Il becchino insonne

Un tempo le famiglie benestanti erano solite seppellire i propri morti illustri nelle terresante, anche quando i defunti proprio santi in vita non erano stati. E spesso e volentieri santi non lo erano neppure da morti.

Però, chi decideva se un morto meritasse o meno la sepoltura in chiesa? Colui che apre tutte le porte… Ma che avete capito? Né San Pietro, né il Signore, ma quell’altro: il denaro. Eh, già! Perciò chi teneva i soldi era santo, chi no era un povero diavolo.

Un bel giorno, però, i posti in chiesa terminarono, sia per i santi che per i diavoli. Ma con i soldi si può sempre sfrattare qualcuno a discapito di qualcun altro. E i becchini questo lo sapevano molto bene.

«Allora», pensò uno di loro, «perchè togliere la speranza a una povera mamma, moglie o figlia? Facciamo finta che lo seppelliamo in terra consacrata, così ci esce qualcosa pure per noi, e quando Napoli dorme, ci carichiamo il fardello sulle spalle e lo portiamo dove sicuramente avrà tanta gente con cui parlare, di tutte le specie».

Fu così che una notte un becchino, tornato a casa dopo la traslazione coatta di un noto personaggio della Napoli che conta, vide apparirgli in sogno il suddetto defunto.

La cosa si ripeté per diverse settimane, finché il becchino non si decise ad ascoltare le sue ragioni: riportarlo in chiesa e sacrificare qualcun altro al posto suo.

Fu così che il becchino dormì finalmente sonni tranquilli, ma solo per qualche notte. Si sa, infatti, che le anime del Purgatorio tutto vedono e sentono.

Evidentemente la notizia del ricatto si era sparsa all’Altromondo, cosicché tutte le altre anime, traslate segretamente, fecero visita al povero becchino, tanto che ormai questi non distingueva più il sogno dalla realtà: se dormiva vedeva morti, se era sveglio li seppelliva. Andò avanti così, finché una notte non si trovò di fronte al proprio cadavere. Cercò di svegliarsi senza riuscirci. Fu allora che il suo primo persecutore gli si parò davanti agli occhi, dicendogli: «Ma che fai? Hai mai visto un morto che si seppellisce da solo?».

«Ma che dici?», replicò il becchino, «Non è vero! Non sono morto!».

«E invece sì, bello mio, pure i becchini muoiono, non lo sapevi?».

«Ma perché? Ho fatto tutto quello che mi avete chiesto e mi ricompensate così?», rispose quegli, in preda all’angoscia e all’incredulità.

Il persecutore, allora, sentenziò: «Non te lo immagini? Perché quando i tuoi compari torneranno qui e ti troveranno, capiranno che non si inganna la Morte, nè per soldi, nè per fame, nè per scherzo».