CINGUETTII DEL CUORE

 

Uno dei tanti pomeriggi senza nome.

Il cielo plumbeo minaccia tempesta.

Il vento non dà tregua alle chiome dei pini,là fuori!

In casa,muri eretti dividono vite,

barriere di silenzi segnano il tempo.

La mente viaggia:loro due,i miei figli!

Che tutti gli angeli del Cielo li proteggano,

e i demoni della Terra ne stiano lontani!

La mia preghiera quotidiana.

Impotenza ed inutilità mi accompagnano.

Dallo spicchio di vetro,sopra la tendina,

fuori, i rami del tiglio sono nervosi.

Il chiacchiericcio rumoroso di una giovane covata

dirada la solitudine.

Li vedo disegnare trame festose,intriganti, fra i rami.

Due, più vivaci, si chiamano

si sfiorano,si rincorrono;

spiccano il volo e ritornano sul ramo più lungo:

schegge di libertà!

Il dialogo di cinguettii prosegue;

dondolano sul ramo quali

“due elefanti si dondolavano sopra un filo di ragnatela”

di infantile memoria…

Il pomeriggio scuro ,dentro e fuori,

s’illumina di un bagliore di luce riflessa!

Cinguettìi del cuore.


ARIA D’ALTRI TEMPI

 

Primi anni cinquanta:aria di nuovi sogni

soffia e gonfia gli animi ovunque.

Nei quartieri affollati,dalle ferite ancora esposte,

nelle contrade,fra le colline del vigoroso Abruzzo,

le madri e le spose ancora piangono dentro gli scialli neri,in silenzio.

In alcune zone l’aria si sporca ancora di odi e vendette fratricide.

In un antico casolare di terra e paglia,

sulla sommità di una delle colline allineate,

fra la cornice del mare e il gigante di sassi,

l’alba di ogni nuovo giorno,spinge gli animi verso nuovi orizzonti.

Una bambina,la fronte spaziosa,divisa da una amorevole riga,

lascia penzolare due simpatiche trecce castane

sulle quali le poche estati hanno disegnato riflessi dorati.

Il fresco vestitino di Pasqua,in vita arricciato,

scende a balze sulle magre ginocchia.

In quel passo a saltello le libere gambette storte

mostrano i segni violacei del freddo inverno,vicino al camino.

Le braccia larghe,lontana da sguardi severi,

abbraccia il vento mite che le corre incontro,

in una liberatoria danza su quel prato di fine marzo,

prima di tornare a riempire la paginetta di incerte aste!

Il capo all’indietro,il viso e lo sguardo nell’azzurro,

le trecce beatamente dondolanti ,al dolce venticello!

Dalle labbra un’antica filastrocca:

“Fra’ Maartiiinoo,caampaanaarooo,suooni tuuu”

si sovrappone al vivace gorgoglìo del ruscello giù in basso,

felice anche lui di non essere più solo.

In due,e col mondo,a saziarci d’aria nuova,

a confonderci  in quella melodia segreta,

fatta di aria nuova,di verde,di speranza.D’incanto!


 

RIMPIANTI

 

Un’altra estate scivola via

fra cieli mattutini immacolati e dolci tramonti,

in questo scorcio di fine settembre.

Vigneti spogliati dei loro carichi dorati

e ulivi scolpiti dagli anni,

sentinelle pazienti dal tempo degli avi.

 

Dall’alto delle mie colline salutano

la striscia blu amaranto del mare,oggi più vicino.

Macchie argentee dei pescherecci punteggiano

l’enorme vasca blu.

Solo ieri, puntuale,l’attesa dell’estate!

Oggi un ricordo incolore, promessa mancata.

 

Non tornerà più quell’antica estate,

lunga,senza fine…

Bambini,ogni acquazzone ci sorprendeva

a piedi nudi!

Grida di gioia e spensieratezza

nella nostra improvvisata danza,

sotto lo scroscio rumoroso,

le trecce bagnate e i piedi nel fango!

 

Ora mi resta il sogno di un Cielo più amico,

che rompa questo cerchio del Nulla,

e mi regali una piccola stella d’agosto,

un’estate da incorniciare!

Controguerra,settembre 2014