A uno, a uno

Le case Aler in fila
davanti alla facciata
rifatta di un palazzo del ’50.
Più in là una cisterna di solitudine,
un orto riparato da uno steccato.
Le nespole del fruttivendolo
emergono cariate
tra zucchine e peperoni.
Certe periferie si allungano
tra realtà e sogno.
Le ombre
giocano smarrite sui portoni
e le voci si aggrappano ai muri.
Un odore di benzina esce da qualche scantinato.
Le abitazioni sono fortezze
da demolire il giorno dopo.
Un campo marrone si scuote
nell’acqua. Si respira un’aria
di pericolo e quiete. I piccioni
hanno penne lacerate dalle intemperie.
La gru impassibile si oppone
al cielo intasato di nuvole. Questo infinito
esilio, non ha tinte particolari,
si allarga in tutte le direzioni, sprigiona
odore di cenere, aspetta, tra i confini,
i rari passanti per ingoiarli
a uno, a uno.


La riva opposta

Non arrenderti
al collage dei ricordi
di un vetro diurno
che somiglia a un eterno mattino.
Anch’io vorrei risentire
la lingua che parlavo
nel vento degli anni,
tra le pieghe della giovinezza,
in bocca il filo d’erba dell’incoscienza,
sulla riva opposta, il pensiero
dove approdano tutti e nessuno.


L’anatra

Lascia indietro la roccia e taglia
l’acqua in linea retta. La coda a punta
nella corrente per una lunghezza
misurabile. Il percorso breve.
Con indifferenza, le zampe palmate a nuoto
in una musica di orina, tenta
la traversata in solitaria, lieve quanto basta,
nella tenue nebbia della superficie.
Il mondo, secondo le stagioni,
è fatto di case
sedute sulla corda della riva,
temporali interi di terra umida,
un’agenda di foglie da leggere
con lo sguardo.
Fra le zolle opposte, scritture di radici,
da togliere la vista, l’occhio nero
dello scarico fognario.
L’anatra attraversa il fiume
come un’attrice. E’ calma,
abbassa a tratti la testa, nel riflesso
cieco che le somiglia. Spinge
l’acqua in un mulinello elastico,
fatto di forza senza pressione.
Le gocce contrarie, tutte in coro,
le scivolano sul petto e poi ai lati
come i grani di un rosario.
Nel tratto finale, cerca l’appoggio
nell’ombra mobile delle alghe.
Una volta a riva, scrolla le penne
allibite ai bordi . Aspetta.
Tra poco sarà il turno delle altre.