L’isola dei gabbiani

Oltre rupi arse e scogli lucenti

tra argini di orizzonti che non conosco

In un pezzo di terra che fa da confine al mare

dove arretrano eterni i gabbiani

tra sassi e sabbia a cercare dove vi lasciano i nidi

a corrermi avanti ed io a restare ferma

Dalla tua voce

a non sentire

ma a cercarne i tuoi sussulti

Dalle tue mani

a chiuderti i pugni

ma a cercarne le tue pieghe

Dai tuoi sorrisi

I denti bianchi

ma a volerne catturare la direzione

A non capire

a non volere

se non a cercare di donarti

dell’anima

I gorgoglii

E tu invece maestoso e solenne ti levavi.

solo per insegnarmi la malia dei ricordi.


 

Per mio padre

E se il sole muore

al cuore il suo dolore

fili d’acqua dentro un vento scuro

scaglie argentee irrompono in luci di colore

si fanno onde d’oro in variopinti azzurri

…e cala la notte e i palpiti sommessi

inno al cuore e al bruciato pianto

e sovrasta l’aurora

col suo rinnovato canto

il viandante muto

in un concerto lento

innalza un coro al cielo

e piovono parole

solo per amore


 

Spiare la luna a dare le spalle al sole

andare in mare aperto a non toccare più riva

raccogliere un fiore a sentirne le sue radici tremule

ma quante volte la luna inseguì il suo sole

e quante volte la sabbia si squagliò nel mare

e quante volte il fiore diede il suo frutto dalle sue radici

e quanto ancora il mare abbraccia il suo cielo nel suo eterno inchino

a suggerire sogni e canti sereni, a trasportare chiacchierii allegri della sera e delle stelle pettegole

ma ammiccanti

e nel sorriso dorato il mondo disperde affanni, cure e dolori, e si piega

al Cielo.