Maternità

…..all’improvviso, lo sguardo annoiato e già sazio del girovagare tra i banchi stipati di suppellettili odiose si fissava su un oggetto di incantevole bellezza.
Una Maternità le cui dimensioni erano tali da essere accolta in un lampo dagli occhi e dall’anima cui non era sfuggito un solo particolare nè la grazia che essa emanava.
Oggi la osservo:spicca regale ma sobria sul piccolo cassettone di legno biondo e la sua base, un ovale irregolare e schiacciato, si erge morbida a delineare il busto di una fanciulla dal manto blu- cobalto . Tra le sue pieghe, fluide e lucenti ma cupe,a tratti, dei bagliori di un mare notturno e inquietante, emerge la testa di una creatura bionda, fusa nel candore eburneo del collo su cui la madre ha sciolto ciocche di capelli.
Rivolgo lo sguardo al suo volto e sento, fissi su di me , i suoi occhi dalle orbite vuote; la linea sottile delle sue labbra si staglia, severa, nell’ovale perfetto: esprime la puerile coscienza di una maternità fatta saggia e adulta dalla rinuncia e perciò eterna.


 

A Giovanni

Lasciami parlare
Lasciati prendere per mano nel deserto dove i nostri morti sono creature vive e tenere
di un’unica memoria.
Germogli novelli
intristiti nella medesima corteccia
ispessita e ferma
in un dolore
sordo , uguale.
È una terra amica , l’avventura tra le sue zolle è foriera di pianto, ricca di immagini che il nostro occhio soltanto
può accarezzare.
Nel tuo sguardo cerco, fuggevole , la stessa pena, anche quella contratta , cristallizzata nel volto usuale che ci ha reso nemici.
Nemici… Ma come abbiamo mai potuto considerarci tali?
Ti guardo. In te: Francesco ,Alessandro , Maria Giulia , Filippo, Maria Viola.
Ricordi il Buddha?


 

N.3

Fin dai primi anni di vita, con l’affermarsi di una precoce femminilità , ho proiettato il mio futuro nella fertile sfera della maternità
Sogno di bambina finché accomodavo le bambole o i gatti nella carrozzina esercitando un’autorità già materna, desiderio ,poi, baluginante e confuso affiorante nella mia coscienza di tenera adolescente, volontà furiosa e consapevole di una giovane donna che inaugura l’iter coniugale e lo traduce nella realizzazione cieca e convulsa della maternità
Cacciata precocemente dalla salda stretta del l’abbraccio materno , ho colmato il vuoto, guidato lo smarrimento, cercato la felicità riempiendomi il ventre di carne
Cellule che, miracolosamente ,andavano assumendo sembianze umane e mostravano la grazia potente di piccole membra perfette, testoline rotonde e lanuginose reclinate su corpi in posizione fetale pronte a staccarsi dalla più quieta nicchia e a catapultare nel mio mondo la loro esistenza preziosa.
Ho amato queste creature prima del concepimento , programmato, immaginato il misterioso, preciso momento che mi rendeva madre; palpitato, vegliato,trepidato di ansia vigile e preoccupata per l’esito di un divenire che li consegnava alle mie braccia.
Li ho chiamati FIGLI, amati e tenuti su di me proprio come i cinque, acerbi frutti di un Buddha saggio e rubizzo, tenere propaggini emergenti dalla mia venerazione per la vita.