MADRE

 

E quindi il vento

e quindi dimmi

a me che son madre

ma che non so come fare.

Perchè non si impara,

nessuno sa insegnare

qual grave mestiere

è un bimbo allevare.

Generare,

per istinto naturale

e poi trovarsi a dover inventare.

Tu,

che sei già stata, madre,

dimmi allora come devo fare

a tenere il timone sicuro

quando il navigare diventa duro,

attraverso questo mare chiaro e scuro

incontro all’orizzonte del futuro,

a solida riva quindi approdare

e al mondo il mio frutto

infine donare

 


 

BES

 

Ora son stanca

Sorelle mie

stelle lucenti

 

Or son sfinita

dormite sereni

miei bimbi adorati

 

Or son confusa

di cielo la coltre

di fiume la nenia

 

Ora son smorta

risorgo alla vita

nel mio talamo

Bes.

 


 

 

IL TORMENTO

 

E’ nella mia mente,

è nascosta ma la sento.

Una scimmia, mi guarda sadica

la temo anche se non la vedo.

Mi rende debole

e dubbiosa.

Insicura mi espone, nuda e indifesa

ai morsi rabbiosi

di lupi mannari e cani randagi

che la mia fantasia mantiene fecondi

e libera sciolti

a dilaniar le mie carni

e le mie viscere contorte.

 

Ahi se potessi

armare il mio braccio

e forgiar la corazza

sconfiggere i mostri

dei miei giorni più bui.

 

Oh se trovassi, per ora e per sempre,

quel luogo segreto

in seno alla selva

ove stringere al petto

l’alce e l’antilope,

l’aquila e l’orso.

 


 

 

MI INDIGNO

 

Mi INDIGNO facilmente!

Per rispondere alla domanda che un giorno mi fece un mio vecchio collega.

Mi chiese durante una cena di lavoro, al termine di una giornata congressuale: “ma tu, non ti indigni mai?”

Non sapevo quale fosse il reale senso di quella domanda, ma mi venne fuori d’istinto questa risposta: “mi indignerò quando avrò qualche motivo per cui valga veramente la pena di indignarmi”.

Lui rimase un pò spiazzato, un pò deluso dalla mia risposta e mi lasciò cenare in pace.

Però, quella domanda mi rimase impressa, perchè con gli anni, crescendo e accumulando esperienze lavorative e private, sono arrivata al punto di indignarmi.

Ho iniziato ad indignarmi nel momento in cui i miei bambini hanno iniziato la loro vita scolastica: mi sono dovuta confrontare e scontrare con persone, genitori e con i loro modi di pensare e di educare i propri figli. Mi sono resa conto di quanto sia particolare la nostra generazione genitoriale, di quanto poco sappiamo trasmettere ai nostri figli, di quei valori e quei basilari concetti educativi che i nostri genitori ci hanno offerto e talvolta inculcato con la forza.

Valori quali il rispetto.

Rispetto.

Parto proprio da qui, perchè la mancanza di rispetto è il peggior nemico del vivere civile.

Istituzioni.

Rispetto per le istituzioni.

I miei genitori, e quelli delle generazioni antecedenti, ci insegnavano quanto fossero importanti il rispetto e la riconoscenza nei confronti di istituzioni fondamentali per il nostro benessere personale e civile: la scuola, e gli insegnanti, fondamentali per le nostre conoscenze e per la nostra cultura, senza la quale ci viene a mancare persino la libertà; la giustizia, e con essa il senso di protezione per noi stessi e per i nostri averi; il municipio, nella persona del sindaco, che garantivano il senso di decoro del paese dove abitavamo; la chiesa ed il sacerdote, per chi aveva sete di purezza di spirito e si consolava con l’idea di aver garantito l’ingresso al paradiso; ma anche per gli sposi che suggellavano la loro unione in abiti da cerimonia o per accompagnare nell’ultimo viaggio il caro trapassato; il medico e l’ospedale, a cui rivolgersi quasi con timore reverenziale, poichè da essi dipendeva la salute e la vita stessa.

Sacri luoghi e rappresentanti che mai ci saremmo sognati di insultare, o in qualche modo danneggiare, poichè per primi i nostri genitori ne difendevano l’indiscutibile valore. Non occorreva alcuna ricchezza o alcuna particolare posizione sociale per comprendere, difendere e diffondere tali basilari, elementari, fondamentali principi.

L’onestà, la responsabilità civile, la solidarietà, la correttezza, pilastri nella costruzione della personalità di una persona rispettosa e degna di rispetto.

