LA VALIGIA

Tutto, ora, mi sono ripresa.
Nella valigia che ho portato a casa tua
ho messo tutto:
Ho riposto le mie mani,
che ti accarezzavano desiderose.
Ho riposto la mia bocca,
che soffice si adagiava sulla tua.
Ho riposto i miei occhi,
che scrutavano la tua anima.
Ho riposto il mio cuore,
che hai mortificato più volte, indifferente.
Ho riposto il mio sorriso, i miei sguardi,
le mie risate, le mie lacrime, la mia gioia, la mia tristezza…

Tutto, ora, mi sono ripresa,
lasciandoti cassetti vuoti di me.
Altre mani, forse un giorno, accarezzeranno il mio volto,
altri occhi mi guarderanno
e riusciranno a vedermi,
altri sorrisi sorrideranno al mio cuore
e altri baci sfioreranno dolcemente le mie labbra.

Ecco vedi:
La mia valigia di nuovo, ora, è colma di me.


IL TUO MARE

Voglio essere io
quell’oceano tempestoso
di cui mi parlavi,
quelle onde inquiete
che il tuo cuore solleva,
surfista indomito
di un mare senza tempo.

Voglio essere io
quel sapore salmastro
che ogni oggetto
trattiene
come invisibile mantello,
di cui tutto il tuo corpo avvolge
mentre leggera sfioro
la tua pelle
ormai aspra.
Ma dolcezza infinita
prendo dalle mie mani incerte,
e ciò che arse
il mare impetuoso,
il vento, la pioggia
e il sole,
in morbido velo trasformerò
con vellutate dita.

Voglio essere io
quel sale appiccicoso,
che sulla tua pelle
bruna,
di sole dorata,
assaporo nei baci
rubati a labbra
che per lungo tempo
han gustato
soltanto il sale
di copiose lacrime tristi.

Voglio per te essere
il tutto e il niente,
la vastità infinita
di questo mare
che nessun confine
limita all’orizzonte,
potente come le sue onde infuriate
e pacato quando la quiete in esso
ha dimora.

Per Te, solo,
tutto questo sarò,
amore mio.


TEATRO

Lo stesso libro
mi hai dato fra le mani,
a ritroso ho sfogliato
le sue pagine.
Ho di nuovo sentito
l’odore di quei giorni di pietra,
e il grave peso del macigno
che incombeva impietoso.

Ognuno ha la sua storia,
ognuno il suo greve fardello da portare
e ognuno riconosce il proprio.

Eppure ti ho guardato,
incredula,
ho guardato nel profondo dei tuoi occhi chiari,
e pur sapendo che non potevi vedermi
al tempo stesso
ti supplicavo quello sguardo,
che troppo tardi è arrivato.

Rabbia e dolore
si sono allora abbracciati confusi,
e attoniti han volteggiato in un ballo
senza ritmo alcuno.

Invano ti ho guardato
affinchè il mio sguardo
attraversasse la tua pelle.
Invano ho sperato che mi
porgessi pagine di un’altra storia.

Tieni,
ti restituisco il libro,
in nessuno dei personaggi scritti
è il mio profilo tracciato.
Son io che scelgo adesso
la mia trama.

Non odio la tua paura,
non potrei mai odiarti,
ma disprezzerei me stessa,
se per una volta ancora,
mi lasciassi cullare
dalle onde lascive
di una speranza puttana.