso fuoco e subito andava a raccogliere le erbe che coltivava in campagna per fare i peggiori incantesimi e poverino chi capitava sotto le sue spietate grinfie. Lei aveva anche astutamente intrappolato con un filtro d’amore (a base di basilico, gardenia, geranio, margherita, orchidea, papavero, rosmarino, chiodo di garofano, lavanda e noce moscata) un falegname attraente di nome Tommy che le era venuto a fare i lavori a casa in cucina e l’aveva trasformato in suo marito e suo schiavo, lasciando senza parole la gente del suo tempo. Aveva però, un unico pregio la streghetta Pilly l’intelligenza perché aveva studiato molto alla Scuola di Magia Nera e Magia Bianca, ma era troppo amante del male come fosse impossessata dal demonio. Tutti i contadini in campagna suoi vicini che la incontravano sulla strada per recarsi in città la salutavano in questo modo: “Ciao bella Pilly” e lei si atteggiava contenta perché come una povera fessa tanto ci credeva a quelle finte parole. Un giorno però, accadde che Pilly era andata a chiedere le cipolle alla contadina Lelly a lei vicina e prima di bussare alla porta origliò e la sentì parlare con un’altra contadina Kelly che le diceva il suo vero parere: “E’ proprio stupida quella Pilly. Veramente, crede di essere bella? Avrà rotto il suo specchio a casa per non vedersi mai così non vede la realtà.” L’altra contadina le rispose: “Che problema c’è falla sognare a quella poveretta! Mi fa anche pena.”. Allora, Pilly non entrò più a casa di quella persona per chiederle le cipolle e decise di vendicarsi con l’ignara contadina e la sua amica di confidenze. Come? Cominciò di nascosto a gettare intrugli acidi sul suo campo di pomodori, cipolle ecc così restava senza cibo per lei e la sua famiglia. Poi bucò le ruote del trattore del marito della contadina per non far arare la terra e come se non bastasse, mise una corda fuori dall’uscio di casa della contadina Lelly che uscendo cascò a terra e si fratturò la gamba e i figli la dovettero accudire per lungo tempo. Anche alla sua amica contadina Kelly accaddero cose troppo strane: il suo cane venne avvelenato con delle polpette; il marito non fece più ritorno dalla città verso la campagna perché venne investito da ignote persone. In seguito, un sospetto venne alle contadine che vedevano la streghetta Pilly molto fredda nei loro confronti da un po’ di tempo, ma non volevano credere che arrivasse a fare dispetti o meglio cattiverie fino a quel punto. Infatti, le due contadine Lelly e Kelly stavano studiando un modo per mettere alla prova la streghetta e farla tradire nei suoi atteggiamenti, ma non era facile. La notte Pilly quando il marito Tommy si addormentava volava sulle case della campagna in forma di civetta per spiare il vicinato ignaro ma sospettoso che dietro quella civetta ci fosse sempre lei “la malvagia”. Un giorno le contadine ebbero l’idea di chiedere aiuto dal cielo al Signor Sole al quale chiesero di fare gli straordinari e di non far venire mai la Notte oscura delle tenebre così Pilly non le poteva spiare né a loro né agli altri. Il Signor Sole che aveva in antipatia Pilly accettò però, disse loro che al massimo poteva fare straordinari per 7 giorni poi, doveva far rientrare la Signora Notte altrimenti, tutte le persone del mondo avrebbero perso il proprio equilibrio della vita. La streghetta Pilly aspettò invano che per 7 giorni venisse la notte per fare la civetta spiona come le piaceva tanto. Nel frattempo, le contadine misero fuori la sua abitazione di Pilly spilli nascosti in mezzo all’erba così quando lei usciva di giorno le davano fastidio sotto le scarpe e poi, avvisarono anche il marito Tommy senza farsi vedere e gli chiesero, se con una scusa qualunque, le