Poesie
IL TARLO
Bussai,
la crosta superficiale si ruppe al primo colpo,
guardando dentro solo nero e un forte odore acre,
del tarlo nessuna traccia,
chissà se passò mai di quì.
Passai avanti senza soffermarmi oltre…
Bussai di nuovo, stessa storia.
Involucri vuoti.
Strati più o meno spessi di croste fatiscenti
che l’esperienza ha generato senza intaccare il nocciolo.
Croste imbellettate e profumate per coprirne il tanfo,
come appena usciti da uno spot pubblicitario
sono lì ad urlare la loro presenza,
perché altro non possono fare, perché altro non sanno fare.
Urlare e vendersi.
Urlare e vendersi
e tanto più vengono notati
e tanto più la crosta si fa spessa,
lasciando un vuoto dentro
che non riuscirà più a sorreggere il peso del nulla
e allora si mostreranno per quello che sono:
involucri vuoti
Salice
Getto ombra,
su di me e sul mio vicino
e delle mie lacrime son causa.
Argilla
Viva, quieta
Malleabile, solida
Informe, definita
Umida, arida.
Voi! …Piano…fate piano…attenti…
Le impronte, lasceranno il segno e con esso,
òneri e onori
di quello che
sono e sarò.