QUEL DOLCE NON FAR NIENTE

Quel dolce non far niente in riva al mare

mentre il sol leone mi colorava il viso, dipingeva le rughe

appena accentuate, risvegliava pruriti mai sopiti,

all’ostentar della carne giovane e provocante.

A quell’ora del meriggio inoltrato, si respirava

la gioia, le voglie spensierate e l’allegria.

La massa era formata, per lo più, da grasse signore,

inguainate dentro goffi costumi…

di maglia trapuntata o di cotone a fiori,

per non svelar le gorde grazie ai raggi cocenti,

agli occhi giudicanti e indiscreti della gente.

Erano i tempi di un’economia florida, esplosa all’improvviso.

Tempi in cui c’era la voglia di una vita felliniana,

di fornicare, di chiudere gli occhi sulla morale

pur se predicata dalla chiesa e dal partito democratico.

Quel meriggio sulla spiaggia, c’erano più amanti che mogli,

mischiate tra loro… a ciarlar di verità e menzogne.

I gruppetti sparsi erano tanti, divisi tra uomini e donne.

Il ciarlare riempiva l’aria d’inutili chiacchiere, d’arditi sospiri,

di sguardi rubati agli occhi della gente pettegola,

gelosa dell’altrui fremiti… d’indecenti pensieri.

Nell’ora della siesta si formavano le coppie o riposavan,

tutt’insieme, un pò alticci, sotto alberi di grosso fusto

che dispensavano ombra e saggezza, ma di quest’ultima

erano pochi ad apprezzarne il senso.

Prima del tramonto poi, tutti in acqua a mostrar

abilità natatorie, a sfoggiar muscoli e pettorali scolpiti,

sulla carne soda, ambrata, e così ben forgiata…

dalla gioventù prorompente e goliardica.

E poi i giochi per il trastullo… Ai maschi più attempati

le bocce, per un piacevole passatempo…

e i tamburelli per le signore, più sportive ed esuberanti.

Ma la maratonina intorno alla scogliera, era un’esclusiva

dei giovani rampolli di vigoria in eccesso e di languidi

sospiri, che lanciavano alle giovani donzelle…

in bella mostra, con i loro cappellini di paglia,

di cui facevano sfoggio con malizia e finto pudore.

Volti acerbi, incipriati… maliziosi, già pronti

a ricevere baci e carezze audaci.

Quel quadro di campestre allegria, stimolò la mia fantasia,

in quel meriggio di piena estate, se pur in disparte

appartata, e con l’intento di godermi un classico

della letteratura scritto da una magnifica Emily Bronte.

Cosa che non feci, ma rimandai ad altra data,

per un imprevisto coinvolgimento, in quel dipinto di vita

che godetti, con sorprendente e leggiadra euforia.


 

MA COS’E’ QUESTO AMORE

Ma cos’è questo amore che sfida ogni regola

ogni umana decenza, senza neanche chiedere scusa.

Entra ed esce dalla mia vita, così senza vergogna,

come fosse tutto scontato, persino dovuto.

Assapora il sale delle mie lacrime, con sadica gioia,

poi mi lascia alla deriva di venti e maree…

Aspettando l’alba, inchiodata al timone, scoprirò

orizzonti, che non hanno fine… Dispersa nella nebbia,

in mezzo a navi fantasma, su fondali d’oceani

tappezzati di scorie radioattive, d’umana memoria,

ritroverò l’antica conoscenza, per continuare il viaggio.

Navigherò nel tuo cuore a vele spiegate…

Raggiungerò isole immaginarie, con te al mio fianco,

naufrago disperato, in cerca di quel IO disperso nell’universo.

Ma cos’è questo amore che non vuole accettare la resa…

e ti cerca, come se fossi una sorgente a cui dissetarsi,

la fiamma di un focolare da cui riscaldarsi, un letto

su cui riposare, questa carcassa di carne ed ossa,

ignorata persino dal tempo…

Navigherò ancora, in cerca delle bianche terre di sabbia dorata.

Ti ritroverò amante dalle lunghe ciglia, dal fuoco plasmate.

Darò un senso a questo amore folle, vituperato, e t’ammalierò

con le mie vellutate grazie, a cui non potrai più rinunciare…

a cui ti sentirai legato, come ad un ammasso d’argilla…

in cui forgerai le mie sembianze… ed io le tue.


 

QUELL’IMPOSSIBILE LATO DI TE

Quell’impossibile lato di te…

sprezzante, distaccato, indisponente,

m’intriga, mi rende vulnerabile,

m’intossica la vita.

Quell’impossibile bisogno della tua carne

tra le dita, mi sconvolge,

mi tormenta, mi rende cieca.

S’avventa su di me un’alba sanguigna,

e mi trascina verso la resa.

La sua frenesia mi rapisce,

mi rende avida di tormentati desideri.

Una forza distruttiva, m’annebbia i sensi,

quasi m’annulla, in un balletto d’antiche magie,

di sortilegi e incantesimi.

Grido nel vento l’impossibile amore

che mi tormenta e poi m’astraggo…

Nell’oblio trovo ristoro e lì mi nascondo,

per sfuggire al tuo incanto.

Quell’impossibile lato di te… m’appassiona,

mi rende schiava e padrona, mi trascina

in un vortice, di prelibate essenze,

di proibite carezze…

Di voglie addormentate che si riaprono alla vita,

senza ritegno.

Riscaldano la carne e la sciolgono,

come fosse cioccolata fusa.

Quell’impossibile lato di te… è un mistero

che non ha decenza.

E’ il mio sollazzo per l’anima in fiamme,

il mio purgatorio, nell’attesa del giudizio finale,

nell’attesa di espiare la mia colpa… in tuo nome.

Quell’impossibile lato di te… oscuro e perverso,

è la cura, per anime disperate, alla ricerca

d’emozioni dimenticate…

di cieli azzurri, ormai ingrigiti dal tempo

e dall’usura della vita.

Percorrere vorrei lo stesso sentiero…

calcare le tue orme,

provare a dare un senso a quest’amore,

così fragile, ma capace d’affrontare qualsiasi prova,

qualsiasi ostacolo, che si frapponga

tra te e l’universo… tra me e l’incoscienza.

Quell’impossibile lato di te…

ormai m’appartiene, non è più un mistero,

s’aggira nella mia mente e la fa sua.

Ho sentito la tua mano scavare…

nelle pieghe della mia anima, in cerca

di quell’emozione che ci tiene in vita.

Che ci alimenta…

In quell’impossibile lato di te,

adesso so con certezza, che ci sono io,

la stessa copia di te… e della tua pazza follia.