faceva bere un sonnifero fatto da loro in un pentolone a base di miscuglio con agrimonia, lavanda, menta piperita, rosmarino, sambuco, camomilla, tiglio, timo, valeriana e verbena uniti al sapore di fragola per camuffarlo e così lui fece. Pilly al suo risveglio si ritrovò il viso sul lato sinistro tatuato con un serpentello viscido come lei e si infuriò e bestemmiò con il marito che le disse che non sapeva come fosse successo, ma lei ugualmente, capì che qualcosa non quadrava. Come mai la Signora Notte non si faceva più vedere e c’era sempre il Signor Sole? Pilly allora, si fece un intruglio di erbe magiche con mentale alloro, legno di sandalo, loto, nocciolo, rua, seme di sedano e valeriana che bevve così le aumentò la sua potenza e la trasformò in una gigantesca Aquila Reale che le consentì di rubare il Sole rimpicciolito dal cielo per tenerlo nascosto nella sua abitazione. Ad un tratto ci fu l’oscurità delle tenebre ovunque, nel mondo. Ai contadini li trasformò tutti in animali: le donne le trasformò in volpi e gli uomini in castori e mischiò tutte le coppie in modo sballato escludendo il marito falegname che amava troppo anche se sapeva non essere da lui contraccambiata. Poi, a Pilly per riprendere la forma umana le bastava bagnarsi in acqua in cui aveva gettato foglie d’anice e alloro. Però, non seppe che per dispetto anche il Signor Sole aumentò la potenza dei suoi raggi e accecò Pilly che perse per sempre la vista e la sua malignità. I contadini di quel luogo vennero così liberati dall’incantesimo di Pilly e cominciarono ad essere felici ognuno con le proprie coppie. La streghetta venne lasciata sola alle sue sofferenze senza il marito per farle espiare le sue colpe. I contadini però, offrirono ospitalità al povero falegname Tommy che li aveva aiutati e che vicino a Pilly aveva perso il suo fascino che poi piano piano ritrovò. Il falegname ottenne la liberazione dalla fattura d’amore da parte di una fata buona che gli apparve in sogno con le erbe della forza e del coraggio a base di timo, borragine, alloro, iperico e garofano. Successivamente, da uomo libero e non più schiavo, conobbe la figlia di un contadino Ilenia che tornava dalla vicina città di Shungry dove era andata a studiare canto e pianoforte al Conservatorio. Poi il matrimonio con Pilly venne, a richiesta dello stesso Tommy, annullato dal prete perché estorto con l’inganno tramite una fattura d’amore. Pilly appresa la triste notizia si lasciò andare e morì punita senza nessuno accanto. Alla sua morte però, a sorpresa, lei per riscattarsi del male che aveva fatto si trasformò in una bellissima Dea del Bene in possesso di strumenti magici le cosiddette erbe della protezione esempio aglio, agrifoglio, alloro, aloe vera, ortensia, basilico, edera, betulla, mandragora, prezzemolo, melo cotogno, olivo, ortica, pino, salice, ecc. per migliorare il futuro del mondo che poteva già vedere nella sua sfera di cristallo. Il bene finalmente, anche se con fatica, trionfò sul male.
L’acqua e er foco
Prima de litiga’ l’acqua e er foco
erano veri amichi
poi un giorno l’acqua disse ar foco:
“Guarda che io so’ potente
e se vojo pure prepotente
perciò a’ spegnete ce metto ben poco.”
Er foco je rispose subbito:
“Nun hai tenuto conto der vento
che su di te, bella mia, c’ha er soppravvento
e m’a dirige in n’antra direzione.”
L’acqua je ridisse:
“Che te credi c’è sempre
er vigile der foco
che nun te darà più sfogo
così per quanto m’a riguarda
so’ contenta de pijarme ‘na rivincita
su de te che sei superbo”.
Er foco innervosito
stavorta repricò all’acqua:
“Mo’ abbasta se nun hai ancora finito
te chiudo pe’ sempre li rubbinetti de fiumi, canali e mari
e pe’ te saranno cavoli amari.
Ce semo intesi?
