Idillio

Una rosa rossa,
una notte a sfiorare stelle,
un bacio, poi due, poi mille, e l’arcobaleno che il mattino trova casa, nel brillare dei tuoi occhi.
Chiedi, e io resterò fino che tornerà la pioggia,
il sole, le stelle, gli aquiloni,
e tutto ciò che nasce, vola, muore e ritorna.


 

Neve

La neve, ora.
Lieve, fredda e dolce, la guardo mentre si posa.
Cammino piano, poi corro,
l’ascolto frusciare.
Sporgo la lingua,
per catturarla a fiocchi.
Quanti anni ho, ora?
Tutto così bianco, ancora da scoprire.
Tutto da inventare
Tutto da capo
Senza dolore
Senza paura


L’ora Legale – Diario semiserio di un Avvocato

“Buongiorno dottoressa, apre Lei, stamattina? Sì?” Ride, il poliziotto. Beato lui.
La dottoressa, cioè io, avrebbe qualcosa da dire, ma tace.
In effetti, non sono neppure le 8.00 e io sono già qui, davanti all’entrata del Palazzo di Giustizia, che
ovviamente è ancora chiusa. Non sono arrivata da sola: avvinghiata a me come un koala, mi ha fatto
compagnia fino a pochi secondi fa, prima di sparire una volta giunta a destinazione, la maledetta
paura di non arrivare in tempo per l’udienza delle 9.30. Un orario beffardo, né presto né tardi, che mi
costringe ogni volta, per non arrivare con il sistema nervoso a pezzi, a prendere un treno all’alba, fra
pendolari assonnati raggomitolati sui sedili.
La colpa è del koala volatilizzatosi poco fa, che sin dalla sera prima sibila: e se sopprimono il treno?
Se c’è un guasto sulla linea? Se lo perdi? Se non suona la sveglia?
È a quel punto che, dentro di me, si fa strada un bracconiere con mitragliatore automatico stile Rambo,
deciso a zittire quella bestiola del malaugurio, per poi puntare la sveglia del giorno dopo ad un orario
decente. In fondo, che cosa sono 40 minuti di treno, più dieci di auto per raggiungere la stazione e
altri dieci per parcheggiare? O 15, se non trovo posto subito. O 40 minuti di auto in tangenziale e 20
di metropolitana? E domani piove. Piove???? Ma il traffico andrà in tilt! E se diluvia salteranno le
linee!!!!
Per farla breve, mentre io consulto febbrilmente il meteo, il koala ha già strappato il mitragliatore
automatico dalle mani di Rambo ed in men che non si dica lo ha freddato senza pietà. Poi, puntando

l’arma letale verso di me, sibila mellifluo: “Tutto ok, tesoro, direi che ora nessuno ci può impedire
di salire sul treno delle 6.40, domattina. Sveglia alle 5.45. Notte, cara.”
Notte. Cara.
Mentre accenno un sorriso di circostanza al poliziotto che scherza sul mio tempo sprecato davanti ad
una porta che non si aprirà prima di mezz’ora, penso con rancore a quella bestiolina malefica, che
probabilmente – dopo avermi tolto il sonno – si starà godendo, su qualche alberello immaginario, il
meritato riposo.
Rambo, resisti. Sicuramente non sei morto. Se non resterò prigioniera nei corridoio della Corte
d’Appello e riuscirò a tornare a casa, ti rimetterò in piedi. E la prossima volta, venderemo cara la
pelle.
Io intanto, libera da quel marsupiale insopportabile, mi concedo cappuccio e brioche in un bar nei
dintorni del Tribunale, quelli che paiono fatti apposta per le pause nevrotiche degli avvocati.
Pochissimi tavolini, che seduti non c’è tempo e fa tanto “mi siedo perché non ho nulla da fare”, e un
lungo bancone.
Oggi è prestissimo, e pare strano vederlo così vuoto. Di solito il bancone è quasi invisibile tanti
sono i clienti che vi si affacciano, in un chiacchiericcio continuo, davanti a decine di tazze e tazzine,
piattini con avanzi di paste e brioche, bustine di zucchero sventrate di furia, con spargimento del
contenuto addosso al vicino, che si sposta infastidito.
Rigiro senza convinzione il cucchiaino nella tazza e non mi pare vero che il tempo scorra così lento,
proprio oggi.
Maledetto koala. Allo zoo ti porto. Allo zoo.