Larghe ali

spanderei

Voluttuose

Veleggianti

Sulle bianche colline

Vestirei di rugiada

Dalla torre a valle

Sovente in su

Imbrigliando negli occhi

La luce dei tuoi

Nutrendo la mia fame

Dalla bocca tua ardente

Fiume inventerei

percorsi umidi

Sulla tua schiena

e brividi risalenti

Sin che discendo

per il sentiero impervio

Inerpicandomi

Là dove acque in tempesta

Non accennano

l’incendio

ad arginare

entro le segrete stanze

E danzano le ore

E il mondo non esiste

E il tempo non è tempo

E tu infinita

Ed io dentro di te


 

Stamattina l’universo

Ha infranto la sua legge

E risale

Una goccia di rugiada

La sua verde foglia

E, vinta, s’è adagiata

L’onda sul suo scoglio

Stamattina cammino

Sul cerulo pavimento

Incredulo rimiro in su la testa

Placido cullarsi, eterno

Il mare su sé stesso

E mescolarsi i venti

In una danza tribale

Stamattina Diana, ho visto

Baciare Apollo

E le stelle tutte far da testimoni

E le stagioni intrecciarsi

In un canto inaudito.

Stamattina ho visto te

Anelito di vita

Misteriosa, divina creatura

Motore immobile di ogni bellezza

Foriera di luce e di tenebra

Ho visto te

Che ogni fremito del mio labbro

Che ogni moto della mia penna

Cadono

Nel disperato desìo di disegnare


 

Lancia acuminata

Mi passasti il cuore

Scagliata dagli occhi

In un impeto fragoroso

Quanto silente

E sbocciò la rosa

Dalle cento spine

Riemerse dal petto

A dar sfoggio di sé

In un flebile luccichìo

Inebriante

Con le labbra forgiasti

Parole non dette

Nessuno udì la voce

Se non la mia bocca

Fremito impazzito

Di sete inesausta

E questo cuore mio trafitto

Ti portasti agli occhi

E ritrovasti, nel silenzio

La tua immagine

Riflessa