E vabbè allora, famo una tregua
Pe’ la vecchia amicizia che ce lega.”
Tratta dal mio libro di poesie edito da Aletti “Aspettando il sole di domani” e risultata vincitrice al secondo posto del Concorso letterario “IL FUOCO 2008” dell’Associazione Culturale “I GIARDINI DELL’ANIMA”.
Mamma
Mamma,
la prima parola dolce al mondo
di ogni bimbo giocondo;
Il primo viso che incroci nella vita
con uno sguardo di intesa infinita
e nasce quel legame inspiegabile
e già profondo.
Mamma,
“che donna” sempre presente
il fardello mai sente
di ogni suo figlio
inestimabile gioiello.
Mamma,
ahimè quando
non sei più quaggiù
si frantumano i cuori
concatenati d’amore
“madre e figlio”;
incredibilmente però “resiste”
su un bel giaciglio di nuvole
quel “legame indissolubile”
oltre ogni limite.
Mamma,
un abbraccio fortissimo,
da ogni figlio dolcissimo.
L’ALBERO DELLA FAMIGLIA
La Scuola Elementare “RAFFAELLO” del paese San Martinico era composta di tante classi, ma la più particolare era la classe Prima C per la sua forte curiosità sul tema della “famiglia”. La Prima C era una classe mista composta di 25 alunni di cui 15 femmine e 10 maschi di età compresa tra i 6 e i 7 anni. La domanda posta più frequentemente dagli alunni all’insegnante Matteo era sempre la stessa: “Come è iniziata la famiglia?. Il maestro apparentemente dapprima sempre in difficoltà , un giorno trovò un sistema semplice per far comprendere ai suoi alunni la nascita di una famiglia. Il maestro disse: “Sapete bambini se si pianta un semino nella terra nasce un albero che dà i suoi frutti (mela, pera, ecc.) e la stessa cosa è per la nascita della famiglia soltanto, che dobbiamo far incontrare due persone di sesso diverso, un uomo e una donna che tanto innamorati si abbracciano. Poi l’uomo offre i suoi semini alla donna che li pianta per fargli mettere le radici che da semi diventano bambini grandi come voi.” Adesso però, vi interrogo tutti: “Chi mi sa dire come si chiamano le due persone di sesso diverso nella famiglia che si amano?. I bambini tutti in coro risposero: “I genitori”. Il maestro Matteo fece un applauso ai suoi alunni così attenti e bravi poi, spiegò loro che i genitori sono la chioma dell’albero della famiglia mentre i loro figli sono le prime radici dello stesso albero che diventano più profonde, a mano a mano, che più persone di sesso diverso si incontrano e nascono altri figli. Ma non finisce qui, bambini dalle radici dell’albero della famiglia nascono i rami dello stesso albero, cioè, i familiari che non sono altro che parenti tra di loro (fratelli, sorelle, cugini, zii, nonni, ecc. che voi tutti già conoscete).L’albero della famiglia diventa allora, sempre più alto, ma non vive per sempre. Gianni, uno degli alunni più curiosi della classe, chiese al maestro: “Però, come si innaffia questo albero speciale?” . Il maestro prontamente rispose: “Gianni, l’affetto tra tutti i familiari è l’acqua piovana che nutre questo albero particolare, ma se all’improvviso finisce l’affetto, ahimè muore anche l’albero che vedrà spezzarsi uno ad uno i suoi importanti rami e poi, si seccherà completamente” Capito?. Una bambina Ludovica intervenne con un’altra domanda: “Maestro, se ognuno di noi, ha un albero della famiglia dove si piantano tutti questi alberi? Il maestro non si scoraggiò affatto, di questa strana domanda e le rispose. “Ludovica gli alberi della famiglia si piantano nel bosco della famiglia e si spera che crescano altissimi e formino belle foreste. Sappi che finché vive il bosco della famiglia regnerà sempre l’amore per la vita e per il prossimo”. Ludovica replicò: “Maestro allora, perché un giorno non organizziamo la gita con il pranzo al sacco al bosco della famiglia? Mi