 

Guardatevi intorno oggi. Guardate i bambini di oggi, i ragazzi di oggi, i nostri futuri dirigenti. Guardate le loro famiglie, le interazioni coi loro genitori. E’ un’indignazione quotidiana.

Li avete mai visti leggere qualcosa di diverso dalle “chat di wattsapp” o le “storie di instagram”? Quando ne vedo uno con un libro in mano, mi viene voglia di andare a chiedergli come si chiama e come mai mantiene una normale propensione alla cultura. In un mondo, quello attuale, dove la “cultura” la fanno i social network, garantendo un totale controllo delle menti umane e delle scelte personali che molti reputano libere, senza rendersi conto di quanto poco libero sia il mondo in cui oggi viviamo.

Libertà, che bella parola, che bel concetto.

Forse nessuno, in nessun tempo, è mai stato veramente libero. O meglio, pochi hanno avuto il coraggio di provarci ad essere liberi e hanno provato a rincorrere la libertà, ma molti, non solo non l’hanno trovata, ne hanno pagato inevitabili conseguenze.

Non penso che si possa vivere totalmente liberi. In un mondo civile, la libertà deve per forza scendere a compromessi con alcune regole, regole di convivenza civile. Altrimenti si finisce a vivere come Tarzan. Ed anche lui, a ben pensarci, qualche regola doveva per forza seguirla per evitare di finire in pasto alle belve della jungla.

Ma sto divagando.

I nostri figli, al tempo d’oggi, hanno perso il gusto e la voglia di giocare, di muoversi, di fare amicizia, di stare all’aria aperta. Passa tutto, ancora una volta, per gli strumenti informatici. Internet ci ha creato una gabbia, un recinto, ci ha messo a disposizione qualunque cosa che la nostra mente possa immaginare di desiderare, persino il sesso!

Nel pensare comune, internet passa come qualcosa di eccezionale, di imperdibile e di assolutamente necessario. Io, che mi oppongo a questo mondo, sono considerata retrograda e anti-progressista, perchè il presente ed il futuro sono immersi in questo oceano di bit.

Ma per tornare all’indignazione, io mi indigno, fortemente e con grande dolore, quando vedo o sento che i nostri figli non hanno più il senso del rispetto. E quando mi chiedo perchè sono così, mi sconvolgo a prendere coscienza della risposta: sono così perchè noi genitori li stiamo crescendo così.

Ci siamo completamente scordati di quando i bambini eravamo noi. Di quando sguazzavamo tra le pozzanghere, dopo la pioggia, con gli stivali di gomma e ci sporcavamo con il fango delle strade ancora non asfaltate. La mamma ci infilava nella vasca da bagno e ci lavava con l’asciugamanino che raschiava la pelle e non potevamo neanche lamentarci. Ci metteva il pigiama e i capelli si asciugavano davanti al caminetto. Quando ci veniva la febbre, sapeva già cosa fare: stare in casa, guai a stare “in mezzo alle correnti”, mangiare “in bianco” e fare impacchi di acqua fresca sulla fronte e nelle ascelle. Ogni mattina, prima della scuola, si andava a prendere il pane fresco per preparare la merenda di metà mattina.

Ora, abbiamo paura di tutto, abbiamo paura che i nostri figli si spezzino se fanno qualcosa, che si affattichino a portare pesi, che sia disdicevole che si alzino presto per prendere l’autobus per andare a scuola. Ci facciamo insultare se loro non sono come i loro compagni, se non hanno l’i-phone xs, se non hanno le hogan.

E se a scuola va male ed i professori ci convocano per i colloqui non siamo in grado di autocritica, ma siamo capaci di dire che è tutta colpa della scuola oppure “poverino, ma mio figlio ha un problema”!

Ai nostri tempi, se non sapevi leggere e scrivere, ti bocciavano in prima elementare: non c’erano i dislessici. Se non sapevano fare di conto, dovevano fare più esercizio, non erano discalculici. Se avevano una grafia incomprensibile, dovevano fare più compiti, non erano disgrafici.

Ora, se i ragazzi non vanno bene a scuola, hanno sicuramente qualche problema psicologico e devono andare in analisi.

