PENSIERO ASSILLANTE

E’ da tempo che ti guardo, o mamma,
e il mio cuore felice non è;
nel tuo viso legger si possono
i segni del tuo soffrir passato e presente,
che giorno dopo giorno la tua fronte solcano.

I tuoi silenziosi lamenti col vento si confondono,
che da Reventino, scendendo, fischia
tra i rami contorti degli antichi ulivi,
per perdersi, poi, nella grande valle
e ne dagli uomini, né da Dio, ascoltati sono.

Dai a me, o Signore, padrone dei Cieli infiniti,
della sua tristezza un po’,
e alleggerisci di mamma quel cuore,
che avanti, ormai, negli anni,
meritar non deve altro soffrir.


 

VENTICELLO DI PRIMAVERA

Fortunato colui che ti fu genitore,
perché conobbe il vero frutto dell’amore.

Fortunato colui che ti fu fratello,
perché della via “maestra”,indicasti l’imbocco più bello.

Fortunato colui che ti fu figlio,
perché del seme dell’onestà, hai seminato il meglio.

Fortunata colei che ti fu consorte,
perché conobbe “l’uomo”, dalla personalità forte.

Fortunato colui che ti fu amico,
perché gli tributasti amicizia, stile antico.

Fortunato colui che ti conobbe, semplicemente,
perché l’integrità della persona umana conobbe, solennemente.

Fortunato io…Tonio…che con fierezza ti fui zio,
perché ti facesti amare, non so se come fratello o figlio mio.

Ma come il venticello di primavera,
che delicatamente soffia sul prato di grano,
facendolo gioiosamente ondeggiar piano piano,
abbiamo sentito, Tonio…..la tua presenza
per una sola stagione…….poi la mancanza.

E Tu….Tu…nostro “Creatore Divino ”,
perché il venticello più bello dell’anno
lo fai spirare per così poco tempo ?
forse la gioia procura anche danno ?

Dal cielo una voce sottile e penetrante,
accompagnata da una dolce melodia di suoni,risponde :
“ Ogni giovane che muore,
il Ciel lo accoglie ;
per voi è un mistero,
ma così io decisi,
che i fiori più belli,
per non farli sciupare,
vengono anzitempo recisi ”.

Io caddi in ginocchio…un po’ meno triste,
quando una voce a me familiare,
di genuino amore si mise a parlare :

“ Zio…..zio….digli a mio padre
che i figli che crescono non baciano più i padri
e i padri non baciano più i figli che crescono,
perché il bacio avviene tramite la pupilla,
con più grande amore,
che è la strada più breve,
per il profondo del cuore ”.


 

LE TAPPE DELLA VITA

La vita è paragonabile ad una corsa,
inizia quando si esce,
della mamma,
dalla sua “borsa”.

La prima tappa è quando viene battezzato,
generalmente a sua insaputa,
vestito tutto bianco e immacolato,
non è mai successo che si rifiuta.

Il primo giorno di scuola, tutto sbigottito,
arriva ad un’altra tappa,
e se non opportunamente preparato,
lo assale una tristezza a mò di cappa.

Inizia a camminar tutto soletto,
quando si accorge tutto ad un tratto,
che i sessi sono due,
ma da uno solo è attratto.

Stuzzicando, stuzzicando,
arriva alla tappa che più lo aggrada,
quando, provando la prima mela,
si accorge che non ha bisogno del “viagra”.

Gioisce d’esser indipendente,
al suo primo lavoro che lo renderà nobile,
si da l’aria della persona adulta,
e incomincia a pensare all’automobile.

Per chi non vuol restar nel proprio nido,
credetemi in parola e con serietà,
necessariamente deve trovare,
della sua persona, l’altra metà.

Generalmente, arrivano i figli,
ed è un’altra tappa……, pigolando,
come piccioncini ,
ti fan vedere roseo tutto il mondo.

Qualcuno disse:
“la lingua non dice ciò che il cuore sente”,
ma è come svegliarti alla vita, da un lungo sonno,
il giorno in cui diventerai nonno.

Io non me ne sono accorto,
ma c’è chi lo dice con amarezza,
che l’andare in pensione ,
è una tristezza.

Sicuramente è gente che non sa pensare,
e quindi,
il tempo del raccolto,
non sa apprezzare.

Al “Creatore ”,
non sa , neanche essere grato,
per quella tappa,
a cui egli è arrivato.

Anche il << traguardo >>,
deve essere cosa gradita,
perché anche lui,
fa parte della vita.