piacciono tanto i colori della natura ed arrampicarmi sugli alberi e credo che anche i miei compagni di classe ne sarebbero contenti di questa gita.” Il maestro Matteo rivelò allora, a tutti i suoi alunni che il bosco della famiglia aveva un segreto perché era un luogo incantato e invisibile. Soltanto, uno gnomo del bosco che si chiamava Piffy, che era di colore verde fosforescente, aveva il potere di rendere il bosco della famiglia visibile e far scendere a valle verso il paese, la cascata blu dei desideri, ma non era affatto facile incontrarlo. Infatti, lo gnomo Piffy appariva soltanto, due ore prima del tramonto, per raccogliere i frutti del bosco della famiglia per portarli ai suoi gnometti e sfamarli. Poi lui aveva il compito di spegnere gli incendi e potare i rami secchi degli alberi quando le persone non erano più in vita; cercava anche di far rinverdire i rami vivi che si stavano per seccare perché l’affetto tra le persone stava per finire. Piffy finito il suo duro lavoro, al calare del sole, doveva sbrigarsi ad andare sulla sua casa su un albero particolare di colore argento brillante di nome Gnommy. Infatti, lo gnomo, dopo una certa ora, diventava meno verde fosforescente perché gli diminuivano le forze necessarie per proseguire il lavoro e doveva perciò, assolutamente riposarsi per ricaricarsi e ricominciare il giorno successivo. Quando c’era lo gnomo Piffy, chi riusciva a vedere il bosco della famiglia si sentiva con l’animo sereno e chi vedeva la cascata blu dei desideri anche a valle del paese, doveva sbrigarsi ad esprimere i propri desideri validi solo per se’ stessi oppure per la propria famiglia, prima che la cascata sparisse all’improvviso. Piffy esaudiva tutti i desideri se riguardavano il tema della famiglia perché il suo scopo era salvare il bosco della famiglia per continuare a vivere là in quel luogo incantato con il suo importante lavoro che gli permetteva di sfamare i gnometti che vivaci lo seguivano ovunque. Gli gnometti, si arrampicavano scatenati da un albero all’altro e si tiravano tra di loro le piccole pietre dei sentieri. Inoltre, quanto si divertivano i gnometti a buttarsi secchi d’acqua presa dai fiumi o dai ruscelli e a giocare a nascondino in mezzo agli alberi tra di loro e con il papà Piffy che non riusciva ad essere severo con loro e sorrideva quando facevano troppo i buffoni. Piffy a volte, si disperava per cercare gli gnometti quando si nascondevano troppo bene nelle cavità degli alberi dove si facevano i dispetti. Insomma, per Piffy salvare il bosco della famiglia a tutti i costi, con tanta fatica, significava anche “creare una bella famiglia per tutti per farla sempre stare in armonia; il segreto per chiunque di un bel futuro”. Il maestro Matteo terminato di raccontare il segreto del bosco della famiglia disse a tutti i suoi alunni della classe Prima C: “Sono fiero di voi alunni così sensibili al tema della famiglia e vi assegno, proprio per questo, come compito a casa per la prossima volta IL DISEGNO DEL VOSTRO ALBERO DELLA FAMIGLIA e I DISEGNI DEL BOSCO DELLA FAMIGLIA E DELLO GNOMO PIFFY COSI’ COME VOI LI IMMAGINATE.” Poi vi avviso bambini che chiederò alla Preside di organizzare, a fine anno scolastico, la mostra con i vostri disegni sulla famiglia. Allora, gli alunni della classe Prima C si alzarono tutti insieme e fecero un lungo applauso al loro maestro Matteo che si commosse moltissimo. Poi, quasi a togliere dall’imbarazzo il maestro, la campanella suonò per avvisare che era finita per quel giorno quella lezione speciale con i suoi alunni molto curiosi e che felici si immaginavano già dentro al bosco della famiglia ad incontrare lo gnomo Piffy e a cercare la cascata blu dei desideri.