Per fortuna, ai giorni nostri, le conoscenze e la maggiore attenzione alla psicologia dell’età evolutiva, ci permette di identificare questi problemi e trovare delle soluzioni. Ma, attenzione a non creare un alibi di fronte ad un reale problema. Se nostro figlio è discalculico questo non lo esime dal dover studiare. Se è dislessico, sarà aiutato con opportuni ausili, ma questo non lo esime dal comportarsi correttamente ed educatamente con i compagni e con i maestri.

E infine, ditemi… Chi non ha mai avuto problemi in gioventù, in infanzia e in età adulta? Chi? Io non ne conosco neanche uno!

Ma ci siamo dimenticati, come si fa coi problemi? Bisogna affrontarli! Non fare finta che non esistano o peggio ancora risolverli noi ai nostri figli.

Abbiamo perso la capacità di dire ai nostri figli che la vita è piena di inciampi e di problemi e gli dobbiamo dire che li deve affrontare e superare, come abbiamo fatto noi prima di loro! Non dobbiamo dire loro “poverino, ci penso io…” No! Non cresceranno mai!

E quando fanno qualcosa di sbagliato, dobbiamo incazzarci! Non dire loro “si sistemerà tutto”.

Si sistemerà quando loro capiranno che devono cominciare prima di tutto dal rispetto!

Quindi mi indigno perchè non siamo capaci e non stiamo facendo il bene dei nostri figli, stiamo solo provando ad evitare quei conflitti, che normalmente esistono tra genitori e figli e che servono a crescere gli uni e gli altri. Perchè ci fa male se loro ci mandano al diavolo perchè siamo arrabbiati e perchè vorremmo tutti dei figli prodigio, corretti, educati, eccezionali.

E se non li abbiamo non è solo perchè sono degli “incompresi”.

Ecco, ora mi sono veramente indignata!


 

IL GUARDIANO VOLANTE

 

C’è un luogo incantato a cui ho legato il cuore e l’anima.

Ch’è fatto di luci, di pioggia di stelle, di colori e suoni, di profumi ed emozioni.

E’ il luogo che amo di più a questo mondo, dove l’azzurro del mare incontra l’azzurro del cielo, laggiù all’infinito. Dove la terra, dura e tenera roccia, si lascia scavare dalle onde e dalle correnti. Dove il bianco si tinge di verde e svetta il solitario guardiano, unico signore della collina col suo intermittente e onnipresente bagliore.

C’è un posto speciale che non deve mai morire, che raccoglie storie d’amore passeggere e durature, giovani e mature, che ascolta le confidenze degli amici, le grida dei bambini a pesca e le risa  concitate dei bagnanti, che trovano i posti migliori per fare dei tuffi spettacolari.

E’ un incanto nelle sere d’inverno, quando il gelido vento di maestrale lo fa risuonare feroce, e pare che rabbrividendo muova le onde del mare tanto e forte, quasi a voler creare energia positiva, fino a cedere poi, esausto, e farsi coccolare dai raggi placidi della luna. E allora lo senti far le fusa e tornare tranquillo, mentre mille lucciole sembrano danzare sulla sua fluida pelliccia.

Che fascino nelle sere primaverili, quando il sole si attarda sull’orizzonte e la luce diventa rosea ed il crepuscolo regala giochi di luci e sfumature, che nessun pittore potrà riprodurre con uguale maestria.

In questo magico luogo, sul bordo della scogliera ho visto due amanti, in un tenero abbraccio.

Lui dietro, le mani intrecciate sul petto di lei, i piedi ciondolanti nel vuoto. Lei si tiene stretta in quell’abbraccio, sperando che non abbia mai fine, la testa poggiata alla spalla del suo uomo.

Guardano verso l’orizzonte, la superficie del mare lievemente increspata, riflette uno spicchio di luce tremolante e brillante, proveniente dal faro poco lontano.

Parlano piano, i loro visi si sfiorano. Respirano profumo di salsedine e alghe. Si raccontano sogni, speranze, tormenti.

La serata è ancora calda, sporadici brividi attraversano le loro membra e si stringono più forte.

Tenerezza è il sentimento predominante. Romanticismo il secondo  subito apparente. Complicità ed armonia si intrecciano, come le dita delle loro mani, in avvolgenti spire.

Si dondolano insieme. Piano. Avanti e indietro… come sul filo di un’altalena. Confidano alle stelle quanto il loro amore è grande, grande da riempire il mare. Luminoso da rischiarare la notte. Splendente da far impallidire la luna.

Un amore chiuso in catene, tenuto in ostaggio, al buio delle segrete dei loro cuori.

Amore che, per domani, sogna di volare libero, senza più veli, senza più eclissi.