IL TARLO

 

Bussai,

la crosta superficiale si ruppe al primo colpo,

guardando dentro solo nero e un forte odore acre,

del tarlo nessuna traccia,

chissà se passò mai di quì.

Passai avanti senza soffermarmi oltre…

Bussai di nuovo, stessa storia.

Involucri vuoti.

Strati più o meno spessi di croste fatiscenti

che l’esperienza ha generato senza intaccare il nocciolo.

Croste imbellettate e profumate per coprirne il tanfo,

come appena usciti da uno spot pubblicitario

sono lì ad urlare la loro presenza,

perché altro non possono fare, perché altro non sanno fare. 

Urlare e vendersi.

 

Urlare e vendersi

e tanto più vengono notati

e tanto più la crosta si fa spessa,

lasciando un vuoto dentro

che non riuscirà più a sorreggere il peso del nulla

e allora si mostreranno per quello che sono:

involucri vuoti


Salice

 

Getto ombra, 

su di me e sul mio vicino

e delle mie lacrime son causa.


Argilla

 

Viva, quieta

Malleabile, solida

Informe, definita

Umida, arida.

Voi! …Piano…fate piano…attenti…

Le impronte, lasceranno il segno e con esso,

òneri e onori

di quello che

sono e sarò.