Gerbere notturne.

E gli Amici più cari
vedon l’amaro
nelle righe di ieri
o, forse, distaccato sguardo
seppur con il fondo
di accanita speranza che
da sempre nutro a riguardo
della strana vita su questo pianeta.
Vero, ho scritto di un’alba
creata da un sole stanco e veloce
a ritirarsi e raggiungere altra meta
ma il rosa mai lo dimentico.
Non temano, già ho rivisto
cespugli di stelle,
gerbere notturne per ornare
i viali indaffarati del cielo cittadino.
Corolle lucenti che si toccano
ordinate da regole ancestrali.
Hanno voci squillanti, un misto
di attesa e stupore di bambino
ma soprattutto profumano
di ciò a cui nessuna ragione
mi farà smetter di pensare,
che il bene è superiore a
ogni forma temporanea di male.


A Te Libro che illumini la via.
A che pagina sei aperto, questa sera di nubi?
Ieri, mi sovviene nella mente, eri lieto
di star chiuso ma non per veto,
così per far comprender quanto sei prezioso.
Un passante ti ha aperto affranto
e i filari gli han lenito il paterno cuore.
Una anziana signora ha cercato Pascoli
e i gelsomini notturni le han ricordato il vecchio amore.
Poi hai chiuso gli occhi ma il lavoro era fatto.
Stasera non ci sono fuochi d’artificio o luna
di quasi Agosto, è sera feriale.
Stai aperto per dar conforto in fretta,
illumini fino all’angolo e speri ti dian retta.


 

 

Una porta sul fiume.
Ed ecco aprirsi una porta,
sul fiume dei ricordi
al di qua delle stelle minori.
Un fluire d’oro liquido brunito
da altrui memorie, comprese
quelle delle stelle e la mia, corta
per scelta di cancellare inezie,
trasformandole in eccentrici colori
oltrepassa la soglia.
Una costellazione un po’ sciupata
chiede d’essere messa nel verbale,
citando quando mi è apparsa
ridacchiando e io l’ho scambiata
per filosofia seria .
Qualche cometa prepotente
si immerge nel magmatico fiume,
mutandolo in energia pungente.
Lo scambio termina, improvviso
così com’è iniziato.
I miei ricordi sono di
nuovo ricolmi di galassie.