SIGARETTE

Non ho scordato mai

le tue mani grandi.

Forse troppo forti,

forse troppo inabili

a regalar carezze.

Non ho mai sentito il tuo odore.

Tutto ciò che mi resta

sono sigarette,

dentro una macchina sigillata.

In me rimbombano ancora le grida,

ma non so davvero più

se fossero reali o dentro me.

Ti penso,

dopo tanti anni.

Faccio coriandoli dei tempi andati,

faccio scempio della parola ‘padre’,

del mio cognome.

Non importa se ora sei fragile.

Mi hai regalato la disillusione,

insegnandomi a non credere più in me,

mi hai regalato le ombre,

le inutili domande.

Scorporo la parola perdono,

cerco di capirne il senso.

Il mio perdono per te

dovrà lasciarti indifferente.

Dovrà aiutarti quando,

con le tue grandi mani,

asciugherai lacrime che non conosci.

Sarà la mia perenne assenza

ad insegnarti che cos’è un rimorso.


MOLE ANTONELLIANA

La tua punta,

è sempre stata troppo alta.

Troppo alta per me che temo il cielo.

Temo il cielo perché lo sento cattivo,

lo sento attirarmi a sé se lo guardo.

Ma tu,

sei da una vita la mia visione quotidiana.

Sei l’immagine che mi restituisce il respiro,

ogni volta in cui, varcando la soglia

ti trovo lì.

Imponente, potente.

Ti vedo cambiare colore

quando cambia il tempo.

Ti ho vista innevata,

ti ho vista sporca,

ti ho vista bagnata.

Conosco a memoria ogni piccola luce

che nella notte sfavilla tra le tue fessure.

Mi aggrappo a te,

affido a te le mie lacrime.

Ti prego,

insegnami a non avere più paura del vento.


Poesia

Io non so scrivere poesie.

Per me scrivere è una cura,

scrivere è un intimo aiuto.

Un aiuto che arriva inaspettato,

quando la parte più profonda di me

decide di farmi un regalo,

di alleggerirmi.

Non ho mai scritto a comando,

non sono brava a contare le battiture.

Una sola particolarità possiedo,

un talento soltanto:

andare fuori tema.

Le parole che dalle mie dita scivolano,

nella mia testa già esistono.

Forse non è possibile

dare a qualcosa di già esistente un senso,

pretendere di trasformare una medicina in qualcosa.

Spiaccico sul foglio parti di me,

la poesia vive in me

ed è troppo egoista tenerla in trappola,

come è troppo egoista trasformarla.

Così eccola qui.

Esattamente come nasce

e il giorno dopo muore.